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Di destra o di sinistra non importa, il bene comune pretende un altro discorso pubblico

di Gianni Petrosillo - 30/01/2011

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Dimettetevi tutti. Fatelo in fila indiana, alla spicciolata, in coppia, individualmente, fatelo come vi pare ma fatelo in fretta. Rompete le righe e tornatevene a casa, in fitta schiera o a gruppi sparuti, di nascosto o alla luce del sole, in ogni caso con la coda tra le gambe ed il capo chino per  la contrizione e il fallimento decennale.

Da un'ala all'altra dell'aula, da un estremo all'altro del Parlamento, svuotate l'emiciclo da “ritta a manca” o viceversa, dall'alto in basso se vi riesce meglio, trasversalmente o a zigazag  se volete, purché vi togliate rapidamente di torno, Governo e opposizione, fantomatici leaders e mezze calzette politicanti, parolai e sgrammaticati, demagoghi e retori, permissivisti e moralisti, becchini della Prima Repubblica e cadaveri viventi della seconda, gladiatori col culo degli altri e conservatori con le proprie chiappe, utopisti buonisti della domenica e realisti pessimisti di tutti i giorni. Mentre lorsignori si svuotano lo scroto e si dividono sulla decenza degli amplessi altrui, al popolo italiano le palle si gonfiano come mongolfiere o girano come trottole impazzite. Il dibattito politico finisce a puttane o al più resta limitato ai discorsi del cazzo. Pd e Pdl (e loro satelliti) rappresentano, da qualche decennio, due finti schieramenti che non si distinguono per le proposte, la mentalità ed i programmi finalizzati a trovare soluzioni, ripartire, uscire dalla crisi e ridare speranza al Paese. Essi preferiscono dividersi sulla condotta penale di B., giuridicamente e sessualmente parlando, e poi pretendono pure che agli altri venga la stessa rozza pulsione e il medesimo cattivo gusto voyeristico. Eravamo la patria della scienza politica e siamo diventati lo stabbiolo del gossip, abbiamo dato i natali a Machiavelli ma ci ispiriamo più che altro alla naturalizzata Cicciolina ed a tutti i suoi epigoni assiepati nell'Assemblea legislativa e nelle alte cariche dello Stato. Italia a luci rosse e fare spenti nella notte della Storia. Ormai si fanno esclusivamente ragionamenti a capocchia credendo che agli italiani possano davvero appassionare le infime argomentazioni o le elucubrazioni sulle parti basse dei suoi rappresentanti. Il sistema si regge su un solo uomo, divenuto la fissa (se si è di centro-destra) o la turba (se si è di centro-sinistra) di tutta la politica nostrana. Mai come in questa fase storica un Premier avrà il diritto di dire: Après moi, le déluge!! Ed è certamente così perché non esistono alternative concrete a B., come ha capito anche Ilvo Diamanti il quale sulle pagine de La Repubblica ha scritto che se il Cavaliere dovesse uscire all'improvviso di scena alle sue spalle si accatasterebbero montagne di macerie, tutto finirebbe per collassare all'istante o schizzerebbe in ogni direzione per mancanza di un centro gravitazionale. La nazione si spezzerebbe in tre tronconi col Pd arroccato nelle regioni centrali, il PdL in quelle meridionali e la Lega padrona del nord. Ma il processo disgregativo non si fermerebbe, si moltiplicherebbero i notabilati, le lobbies, le caste e gli odi tra corpi e settori sociali. Insomma, caos e gran bordello come nella recente profezia dell'Economist. E forse disastri collettivi simili a quelli in corso in Tunisia, Egitto, Albania. Nessuno ci aiuterà quando precipiteremo nel disordine, non lo faranno i nostri alleati atlantici e nemmeno quest'Europa burocratica senza spirito comunitario, anzi dall'estero non aspettano altro che spingerci più a fondo per eliminare un concorrente dimostratosi negli ultimi tempi  troppo smanioso di fare di testa propria. Bastona il can che annega diceva Mao ed anche il “mondo libero” quando serve sa fare tesoro delle pratiche comuniste. Per questo è necessario andare a votare, non è la soluzione per ogni male ma almeno le urne costringeranno gli esorcisti antiberlusconiani a concentrarsi sul rito elettorale pituttosto che sul Diavolo in persona di stanza a palazzo Chigi. Le elezioni serviranno  appunto a dimostrare che il Male è negli occhi di chi lo vede e che la gente non ha le stesse fisime mentali dei suoi delegati. Creare questo diversivo elettorale (in democrazia è brutto a dirsi ma utile a farsi) servirà a placare il clima d'impazzimento generale. Fermiamo i pazzi ha detto sapientemente Davide Giacalone su Libero: “Questa stagione deve finire. Contare sulla lungimiranza e sulla dignità degli astanti non è saggio, semmai sul loro (animale) spirito di sopravvivenza. Votiamo: i sinistri senza arte né parte torneranno ad avere il seggio per sfamarsi e sentirsi eleganti, i destri più fedeli saranno premiati, qualche “diverso” s’infilerà qui e là, ma sarà poi chiara l’inutilità di puntare subito ad una nuova crisi. Al mondo politico, dopo l’ennesimo lavacro elettorale, dopo il centesimo referendum su Berlusconi, sarà più chiaro il bivio: continuare l’andazzo debosciato e inconcludente della seconda Repubblica, finendo impalati con questa; oppure aprire la storia della terza, riformare le istituzioni e uscire di scena come se si fosse reso un servizio”. Giustissimo, a questo punto va bene anche un sorpasso alla cieca, una corsa ad occhi chiusi o un salto nel buio. Sarà sempre meglio di respirare quest'aria putrida che annebbia i pensieri o più efficace di questa agitazione nel pantano che sfianca senza dare risultati. Che si sia di destra o di sinistra non importa, chiunque voglia il bene dell'Italia dovrà pretendere un altro discorso pubblico, un'altra dialettica politica che non abbia come tesi gli organi genitali, come antitesi il moralismo e come sintesi la perversione statale e istituzionale. Andiamo a votare e rompiamo il circolo vizioso alimentato da questo puttanaio generale.