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Per un nuovo acromatismo rivoluzionario

di Gianluca Freda - 16/02/2011

 


 
 

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Attendiamo, con serena rassegnazione, qualche notizia in più sul sequel della “rivoluzione verde” in Iran. Al momento in cui scrivo, non si è ancora ben capito – tanto per cambiare – quanta parte delle notizie che arrivano sui nostri media “da Teheran” corrisponda al vero, quanta sia frutto di esagerazioni, quanta ancora sia pura invenzione e creazione dei cialtroneschi corrispondenti occidentali. Una categoria, quest'ultima, che le autorità iraniane dovrebbero imparare al più presto a neutralizzare, possibilmente con la massima durezza, riservando anche a loro qualche metro delle corde di canapa già utilizzate come degna cravatta per molti dei traditori della nazione che fomentarono e sostennero le rivolte nel 2009. Il pochissimo che si è visto finora in Tv e sul web lascia sperare che il governo dell'Iran riesca a resistere anche a questo secondo assalto del manipolo di guastatori finanziati da Soros e dalle ONG americane. I TG italiani hanno mostrato, col titolo altisonante di “rivolta a Teheran”, un paio di scazzottate sulla pubblica piazza dai fotogrammi saltellanti; dal solito Twitter arrivano fotografie con didascalie grottesche, che definiscono “caos nella capitale” l'immagine di un gruppo di persone assiepate su un marciapiede, le quali sembrerebbero in attesa del tram, più che di un glorioso e rivoluzionario rivolgimento democratico del destino. Vedremo. In ogni caso, l'esito di queste operazioni di rovesciamento dei governi per mezzo di masse di babbei accuratamente manipolate, non dipende, com'è ovvio, da ciò che i babbei possono fare o non fare. Dipende invece dalla capacità dei finanziatori e organizzatori delle kermesse di progettare una gestione politica alternativa, stringendo accordi con i poteri che contano davvero all'interno di una nazione: l'esercito, i servizi segreti, gli apparati finanziari e industriali, esattamente com'è avvenuto in Egitto. Per ora si ha comunque l'impressione assai netta che i media occidentali, come al solito, stiano cercando di aizzare e provocare la rivolta in Iran molto più di quanto cerchino di descriverla. Mohammad Reza Naghdi, comandante delle milizie Basij iraniane, sembra consapevole di quanto sta per accadere. Ha dichiarato: “Le agenzie d'intelligence occidentale stanno cercando una persona mentalmente disturbata che si dia fuoco a Teheran per scatenare eventi simili a quelli verificatisi in Egitto e in Tunisia. Ma sono loro i ritardati se credono che imitando azioni del genere possano emergere vittoriosi”. Gli auguro di avere ragione.