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Davos e i maggiordomi italiani

di Barbara Listinco - 30/01/2011


davositaly

A Davos il gotha dell'economia neoliberista si è riunito e ha usato parole preoccupate per quanto riguarda l'Italia e il suo governo. I vizi del Caimano sono incompatibili con le aspettative di “governance” che il capitalismo globale esige dai suoi servitori. L'infedele sta tradendo anche i poteri forti? Questo è già stato detto da molti.

Interessante, per gli studiosi della logica del capitalismo assoluto, il fatto che Berlusconi rappresenti una vera anomalia nel panorama odierno dei paesi occidentali, ma non nel senso voluto dai vari Flores d'Arcais che gli dedicano paragoni fuori luogo con Mussolini, quanto piuttosto nella prospettiva di una totale perdita di controllo del sistema capitalistico nel suo insieme.

I padroni dell'universo non possono tollerare che la verità si mostri in tutta la sua grottesca miseria. Per questo stanno già lavorando in cerca di burattini più affidabili.

Infatti «la Repubblica», che pure in prima pagina non ha buscato un rigo per le forti manifestazioni del 28 gennaio, ha invece richiamato un vasto lenzuolo di Walterloo Veltroni a pag. 35, un testo cui perdoniamo la prolissità per via della sua completezza: le parti del discorso c’erano tutte e nove. Nome, aggettivo, articolo, pronome, verbo (il più delle volte variabili) nonché preposizione, congiunzione, avverbio, interiezione (perlopiù invariabili). Una sola cosa malinconicamente non aveva: un concetto che fosse uno. Questa assenza non turberà di certo il clan di Davos, che i maggiordomi li vuole così: senza bunga bunga, “ma anche” senza idee.