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Rossanda di vergogna

di Gianni Petrosillo - 23/03/2011


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La sinistra, quella istituzionale, quella pacifista, quella extraparlamentare, quella ultrasensoriale, nemica della violenza di classe, di razza, di genere, amica del povero, dell’oppresso e del depresso, è letteralmente esplosa di fronte alla guerra. Questa volta, contrariamente ai conflitti in Afghanistan e in Iraq, nessun tentennamento, nessun senso di colpa, nessuna riprovazione morale, nessuna divisione, nessun dubbio sull’intervento militare nei confronti di una nazione sovrana. La bomba può tingersi di rosso popolare e diventare la liberatrice degli angariati dalla tirannia e dal giogo della dittatura. Quando c’è un democratico insignito di un nobel per la pace alla Casa Bianca il bene si inerpica per strade poco battute ma ovunque esso vada, con qualsiasi mezzo si esprima, cerca solo di realizzare se stesso. Obama è il profeta di questo secolo di benevolenza, con lui Venere s’incrocia con Marte e tra amore e guerra non v’è più differenza. Se i libici non moriranno sotto i bombardamenti, li asfissieremo con i gas esilaranti della nostra bontà occidentale. Qualcuno, per la verità, ha tentato ancora di distinguersi dal coro unanime dei sinistri guerrafondai dei nostri giorni che si battono il petto per la democrazia mondiale. Valentino Parlato sul Manifesto è intervenuto con la sobrietà intellettuale che richiede la trattazione di argomenti come quelli di cui parliamo e con la giusta dose di realpolitik che permette ancora di mostrarsi lucidi contro le certezze del clima ideologico dominante. Ma l’ex direttore del quotidiano comunista si è trovato sulla strada un’altra pasionaria che nella sua vita non ne ha azzeccata una. Rossana Rossanda è entrata in polemica col suo giornale perché, secondo lei, occorre offrire a questo popolo un aiuto. La Rossanda dà per scontato, evitando di fare qualsiasi sforzo logico, che la gente stia dalla parte degli insorti. Eppure le menzogne con le quali la coalizione ha costruito questo conflitto sono venute lentamente a galla, dalle finte fosse comuni ai falsi raid sui civili da parte del regime libico. Ma se non c’è più sordo di chi non vuol sentire non c’è più cieco di chi non vuol vedere. E lei pur non vedendo interpreta, pur non pensando consiglia, pur non capendo raccomanda. Si sente solidale con le forze che cercano di liberarsi da Gheddafi, cioè con le tribù ed i monarchici che sventolano le bandiere di Re Idris. Da comunista a lealista, un bel salto di qualità verso la modernità e l’emancipazione sociale. Ma la signora non è nuova a queste intuizioni geniali, è la stessa che condivise idealmente le barricate dove salì lo smantellatore sindacale polacco Lech Wałęsa, definito da costei il nuovo Lenin e la sua rivoluzione antisovietica un altro ’17. E poi stessa valutazione con Gorbaciov, glasnost e perestrojka. Non finì proprio come la scrittrice prevedeva, Walesa si dimostrò un burattino nelle mani degli americani e Gorbaciov toccò il culmine della sua carriera quando si prestò alla sponsorizzazione della Pizza Hut. Oggi la donna engagé continua dall’alto della sua esperienza a spiegarci come va il mondo nonostante le sue brutte figure non si contino più. Ci vorrebbe più pudore, cara Rossana di vergogna.