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Popperiani d'accatto

di Giacomo Gabellini - 24/02/2011


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La vigorosa fioritura di raggruppamenti sociali meglio noti come Organizzazioni Non Governative è un fenomeno centrale del nostro tempo, la cui comprensione è in grado di fornire strumenti piuttosto utili per formulare alcune specifiche previsioni sul futuro prossimo e sulla piega che prenderanno gli eventi che hanno scosso gran parte del mondo arabo e persiano.

In primo luogo è bene evidenziare il fatto che queste Organizzazioni Non Governative hanno inoppugnabilmente svolto un ruolo cruciale in tutti i svariati tentativi di rivoluzioni colorate, riuscite o meno, accaduti in questi ultimissimi anni, e le metodologie impiegate per fomentare dissidi in seno alle nazioni da sconvolgere politicamente e socialmente sono parse estremamente speculari tra loro. Il guru incontrastato di queste OGM è senz'altro il magnate statunitense George Soros, sedicente "filantropo" propugnatore di un modello di "società aperta" ("Open Society") saldamente ancorato alle linee guida tracciate a suo tempo dal filosofo austriaco Karl Popper. Nella sua opera magna - "La società aperta e i suoi nemici" - Popper distingue manicheamente i vari modelli di società a seconda del loro grado di "apertura" e "non apertura" (Popper evita di far ricorso al termine "chiusura"), divise alla radice da una profondissima, schmittiana inimicizia reciproca. La "società aperta" si basa sul ruolo centrale dell'individuo e sulle connotazioni fondamentali di cui è portatore, ovvero razionalità, discrezionalità, atomismo e mancanza totale di una globalità teleologica nell'agire del singolo. Ne consegue che una società che adempia a tali requisiti rifiuti in toto ogni forma di entità assolutizzante, di qualsiasi natura essa sia, che metta in scacco la centralità dell'individuo e delle caratteristiche ad esso legate. Il grado di apertura di una società è quindi dato dall'ampiezza del ventaglio di possibilità che quest'ultima è in grado di garantire al libero sviluppo dell'individuo, la cui combinazione atomistica con tutti gli altri singoli è teoricamente illimitata, del tutto priva di senso ed estranea alla progettazione e al conseguimento di qualsiasi finalità collettiva. Popper ritiene che l'incontro di tutti i singoli atomi darebbe luogo a una sinergia positiva, dalla quale scaturirebbe un sostanziale equilibrio sociale fatto di pesi e relativi contrappesi. Un modello di società di cui lo stesso Popper si fa, come era prevedibile, accanito sostenitore e promotore. Di contro a questo modello auspicato, Popper oppone quello "ostile alla società aperta", non chiuso ma molto spesso definito come "totalitario", ovvero edificato su una struttura fondata non sull’individuo ma sull'assoluto, la cui quint'essenza fatta di norme, leggi e compiti assegnati violerebbe


(anche qualora l'instaurazione di tale "assoluto" avvenga per libera scelta dei singoli) coercitivamente la libertà dell'individuo, e lo sottometterebbe a vincoli scaturiti non dalla sua volontà ma da qualche istituzione esterna. Una volta limitato il raggio delle possibilità realizzative dell'individuo, la società perderebbe la fondamentale connotazione di "apertura", e finirebbe per canalizzare ogni libero sviluppo individuale all'interno di specifici circuiti decisi "dal di fuori". Popper considera questo

singolo aspetto della società - presenza o assenza di "apertura" - come discriminante supremo, primo ed unico criterio di classificazione di ogni costrutto politico, sociale, economico e filosofico. Ne consegue che pensatori del calibro di Platone (considerato come "padre dell'oscurantismo"),Georg Wilhelm Hegel, Karl Marx ed Oswald Spengler finiscono per esser tacciati come "nemici della società aperta", rei di aver introdotto concetti etici, politici, sociologici ed economici non elaborati ad uso e consumo dell'individuo, cui non riconoscono quel tassativo ruolo centrale preteso dalla "società aperta". Destra e sinistra, progresso o reazione non vedono riconosciuto alcun peso ai fini della distinzione popperiana, che getta nel calderone equiparante dei "nemici della società aperta" marxisti, fascisti e socialdemocratici, e celebra l'"apertura" garantita dagli artifizi filosofici architettati tanto da anarco - individualisti reazionari alla Schopenauer quanto da illuministi estremi come il Marchese De Sade. Quella fondata sul culto dell'individuo e delle sue caratteristiche fondamentali è sicuramente una dottrina semplice, accattivante e facilmente somministrabile alle "masse", cosa di cui il popperiano George Soros è fermamente convinto. La mano del "filantropo" nella determinazione delle dinamiche eversive che hanno scosso numerosi paesi - appartenenti all'ex Unione Sovietica (Ucraina, Kirghizistan, Georgia) e non (Libano, Iran, Myanmar) - è stata riconoscibile proprio in forza del pesantissimo ruolo giocato in esse dai vari social network come Facebook e Twitter (massima espressione dell'individualismo) e dai media di massa (una miriade di canali radiofonici e televisivi) acquistati proprio da Organizzazioni Non Governative direttamente ("George Soros Open Society") o indirettamente ("Freedom House") riconducibili al magnate Goerge Soros, ben conscio del fatto che la mediatizzazione delle società comporta l'insinuarsi in seno ad esse di una forma mentis secondo cui "ripetizione" equivarrebbe a "dimostrazione". I messaggi inviati da questi media di massa sono incentrati proprio sui principi valorizzati da Popper, in cui l'individualismo oltranzista propugnato da mattina a sera non fa altro che esaltare le potenzialità del singolo e a fomentare un fastidio generalizzato verso tutto ciò che è regola e norma, considerati, proprio in chiave popperiana, meri vincoli atti ad impedire il pieno e libero dispiegamento della volontà individuale. Queste linee generali sono state assunte dai facinorosi sovversori aderenti alle Organizzazioni Non Governative ed adattate di volta in volta alle specificità presentate dai vari paesi entrati nel mirino. Paesi in cui la tensione dovuta ad esistenti attriti intestini legati a interessi in aperto conflitto tra loro è stata strumentalizzata a dovere e "vestita" con abiti in grado di esercitare grande seduzione tanto presso alcuni strati della popolazione interessata quanto presso la sedicente "comunità internazionale" (composta, come al solito, dai pochi soliti noti). In Iran furono i fantomatici brogli elettorali e il presunto ruolo subalterno ritagliato per la donna (caso Sakineh in primis) a fungere da cavalli di battaglia, mentre in Georgia e Ucraina dissoluzione e autoritarismo (i soliti "diritti umani" violati) delle classi dirigenti. In tal modo i vari Mir Hossein Mousavi, Mikheil Saakashvili e Viktor Yushenko poterono ottenere quel consenso necessario, in patria e dall'esterno, per capovolgere – o per tentare di farlo - la situazione a proprio favore.  E’ effettivamente possibile che qualcosa di simile sia avvenuto in Tunisia, con la rivoluzione prontamente ribattezzata “dei Gelsomini”, e in Egitto. E sempre dietro il presumibile plauso di George Soros.  Un vero "filantropo".