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L’amore libera

di Tino Di Cicco - 16/02/2011


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Ho sempre pensato che solo una donna libera, possa aiutare un uomo ad essere libero.

Ma libero da cosa ? Libero per cosa ?

L’uomo è più dipendente dalla donna, di quanto la donna lo sia dell’uomo; e questa naturale maggiore autonomia può essere spesa per realizzare il meglio di sé, oppure per servire quello che passa il mercato.

Se la donna sa guardare l’assoluto, orienta anche l’uomo a seguire l’assoluto ( Diotima insegnava a Socrate ); se invece si arrende al miraggio della felicità televisiva, incoraggia anche nell’uomo le soluzioni facili, “realistiche”, volgari.

 

Una donna libera esige una relazione vera; ma se la paura, il condizionamento, la violenza, l’ipocrisia, inducono una ragazza senza fiducia in sé a diventare merce-per-l’uomo, si danneggiano i sentimenti migliori di tutti.

Noi siamo, infatti, portatori del cielo e della terra; dentro noi c’è l’inferno e il paradiso; c’è il sogno purissimo e la bestialità più feroce : siamo tutti così. Tutti conosciamo tutto il bene e tutto il male.

 

Ma se realizzarsi significa portare alla realtà qualcosa di noi,  più è nobile il sentimento che dentro noi pretende strada verso la visibilità, verso la realtà, più è puro il nostro sguardo. E più è puro, non contaminato dai “valori” correnti il nostro rapporto col mondo, più sentiamo di essere nella verità. Non sappiamo perché è così, ma sentiamo che è così.

Molti provano a spiegarlo, ma sono quasi sempre spiegazioni interessate; che portano a rafforzare determinati punti di vista ( e centri di potere ). Noi  sentiamo che il passaggio dalla bestia all’angelo, può  attenuare  la centralità del piacere e del divertimento, ma nei nostri momenti migliori sappiamo anche che in questo modo alla nostra vita possono aprirsi gli orizzonti divini della gioia. E la gioia non è un miraggio etico-spirituale, ma l’esperienza più concreta a noi possibile , nonostante una ideologia senza apparente ideologia voglia  farci credere che solo la materia è reale.

Non bisogna indignarsi contro quei poveri uomini ai quali una deformazione congenita ha impedito in questa vita una esperienza più nobile. Sono animali  anche quando comandano ( o forse soprattutto quando comandano ).

Sono prigionieri del numero ( “la trappola delle trappole è la quantità” S.Weil Quaderno I), come se fosse il Dio dei cieli.

Non sanno che il Minotauro in noi si nutre solo di sesso, ed anche per questo era ob-sceno già migliaia di anni fa. In Grecia lo rinchiusero nel labirinto, perché una civiltà che cercava la purezza , non poteva metterlo sul trono.

Ma i greci di migliaia di anni fa conoscevano anche altro : col mito di Pigmalione sapevano che l’amore è un esercizio d’amore; non è un dato acquisito una volta per tutte. E se il caso, la grazia o altro, ci  hanno toccato nel profondo , noi possiamo  come Pigmalione, trasformare  una statua in una persona, e non , come il Minotauro, trasformare una persona in una cosa.

Non sanno quegli uomini che si specchiano nei loro servi per sentirsi potenti, che più cresce in noi la ricerca del potere, più troviamo il piacere, ma  perdiamo contatto con la gioia

Non sanno  quegli uomini che due amori sono meno, e non più  di un amore.

Ma da noi i  Mercanti comprano sesso, e lo chiamano partito dell’amore.