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Lettera dal profondo dei popoli (tunisino, egiziano e altri che si rivolteranno)

di Emanuele Montagna - 20/02/2011

Fonte: Faremondo


 

 

 

            Sappiamo di essere soli. In poche semplici parole lo scriviamo.

            Appena scendiamo in piazza siamo notati, le televisioni di tutto il mondo ci danno visibilità, ci dettano le parole d’ordine che dovremmo urlare (“democrazia”, “riforme”, “pane”, “libertà”...) mentre tutti gli altri apparati del Potere globale si mobilitano e ci indicano le loro vie, preparano la “transizione”, regolano i loro conti con le mani dentro le nostre tasche e, quel che è più grave, con i loro “valori” dentro le nostre teste. Tutti si occupano di noi e sembrano anche sensibili alle nostre emozioni e ai nostri sentimenti: ci hanno perfino dato i social network che stiamo usando per chiamarci in piazza e tenerci in contatto durante le manifestazioni.

            Eppure restiamo soli, in piazza. A centinaia di migliaia, a milioni (forse): soli. Ci sono i servizi segreti che tramano, gli scenari geo-politici che si muovono, le borse che scendono e rimbalzano, i dittatori che leggono il dettato in diretta televisiva, i sub-dittatori che si insediano al posto dei precedenti col “ci piace” della “comunità criminale internazionale”. E noi restiamo soli: sappiamo di esserlo e di essere destinati a restare in questa condizione.

            Soli in piazza, soli fuori dalla piazza. Soli a casa e al lavoro, soli al mercato e a scuola, nel traffico e in ospedale, nelle fogne e nei cimiteri dei vivi, su internet, in montagna e al mare. Non siamo su alcuna “agenda” importante, non c’è alcun movimento, partito, sindacato, organizzazione che stia con noi. Però vogliono tutti occuparsi di noi, vogliono da noi la delega e il voto. Senza mai stare con noi. Lo abbiamo capito. Si occupano dentro di noi.

            Per questo, intanto, non delegheremo più. Se faremo comitati, consigli, assemblee o circoli di strada, di quartiere, di paese, di città o di campagna, saremo rappresentati da persone in qualunque momento revocabili e sostituibili su decisione della rispettiva unità di base. E perché le riunioni possano farsi sempre quando serve, cioè tutti i giorni a parte le feste, la prima misura che prenderemo sarà la riduzione della giornata lavorativa su scala mondiale.

La politica senza politici di professione, cioè la politica fatta da tutti, richiede tempo per stare insieme, discutere e decidere: occorrerà lavorare meno.

            E siccome per discutere e decidere con avvedutezza e responsabilità serve anche conoscere gli argomenti di cui si parla, occorre prepararsi e studiare: quindi si lavorerà ancora meno.

            Sia chiaro: complessivamente non è vero che si sarà impegnati meno di adesso. Calerà di molto il lavoro ripetitivo, “manuale” o “intellettuale”. Crescerà il tempo dedicato alla politica, allo studio, ai viaggi di conoscenza, allo stare insieme agli altri, alla propria “famiglia”, alle feste, al gioco e alle arti.

            Se qualcuno ritiene questo programma impensabile e, di conseguenza, impossibile da fare, sappia una cosa: comunque si definisca, fa parte organica del Potere globale. Quindi, anche se è dentro di noi, non sta con noi.

            Noi non siamo popoli che vogliono liberarsi da questo Potere e mantenere soggiogato il pianeta, le specie vegetali e le altre specie animali. Ci consideriamo solo, come tutte le altre forme di vita, abitatori temporanei che possono “lasciare un segno” della loro presenza solo vivendo in armonia insieme a tutti i viventi. Non siamo il “centro” di niente, il nostro punto di vista non prevale su quello degli altri animali, noi non dominiamo la “Natura”. Siamo solo viventi che possono provare a riportare in equilibrio gli ecosistemi che per troppo tempo hanno perturbato e sconvolto attraverso le proprie azioni volte a creare il “sovrappiù”, a partire dall’agricoltura estensiva e dall’origine dello Stato.

            Se qualcuno ritiene questa visione impensabile o folle, fuori da una qualsiasi idea di vita umana sul pianeta, sappia un’altra cosa: comunque si definisca, fa non solo parte organica del Potere globale attuale, ma presta la propria vita e quella degli altri a pratiche di sfruttamento e dominio più antiche che sono state la base su cui si è formato storicamente questo Potere. Quindi, anche se si confonde dentro di noi, non sta con noi.

            Vedete quanta distanza dalle parole d’ordine che ci avete messo in bocca quando andiamo in piazza? Vedete perché siamo soli e soli resteremo?

            Non importa: potete anche non vederlo. Forse noi popoli del pianeta non abbiamo grandi possibilità di riportare la vita umana e quella delle altre specie alla situazione che corrisponda al nostro programma e alla nostra visione.

            Non importa: sappiate, in ogni caso, che resteremo soli, che vi riconosceremo quando vi nasconderete dentro di noi.

            Questo è il nostro primo passo.

            Qui finisce la nostra prima lettera.

 

 

(Le prossime Lettere dal profondo saranno pubblicate sul sito-rivista www.faremondo.org)