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USA. Via il deficit, via i diritti

di Massimo Frattin - 21/02/2011


Il governatore repubblicano del Wisconsin progetta tagli draconiani alla spesa pubblica, mirando a cancellare anche gli accordi sindacali. I cittadini protestano in massa, ma altri Stati conservatori si preparano ad adottare la stessa linea


Il risanamento dei deficit statali negli Usa diventa strumento per la distruzione dei diritti civili per occulti fini politici. Il baldo governatore del Wisconsin, Scott Walker, repubblicano, ha infatti stabilito che il buco di 137 milioni di dollari presente nel bilancio dello stato si può tappare ricorrendo a massicce riduzioni degli stipendi dei dipendenti pubblici, delle prestazioni sanitarie e degli accordi sindacali. Un cocktail che porterebbe non solo  a eliminare il disavanzo attuale, ma a contenere le previste esposizioni future, quantificate in circa tre miliardi e mezzo  di dollari.

La classica operazione a tavolino. Che pur di far quadrare i conti se ne infischia delle conseguenze a carico dei destinatari. I quali, però, non sono stati a guardare. Le manifestazioni di protesta si sono diffuse a macchia d’olio, con dipendenti pubblici per le strade (polizia esclusa, in quanto curiosamente risparmiata dai tagli) e scuole in sciopero da giorni. Bambini a casa e genitori alle prese con marce di protesta e/o baby sitting.

A conferire alla vicenda un taglio tragicomico giunge poi la “sparizione” dei senatori dell’opposizione. La manovra di Scott deve essere infatti approvata dal senato statale, dove i repubblicani sono in netta maggioranza – 19 a 14 – ma dove è necessario un quorum minimo di 20 votanti. Ebbene, nell’estremo tentativo di impedire l’applicazione delle misure proposte, i 14 senatori democratici hanno dato forfait in massa, non presentandosi alla votazione e letteralmente non dando alcuna notizia. E ora sono ricercati da pattuglie della polizia per quello che chiameremmo “abbandono di servizio pubblico”.

Scene kafkiane a parte,  gli osservatori statunitensi, dai giornalisti ai bloggers, non hanno impiegato molto ad individuare nell’azione di Scott, con la scusa della crisi economica,  una pretestuosa “caccia al sindacato”, che avrebbe una duplice funzione: da una lato ripagare i finanziatori della sua campagna elettorale, i magnati dell’industria Charles e David Koch da sempre contrari alle rappresentanze sindacali; dall’altro sferrare un colpo mortale al bacino elettorale dei democratici – che in Wisconsin ricomprende appunto i dipendenti pubblici e il mondo sindacale – privandolo di diritti e di fondi. A riprova di ciò, ci sarebbe infatti l’esclusione dai tagli per agenti di polizia e pompieri, che per lo più votano invece repubblicano.

Forse per questo si è mosso anche il presidente Obama, invitando il governatore a fare un passo indietro. Appello non solo inascoltato da Scott, ma, pare, anche da parecchi altri suoi colleghi, dal momento che l’iniziativa di Scott comincia a ottenere l’apprezzamento dei governi di altri stati che si ritrovano in condizioni simili a quella del Wisconsin, e tutti a guida repubblicana. In Ohio sono già cominciate le prime proteste di fronte alla possibilità che si percorra la strada del Wisconsin. E poi sono sotto osservazione Arizona, Florida, Indiana, Iowa, Michigan, New Hampshire, New Jersey e New Messico.

Non a caso Jeb Bush, il fratello dell’ex presidente, e il collega repubblicano Newt Gingrich hanno pubblicato un articolo a quattro mani sul LA Times in cui propongono di usare la bancarotta come metodo per risanare gli Stati, eliminando in una volta sola i debiti – anche verso il governo federale –  e i contratti pubblici, pensioni comprese. A sua volta il presidente della commissione Bilancio della Camera, il repubblicano Paul Ryan, non ha fatto mistero del progetto di «creare posti di lavoro nel settore privato attraverso una decisa riduzione delle spese», con interventi drastici sulla previdenza sociale, l’assistenza sanitaria e le relazioni sindacali. 

Dopo aver subìto la peggior crisi della storia a causa dei propri potentati bancari ed economici, ora i cittadini statunitensi rischiano di diventare carne da macello sul fronte delle battaglie politiche. E dal taglio dei redditi si passa alla cancellazione dei diritti sociali.