Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Di aria cattiva ora si ammalano i giovani

Di aria cattiva ora si ammalano i giovani

di Valerio Varesi - 07/02/2011

Fonte: La Repubblica



L'allarme al convegno "Respirare Bologna": presto sarà la prima causa di morte. A febbraio polveri sottili sempre oltre i limiti. Dubbi sui rimedi: il blocco del traffico non basta


"Di aria cattiva ora si ammalano i giovani"

Gli effetti dell'inquinamento si leggono nelle statistiche cliniche del professor Alessandro Zanasi, pneumologo del Sant'Orsola e organizzatore ieri del convegno Respirare Bologna, un titolo che pare un'invocazione, alla luce dei dati delle centraline Arpa, al quarto giorno oltre la soglia di legge. "Quest'anno - dice il medico - abbiamo registrato un 20% in più di popolazione giovane tra i 20 e i 45 anni che ha fatto ricorso ai nostri ambulatori per problemi respiratori. Un fatto allarmante e nuovo, visto che poco tempo fa il problema riguardava solo gli anziani". È l'effetto del prolungato aerosol di veleni che ci riservano i luoghi della pianura padana tutto l'anno, specie in certe condizioni, come quella attuale: stasi atmosferica, inversione termica (più caldo a quote alte che in basso, con compressione degli inquinanti a terra) e costante immissione di smog da traffico, riscaldamento e industrie.

I numeri sono impietosi: il 31 gennaio a Porta San Felice c'erano 53 microgrammi di polveri sottili (pm 10), il giorno successivo 60, il 2 febbraio 70 e il 3 60. Quattro giorni di polveri oltre il limite consentito di 50 microgrammi nelle 24 ore. Dall'inizio di febbraio, le medie fuorilegge sono già 17 su un massimo di 35. In parole povere, abbiamo consumato metà del bonus in poco più di un mese. Non solo. Le previsioni atmosferiche prevedono stasi atmosferica fino al 10 e questo provocherà altre giornate di smog fuori limite.

Il risultato è che 50 pazienti al giorno chiedono aiuto agli pneumologi del Sant'Orsola. "Ma il dato più allarmante - riprende Zanasi - è che dopo le cure si ripresentano, dopo soli due mesi, per una riacutizzazione, quando la media, un po' di anni fa, era di sei mesi". Ai convegni come quello di ieri gli esperti prevedono che la "Bpco", che sta per broncopneumopatia cronico ostruttiva, sarà la prima causa di morte in Italia nel 2020, quando solo tra gli anni '80 e '90 era l'ottava. Ieri i medici si sono anche interrogati sul cosa fare per limitare la strage di polmoni. Tutti d'accordo sui provvedimenti strutturali, ma perplessi su quelli immediati ("se l'Emilia azzerasse il traffico le polveri calerebbero solo del 20% senza un piano di bacino padano" spiega Eriberto De Munari dell'Arpa). Per la maggioranza servono a poco i blocchi del traffico di un giorno, perché le polveri si formano per accumulo: fermare le auto quando c'è saturazione è chiudere la stalla a buoi fuggiti.

"Abbassare i picchi però serve - avverte Zanasi - e sono i picchi a produrre effetti acuti di patologie respiratorie".
Nel corso del convegno sono stati anche presentati un paio di studi riguardanti l'inquinamento. Il primo, curato dall'Arpa, dal Cnr e da ricercatori di numerose università italiane, si chiama "Supersito" e verterà su cinque stazioni di rilevamento, Parma per l'area occidentale, Bologna come grande centro urbano, San Pietro Capofiume quale area rurale, il Cimone come vetta dell'Appennino e Rimini in qualità di zona costiera. Il progetto studierà le fonti degli inquinanti valutando il valore del loro apporto. Il secondo studio, curato dalla Fisiopatologia respiratoria, dalla facoltà di Farmacia e dall'Asl, studierà in due anni i fattori di rischio da inquinamento e la loro prevenzione.