Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La nostra epoca di inganno universale ha bisogno di George Orwell

La nostra epoca di inganno universale ha bisogno di George Orwell

di Paul Craig Roberts - 16/03/2011

 


 
 

orwell

 


 


Se la sorte ci facesse dono di un George Orwell del 21° secolo, egli potrebbe coniare una “neolingua” che contenga l’espressione “sostieni le truppe”. Magari la chiamerebbe “fraudolingua”? O riuscirebbe a essere più originale?

 

Di sicuro questa espressione merita un nome orwelliano. Una frase fatta pronta da tirar fuori ogni volta che inizia una guerra, il che porta a chiedersi quale sia stata la sua origine in termini di pubbliche relazioni. Chi avrebbe mai potuto rifiutare di sostenere le truppe, almeno finché non abbiamo appreso da Wikileaks e da Abu Ghraib dell’assassinio premeditato di civili e delle torture a danno di chiunque venisse catturato nel corso dei vari rastrellamenti? E tutto solo per divertirsi.

 

“Sostieni le truppe” ha avuto origine nel dipartimento di pubbliche relazioni del complesso militare e di sicurezza. “Sostieni le truppe” significa in realtà sostenere i profitti dell’industria degli armamenti e l’ideologia neoconservatrice dell’egemonia americana sul mondo.

 

“Sostieni le truppe” è un astuto slogan che spinge gli americani a chiudere un occhio sullo sfruttamento brutale dei nostri soldati e delle loro famiglie in nome del profitto e di un’ideologia perversa.

 

I nostri soldati e le loro famiglie stanno pagando le guerre neocon di Bush/Cheney/Obama con vite, membra, stress post-traumatici, suicidi, matrimoni distrutti, bambini senza più padre, mogli senza più marito e genitori senza più figli e figlie.

 

“Sostieni le truppe” è una delle truffe più crudeli della storia umana, eppure la stragrande maggioranza della popolazione ci è cascata. “La guerra è pace”.

 

Quando un popolo è così credulone, non c’è da stupirsi che si riesca a farlo marciare verso insostenibili guerre infinite basate su nient’altro che menzogne, inganni e invenzioni.

 

L’America produce un’infinita quantità di spunti per un eventuale nuovo Orwell. Immaginate cosa potrebbe scrivere un Orwell del recente discorso di Hillary sulla fede incrollabile dell’America nel diritto al dissenso e nel Primo Emendamento. Il veterano della CIA Ray McGovern ha girato le spalle a Hillary in segno di dissenso verso la politica dell’amministrazione Obama, che vuole costringere i server di internet a dare una mano a togliere di mezzo Wikileaks come fonte d’informazione. McGovern è stato trascinato fuori dalla sala e pestato a sangue, mentre Hillary continuava la sua predica sulla fede incrollabile dell’America nel dissenso e nella libertà d’informazione.

 

Solo un George Orwell può riuscire a cogliere un simile livello d’ipocrisia. “Il dissenso è sovversione”.

 

“Globalismo” è un’altra dottrina che avrebbe bisogno dell’illuminazione di Orwell. Il globalismo, del quale tutti i presidenti, a partire da Clinton, ci hanno raccontato che non possiamo fare a meno, arricchisce le corporazioni transnazionali e trasforma i lavoratori in schiavi, che non riescono più a guadagnare neppure quel tanto che basta per pagare le bollette. “La povertà è ricchezza”.

 

Le misure da stato di polizia che accompagnano la finta “guerra al terrore” espongono gli americani a insicurezza e pericoli ben maggiori di quelli che potrebbero concretarsi quand’anche i terroristi non fossero gli stessi funzionari dello stato. “La prigionia è libertà”.

 

Nel suo splendido libro La vita emotiva degli animali, Marc Bekoff descrive l’impatto devastante che il trovarsi prigionieri in piccole gabbie produce sugli animali. Il soldato americano Bradley Manning è stato tenuto prigioniero illegalmente in una gabbia anche più piccola per otto mesi, senza che si veda la fine di questa prigionia. Durante una conferenza stampa dell’11 marzo, un giornalista ha trovato il coraggio per chiedere al presidente Obama informazioni sulle condizioni di detenzione di Manning. Il grande e nobile presidente degli stati uniti ha replicato di aver domandato al Pentagono e di aver ricevuto rassicurazione che le condizioni detentive di Manning “sono appropriate e rispettose dei nostri standard basilari”. Solo un George Orwell riuscirebbe a rendere giustizia ad un presidente americano per il quale trattenere un soldato statunitense in condizioni peggiori di quelle che portano un animale in gabbia alla pazzia è una cosa “appropriata”.

 

Il governo USA, che è prodigo di guerre, prodigo di decurtazioni fiscali e di bailouts per i mega-ricchi, prodigo di poteri monopolistici senza limiti concessi a istituzioni finanziarie non regolamentate, incolpa della risultante crisi finanziaria le “concessioni” fatte ai poveri e i “diritti” spettanti agli anziani. Un inganno simile merita qualcosa di più di una denuncia. Invoca la nascita di un George Orwell del 21° secolo.

dal sito Globalresearch

traduzione di Gianluca Freda