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17 marzo? Sono italiane le tecnologie che ci permettono di fermare il nucleare

di Massimo De Maio - 17/03/2011

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Nel giorno dedicato all'Unità d'Italia, vogliamo celebrare il genio
italiano nel campo dell'energia: uomini e aziende che indicano, oggi
più che mai, al mondo intero le strade tecnologiche per uscire
dall'economia basata sulle fonti fossili e sul nucleare.
Tutto il mondo riconosce agli Italiani la capacità di pensare fuori
dagli schemi. Gli anglosassoni dicono "think out of the box", "pensare
fuori dalla scatola". È questa capacità che ci permette da decenni di
generare innovazione in tutti i campi, compreso quello dell'energia.
La ricerca in Italia può contare su risorse esigue rispetto agli
investimenti di altri paesi europei ed industrializzati. Eppure, il
numero di ricerche prodotte per ciascun ricercatore italiano è il più
alto d'Europa. E le ricerche degli Italiani sono le più citate da
altri studi. Non è un caso. È la natura degli Italiani.
Molte delle tecnologie che ci daranno l'energia del futuro sono state
ideate da Italiani. Eppure, pochi conoscono nomi, facce, aziende che
hanno scritto e sempre più scriveranno la storia dell'energia nel
mondo. E pochi sanno che le idee Italiane per il futuro dell'energia
sono già oggi sfruttate commercialmente da aziende straniere. È vero,
era Italiano anche colui che ha inventato il nucleare. È proprio vero.
Abbiamo inventato quasi tutto noi. Il peggio e il meglio.
Ma oggi, 17 marzo 2011, vogliamo dare voce all'Italia migliore. Quella
che ci permette di dire, molto più della paura per il disastro atomico
giapponese, "no, grazie" a tutti coloro, Governo e gruppi di potere
economico, che vogliono mettere il destino energetico della nostra
Nazione nelle mani dell'industria nucleare francese. Una industria di
stato, alla faccia del liberismo. Un "no, grazie" gioioso e illuminato
dalla creatività e dalla capacità di innovazione degli Italiani. Non è
la paura, ma la capacità di futuro che ci muove.
Giovanni Francia, con le sue intuizioni e sperimentazioni presso la
Stazione solare di S.Ilario, nell'arco di meno di vent'anni, richiamò
l'attenzione di tutto il mondo su Genova, che a metà degli anni
settanta poteva essere considerata "capitale mondiale del solare".
Progettò e costruì il primo impianto solare a concentrazione nel 1968.
Era capace di produrre 1MW di energia elettrica. Molti anni dopo, nel
1981, nel Sud della California la sua tecnologia fu  perfezionata in
un impianto da 354 MW.
Mario Palazzetti nel 1973 ideò presso il Centro Ricerche Fiat il primo
esempio di cogeneratore.
Utilizzava il motore di una 127, di 903 cm3, modificato per funzionare
a gas o biogas. Il motore azionava un alternatore di 15 kW che forniva
all'utenza l'energia elettrica.
Il calore generato dal motore, solitamente disperso mediante i gas di
scarico ed il corpo del motore stesso, veniva invece utilizzato per
scaldare l'acqua usata poi per il riscaldamento degli ambienti e per
usi sanitari. La accurata progettazione consentiva un recupero del 90%
della energia introdotta con il combustibile, e la sua modularità
consentiva la installazione di molteplici unità controllate
elettronicamente.
Molti anni dopo, è possibile acquistare cogeneratori non dalla FIAT,
ma da Volkswagen, Totyota e Mitsubishi.
I giovani ricercatori del Polo solare organico dell'Università Tor
Vergata di Roma, hanno avviato nel 2009 la fase di industrializzazione
di una nuova generazione di pannelli fotovoltaici senza silicio. Hanno
utilizzato il succo di mirtillo, perchè nel sottobosco quelle piante
hanno sviluppato più di altre la capacità di sfruttare la poca luce
del sole di cui dispongono. Lo hanno fatto con poche risorse e le
capacità di uno straordinario gruppo di giovani scienziati. Tutti
Italiani.
Mauro Mengoli, allevatore di Castenaso, alle porte di Bologna, ha
realizzato uno dei primi impianti capaci di ricavare metano da liquami
e scarti agroalimentari. Lo ha fatto quando ancora non c'erano
incentivi economici per le energie rinnovabili. Lo ha fatto da solo,
riprendendo e perfezionando tecnologie messe a punto da contadini
italiani negli anni 70.
Alessandro Cascini, ingegnere aeronautico che lavorava per Maserati e
Ferrari e che ora, con la sua MAC T , si è riconvertito alla
produzione di piccoli impianti eolici, alti tre metri e con l’elica in
legno lamellare, conformata come una piccola scultura. Alternativi
all'eolico impattante da 120 metri. Che uniscono design e tecnologia
nel miglior spirito del "made in Italy".
La Archimede Solar, del Gruppo Angelantoni, azienda attiva nel settore
dell'alta tecnologia, è l'unica al mondo che produce tubi per il
solare termodinamico a concentrazione. Lo fa su brevetto ENEA. Oggi è
partecipata dalla Siemens, che, mentre usciva dal progetto nucleare
EPR francese, ha scelto la tecnologia italiana per realizzare il
progetto Desertec: impianti solari nel deserto del Sahara.
L'elenco potrebbe continuare. Ma è inutile dilungarsi, il senso di
queste parole è uno solo: il nucleare è una tecnologia contraria agli
interessi dell'Italia sotto tutti i punti di vista.
Non si tratta solo di mettere in mani straniere il destino energetico
della Nazione, ma di fare una scelta di campo: essere terra di
conquista di gruppi economici multinazionali oppure svolgere un ruolo
di guida a livello internazionale per aiutare Francia, Giappone e
Germania ad uscire dal tunnel del nucleare.
Io scelgo l'Italia.