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Colpa di Eva

di Massimo Fini - 12/03/2011

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Non si sa per quale ragione, disturbo della psiche, perversione mentale sia venuto in testa al dispettoso Iddio la bizzarra idea di affiancare nel Paradiso Terrestre, infima enclave nell'immenso, asettico, sterile e perfetto Universo, ad Adamo, che ne era stato fino ad allora l'unico abitante, Eva. Eva la civetta, Eva la maliarda, Eva la lasciva, Eva la fedifraga, Eva la curiosa. Adamo, tontolone come tutti i maschi, si sarebbe accontentato di qualche partita fra Cherubini e Serafini e in Coppa dei Campioni (si chiamava ancora così) fra gli Angeli Superiori. Anche se, doveva ammetterlo, non erano molto divertenti perché quelli non facevano un fallo neanche a morire e comunque le partite dovevano finire sempre in parità perché il Supremo non voleva che qualcuno insuperbisse. La cosa era diventata più interessante quando il bellissimo e orgoglioso Lucifero, con un manipolo di Angeli ribelli, si era rivoltato contro il Dittatore ed era stato precipitato negli Inferi (“Meglio esser primi in Inferno che in Ciel servire”, Paradise Lost). Capitava allora che un paio di volte l'anno venissero su a giocare gli Angeli decaduti ed erano botte da orbi, fallacci, entrate col piede a martello e orribili bestemmie. E, anche con la squadra decimata per le espulsioni, riuscivano a vincere. Ma il Supremo, che faceva l'Arbitro, ribaltava a suo piacimento il risultato. Era o non era l'Onnipotente? Ma ad Adamo le cose andavano bene anche così. In fondo Dio lo lasciava libero di fare ciò che voleva. Gli aveva posto un unico divieto: non mangiare la mela di un certo albero. Ad Adamo le mele facevano schifo e in ogni caso non si sarebbe mai sognato di disubbidire a un ordine di Dio. Eva invece era inquieta, si annoiava, a lei le partite e in genere i giochi con la palla, oggetto dalla forma rotonda di cui non capiva l'utilità e l'impiego, non erano mai interessati, Adamo non le prestava molta attenzione (preferiva masturbarsi di nascosto, peccato veniale, tollerato, non essendo ancora prevista la procreazione), in quanto alla contemplazione, sia pur delle meraviglie del Paradiso Terrestre, non era affar suo. Venne il serpente e la tentò. In verità, per l'occasione, Lucifero aveva ripreso le forme del fascinoso ragazzo che era, decisamente maudit. “Resisto a tutto, tranne che a una tentazione” disse lei ridendo e con i bianchi dentini cominciò a sbocconcellare la mela. Ma è mai possibile, perdio, che con tutte le mele che c'erano in quel Giardino dovesse addentare proprio quella, la mela dell'Albero della Conoscenza? Adamo si precipitò da Dio e inginocchiandosi davanti a Lui chiese perdono. Ma il Supremo, che era un po' stronzo, non volle sentir ragioni. “Cosa fatta capo ha” disse e buttò i due fuori dal Paradiso Terrestre. Da lì, dalla conoscenza, sono iniziati tutti i nostri guai. L'uomo è l'unica bestia del Creato a essere lucidamente consapevole della propria morte. E il virus della conoscenza lo spinge verso una ricerca inesausta che non ha mai fine né senso. Scopre il neutrino e crede che sia la particella ultima della materia, senza rendersi conto che, come nel forziere di Paperone, dopo il neutrino si aprirà un'altra botola e poi un'altra ancora e così all'infinito. Ravana nel Dna illudendosi di arrivare alle origini della Vita e non ha introiettato nemmeno l'insegnamento di Eraclito, che la legge autenticamente ultima ci sfugge, è perennemente al di là e che man mano che cerchiamo di avvicinarla appare a una profondità che si fa sempre più lontana (“Tu non troverai i confini dell'anima, per quanto vada innanzi, tanto profonda è la sua ragione”). E così, per quel morso sciagurato di Eva, ci siamo condannati all'eterna infelicità.