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I pornopolitici

di Gianni Petrosillo - 26/01/2011

 


Credo abbia ragione Marcello Veneziani che ha intitolato il suo editoriale di domenica su Il Giornale “Dopo Priapo ci aspettano le mezzepippe”. 

Anzi direi, ancor più marcatamene, che esaurito l’effetto dell’erezione politico-chimica del mostro mitologico di Arcore arriverà l’impotenza senza rimedio dei cazzoni naturali (ma irrimediabilmente flosci) di cui è satura la scena parlamentare italiana. Basta guardarli in faccia questi svigoriti moralisti di destra e di sinistra, in preda, loro sì, alle turbe psichiche e alla stitichezza ideale, per intuire che l’unica parte ancora inturgidita del loro corpo è la materia cerebrale ridotta ad una foresta di pietra cinese. Costoro stanno già pensando all'ignobile ammucchiata che li vedrà attori pornografici del traghettamento istituzionale dall'era berlusconiana alla fase del servilismo cronico nei confronti dei salotti sfatti e pulciosi della Grande Finanza e Industria Decotta interna nonché delle forze esterne alla nazione di matrice anlobalizzata. Sarà un'orgia funebre nella quale si divertiranno solo loro, i cadaveri viventi che trascinano i vivi nella tomba. L’apprensione più grande va dunque al campo dove B. ha operato meglio cioè alla politica estera. Dopo una stagione, nemmeno tanto breve, di attivismo e di protagonismo economico e strategico che ci ha riportati al centro dell’arena mondiale rischiamo di essere nuovamente rilegati nel dimenticatoio della Storia. In quest’ambito  difatti potrebbe presto cambiare tutto, ovviamente in peggio. La direzione di marcia dell’Italia, nella incipiente fase multipolare, ha costituito il vulnus che ha messo B. sulla traiettoria di fuoco dell’opposizione e della sua stessa maggioranza, entrambe incitate - come abbiamo poi appreso dai cables degli ambasciatori americani a Roma, rivelati da Wikileaks - dall’Amministrazione USA che si serve di uomini e correnti di ogni schieramento,per indebolire i rapporti di amicizia tra il nostro Paese e la Russia del duo Putin-Medvedev.

Il progetto di gasdotto South Stream, joint venture tra Eni e Gazprom, ha fatto saltare gli obiettivi statunitensi veicolati dalla pipeline concorrente Nabucco il cui unico scopo è quello di impedire al Cremlino di affacciarsi, attraverso la mediazione italiana, sul Vecchio Continente dimostrando di essere un partner indispensabile oltreché affidabile.

Su questa tematica ci sarà a breve un vertice tra Germania, Francia e Italia che vogliono ora fare chiarezza sugli indirizzi della politica energetica ai più alti livelli decisionali europei. A Bruxelles si continua invece a sostenere il Nabucco nonostante le tre principali potenze di Eurolandia abbiamo fatto ingenti investimenti su progetti alternativi ed assolutamente non sovrapponibili a quelli sponsorizzati dall’UE. Come ho scritto altrove bisognerà capire se l’euroburocrazia potrà permettersi di disattendere del tutto le istanze dei suoi membri principali per imporre, senza condivisione e consenso unanime, le sue prerogative  autoreferenziali che al momento contrastano con gli interessi specifici di Berlino, Parigi e Roma.

Ma se B. dovesse effettivamente cadere, facendo posto ad un governo di transizione, ci sarebbe un problema in meno per la tecnocrazia europea che avrebbe, almeno nella Penisola, interlocutori meno riottosi e disponibili al dialogo mentre sull'altro versante Francia e Germania dovrebbero rassegnarsi a mitigare le proprie posizioni. Da qualche tempo, dietro ogni impedimento, concreto o potenziale, si vede sempre più spesso una manina d’oltre atlantico che agisce per limitare il raggio d’azione di quelle Potenze intenzionate a ridisegnare gli equilibri geopolitici del globo o almeno di quelli regionali di loro pertinenza. Gli schematismi del passato sono saltati ed ognuno batte la strada più confacente ai propri bisogni. Questo ovviamente non va bene alla iperpotenza Usa che non vuole rinunciare al suo ruolo di centro regolatore degli affari mondiali. A questo proposito voglio segnalarvi un episodio che può allargarci la mente sugli ultimi scandali che hanno travolto B. Pare che il presidente afghano Karzai sia stato attenzionato da una Cia-ombra (la notizia viene riportata dal Times e da La Grassa sotto il mio pezzo) che ha tentato in tutti i modi di screditarne l'immagine pubblica facendolo passare per un eroinomane corrotto e deprevato. Non mi sorprenderebbe per nulla se venisse fuori che un'altra sezione di queste barbe finte avesse condotto operazioni similari in Italia  con l'intento di far capitolare il Premier. Pensateci bene. Anche B. come Karzai viene ritenuto inaffidabile. Il Presidente del Consiglio si è messo troppe volte di traverso ai piani statunitensi sulla Georgia, sul Kosovo, sulla Bielorussia e, soprattutto sul gas. Niente di più facile che qualcuno stia pensando di sbarazzarsi di lui con gli stessi metodi riservati al Presidente afgano. Chi sta cavalcando l'ondata di moralismo anticav. si sta prestando ad una brutta strumentalizzazione che arrecherà danni a tutti noi. Per evitare ciò occorre scendere dai letti ed affrontare il dibattito nell'unico ring che preserva la nostra libertà decisionale, quello della politica. Tutto il resto ci rende preda delle perversioni e dei condizionamenti altrui. Saremo pure un Paese che in questo momento sconta parecchi problemi di performatività  e di penetrazione economica e  politica ma non fino al punto di autoevirarci. O no?