Dalla Tunisia all’Egitto
di Miguel Martinez - 26/01/2011
Causa lavoro, non posso permettermi approfondimenti in questo momento.
Segnalo solo l’importanza del buon esempio, in questo periodo. La Turchia di Erdogan, con la sua cortese determinazione, ha influito su tutto il Medio Oriente, indicando che esiste un’alternativa tra farsi mettere i piedi in testa e farsi saltare in aria (detto con tutto il rispetto per chi lo fa).
Un esempio che ha lasciato il segno in Libano, dove apprendiamo che anche la vecchia volpe che dirige i drusi si è schierato in questi giorni con la Resistenza.
Pare che in Tunisia, una buona parte del movimento degli studenti stia cercando di seguire l’esempio di Hezbollah – non in senso religioso, ma perché Hezbollah ha dimostrato come sia possibile collaborare con altre comunità per resistere: se la Tunisia non è segnata da marcate divisioni etniche, deve comunque mettere insieme islamisti, socialisti e liberali se non vuole che il cambiamento in corso vada a finire gattopardescamente.Tutti questi esempi cumulativi – Turchia, Hezbollah e Tunisia – giocano un ruolo importante nell’ispirare poi ciò che sta succedendo in queste ore in Egitto.
Si parla, nelle ultime concitate notizie, di due morti ad Alessandria e di un poliziotto ucciso al Cairo; e le proteste in questo momento sembra che si stiano diffondendo anche in molte altre città d’Egitto.
Una buona fonte da seguire, come ogni volta che il gioco si fa duro, è Baruda.
Assieme alla sempre coraggiosa Egyptian Chronicles.