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Impotenti, e non solo nel sesso

di Alessio Mannino - 02/03/2011

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Il consumo di video porno su Internet sta abbassando drasticamente i livelli di desiderio erotico nelle relazioni reali. Con una perdita di vitalità che si riflette anche in altri ambiti della sfera individuale e collettiva


Se confrontata con il sanguigno ribellismo dei loro coetanei nordafricani, la vitalità dei ragazzi italiani appare drammaticamente bassa. Conoscendo i nostri polli, l’allevamento in batteria a cui fin da bambini sono sottoposti da televisione consumistica e politica postribolare è la causa del disimpegno e della deresponsabilizzazione che ne neutralizza alla radice ogni carica eversiva. La società in cui tutto ha un prezzo esige sudditi che non sentano il morso della fame ideale. Ma va ancora più in là: non vuole neppure che i futuri uomini e donne possiedano sensi abbastanza sviluppati per provare una qualsiasi fame. Eccetto quella, legata al benessere materiale eterodiretto dalla macchina produttiva, di cibo, vestiti e di tutta l’immonda massa di prodotti industriali che ci viene riversata addosso ogni santo giorno. Per questa roba, il mercato nostro signore e padrone ci obbliga ad essere bulimici. Per il resto, cioè per ciò che dovrebbe renderci vivi nel vero senso della parola, ci inducono, inconsciamente, senza che ce ne accorgiamo, a diventare anoressici. Letteralmente: malati.

Non è un modo di dire. La Società Medica di Andrologia e Medicina della Sessualità (Siams) ha presentato di recente ad un convegno di Abano Terme vicino Padova uno studio allarmante su un’abitudine sessuale che sta prendendo piede nella “web generation”, fra i giovanissimi nati nell’era di Internet. L’identikit, misurato per ora su un campione del modernissimo Veneto, è da incubo fantascientifico: il 41% dei ragazzi (contro una media nazionale del 29% delle ragazze) si abbuffano di video hard sul pc di casa, e quando si tratta di avere rapporti veri, reali con una donna, il desiderio si rivela debole o ha difficoltà a incanalarsi in forme di normale relazione affettiva e sessuale. In pratica, non gli tira. Si comincia a cliccare su siti porno a 14 anni (il 3,9% anche prima) almeno per un’ora e tre quarti al mese. Maturando via via un’assuefazione che fa cercare scene sempre più forti e fa stare davanti al computer sempre più ore. 

Secondo il presidente Carlo Foresta, direttore del Centro di crioconservazione dei gameti maschili dell’Azienda ospedaliera di Padova, questo comportamento compulsivo espone all’anoressia sessuale soprattutto nella classe d’età compresa fra i 20 e i 25 anni, in cui si ricorre al sesso virtuale attraverso la chat. Se reiterato, il vizietto può trasformarsi in patologia, cioè non si ha più voglia di fare, come si diceva una volta, l’amore. «Bruciando le tappe, i maschi analizzati esauriscono velocemente il propulsivo sessuale», spiega Foresta,  cosicché «la mancanza di un’adeguata educazione impedisce allo sviluppo dell’impulso di essere accompagnato da un’idonea maturazione cerebrale. Ecco perché, per esempio, i diciottenni da noi visitati nell’ultimo anno non hanno più cercato di avere rapporti sessuali. Preferiscono dedicarsi ad altro: sport, amici, hobby». 

Naturalmente stiamo parlando di una tendenza in atto, non di un fenomeno compiuto. Però la tendenza c’è. E, seppur in un campo parziale – ma fondamentale – com’è la sessualità, corrisponde alla logica alienante di tutto il nostro modo di vivere. Il cui modello ideale è l’individuo mediamente acculturato, pieno di pregiudizi, sedentarizzato mediante abuso massiccio di computer, tv e automobile, deprivato di un sufficiente contatto con la natura, sradicato da tradizioni e legami comunitari, reso anonimo, uno su milioni, ma illuso di essere unico e autodeterminato da un immaginario permissivo che gli fa sembrare tutto facile purché abbia abbastanza soldi per permetterselo. Quest’uomo ultramoderno, un subumano, ha una fisicità gracile, carente, tende al sovrappeso se non all’obesità, è subito stanco, non regge tensioni nervose prolungate, non sopporta la fatica e non ha spirito di sacrificio, di lotta, di affermazione. Non possiede, infatti, l’equilibrio di corpo e anima, presupposto imprescindibile di un essere umano sano. È uno s-quilibrato. E fatalmente, si fa le pippe su internet.