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L'esprit de l'escalier

di Gianluca Freda - 22/03/2011

   
   

I commenti odierni di Putin relativi all’attacco della coalizione USA-UE contro la Libia sono stati di una durezza che non ricordo di avere più ascoltato dai tempi della Guerra Fredda. Qualcosa inizia forse a diventare più chiaro sulla strategia perseguita dai russi nel contesto di questa crisi. Una strategia piuttosto cinica, in verità, e di incerta efficacia. Putin ha lasciato che l’ONU emanasse la sua risoluzione sulla no-fly-zone, ben sapendo che – come al solito – le stragi di civili non si sarebbero fatte attendere, come sempre avviene quando c’è di mezzo la barbarie dei bombardamenti americani. Putin sta sfruttando adesso l’emozione suscitata a livello internazionale da queste stragi per diversi obiettivi. Sul piano interno, pare che intenda sistemare una volta per tutte i conti con Medvedev, il quale è oggi apparso in forte difficoltà (in un’intervista rilasciata a Russia Today) nel sostenere le proprie posizioni.

Sul piano dei rapporti internazionali, pare voler incastrare gli USA in una situazione senza via d’uscita: se non portano a termine gli obiettivi delle operazioni in Libia (eliminare il regime di Gheddafi), perdono la faccia; ma se insistono a portarle a termine, rischiano d’impantanarsi in un un nuovo conflitto che li esporrà alle critiche dell’opinione pubblica interna e alla deplorazione internazionale di fronte ad ogni nuova strage di civili. Ed è difficile pensare che una perdurante situazione di stallo, con la conseguente necessità di un intervento di terra, con tutti i rischi e le vittime civili che da esso scaturirebbero, gioverebbe alla compattezza e al sostegno internazionale della coalizione.



Putin, appoggiato dalla sempre più atterrita Lega Araba, ha già chiesto una riunione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per valutare la situazione libica alla luce dei recenti sviluppi, che hanno visto gli USA in posizione di attori predominanti del conflitto, anziché di semplici coordinatori (beata ingenuità). Russia Today (potete vederla in diretta cliccando qui a lato) sta dedicando ampio spazio al conflitto libico, facendo ascoltare ai suoi spettatori opinioni dissenzienti e drasticamente antitetiche al trionfalismo legittimista dei media occidentali. Per sostenere la sua linea, pare che la Russia si sia dotata di una copertura mediatica internazionale in lingua inglese che, una volta tanto, ci consente di sentire una campana completamente diversa da quella consueta.

Qualche risultato è stato già ottenuto in tempi assai rapidi, visti i dubbi che iniziano a serpeggiare tra la Lega Araba e tra gli stessi alleati della coalizione. Proprio oggi, gli sguatteri del governo italiano, per bocca di Frattini, hanno minacciato di ritirare la concessione dell’uso delle basi militari italiane se il comando delle operazioni non verrà affidato alla Nato (cosa che sposterebbe a Napoli-Capodichino il  centro di coordinazione dell’azione bellica), suscitando la risentita reazione della Francia. I mal di pancia all’interno della coalizione degli aggressori iniziano in effetti a farsi sentire, proprio come Putin aveva probabilmente sperato, conferendo a tutta l’operazione un profilo sempre più incerto. Non è detto, comunque, che questi bizantinismi diplomatici giovino alla posizione di Putin o a quella della Russia; la quale è ora costretta a prodursi anch’essa in dichiarazioni sempre più minacciose e tracotanti che rischiano, se non troveranno un seguito in azioni di sostegno concreto alla Libia, di apparire come un rigurgito tardivo, l’esprit de l’escalier di una nazione impotente.