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Le minoranze etniche nel conflitto libico

di Vitalij Trofimov - 18/04/2011




Le minoranze etniche nel conflitto libico


I Tuareg sostengono Gheddafi, mentre gli Amazigh stanno con gli oppositori.

Gli interessi dei Tuareg sono sempre stati nel sud— a differenza della gente amazigh, che ha studiato in Europa e ha costantemente coordinato i propri sforzi con Parigi. E’ per questo che il passaggio con Gheddafi era abbastanza logico. Non è comunque chiaro quanto efficiente sarà la contro azione delle «selvagge divisioni dei Tuareg» contro la «guerriglia urbana» degli Amazigh, specialmente essendo stati privati del supporto dell’aviazione libica. I Tuareg hanno comunque la superiorità numerica ed una gerarchia sociale meglio definita — che potrebbe tornare utile non solo durante la guerra, ma anche per il supporto politico — e che gioca a favore di Gheddafi.


L’insurrezione in Libia ed il bombardamento della NATO ha messo in risalto l’eterogeneità della società libica. Sin dal colpo di stato militare del 1969 la Libia non ha mai cercato di porre in essere il suo progetto nazionale — è per questo che la diversità etnica del paese è rimasta invariata ed i gruppi etnici hanno deciso di inseguire i loro interessi nel conflitto: alcuni dei quali stanno dalla parte dei lealisti, gli altri hanno deciso di unirsi all’opposizione, cercando i propri profitti.

Il gruppo etnico Toubou — gente di grande resistenza — si è dimostrato essere l’etnia meno attiva. Le tribù semi-nomadi — abitanti delle regioni desertiche sud-orientali del paese allevatori di vacche, raccoglitori e contadini — sono sempre rimasti estranei a qualsiasi conquista conquista. Né egiziani, né nomadi berberi, né bizantini, né arabi sono intervenuti contro queste etnie negroidi dal ritmo di vita misurato, e non hanno mai provato ad imporre loro la civilizzazione o abituare i Toubou alla tecnologia. Nonostante il fatto che i loro compagni cadiani stanno partecipando attivamente nella vita politica del paese ed alcuni leader toubou sono anche stati presidenti del Ciad, i libici semi-nomadi hanno sempre evitato le battaglie politiche libiche. Il conflitto libico contemporaneo non ha interessato nemmeno le etnie negroidi.

Questo, però, non può essere detto dei berberi, che hanno partecipato attivamente alla guerra civile libica. Lo stile di vita tradizionale è molto diffusa fra loro, così come lo sono le connessioni familiari delle tribù e le faide sanguinose — tutto questo ha reso terreno fertile alla partecipazione dei berberi nelle guerre.

Il problema berbero ed il suo pretesto europeo per i paesi magrebini

I berberi — rappresentati da dozzine di gruppi etnici presenti in Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Niger, Mali ed Egitto — sono la popolazione nativa dei paesi del Nord Africa. Ci sono grandi comunità berbere anche in Francia, Spagna e Olanda.

Nonostante le lingue diverse — che sono generalmente legate alle lingue semitiche — in senso razziale i berberi sono associati al gruppo sud caucasico. Le conquiste arabe nel Maghreb hanno modificato appena i tratti razziali dell’area, ma hanno influenzato in maniera considerevole la cultura delle popolazioni native. Attraverso l’ottavo secolo la forza dei conquistatori arabi ha reso possibile solamente la conquista del 2% della popolazione africana della costa mediterranea, anche se una diffusione attiva del Islam ed un tipo di vita stabile tra i pagani causò subito la diffusione dell’identità arabo-musulmana tra la popolazione. Tutt’ora possiamo sentire opinioni su come un’intera popolazione del Nord Africa sia berbera in una certa misura. Il leader libico — proprio come la maggior parte dei governanti magrebini — ha radici berbere, di cui va fiera la classe dirigente.

In passato, i berberi possedevano molti stati propri, in particolare: Marinid, Zayyanid e gli stati Hafsid, i cui bordi coincidevano quasi completamente con gli odierni Marocco, Algeria e Tunisia. L’ultima roccaforte di uno stato berbero — la Repubblica confederativa del Rif creata nel 1921 in seguito alla Battaglia di Annual — è stata abolita in 5 anni, quando i duecentomila uomini dell’esercito franco-spagnolo, guidato dal Maresciallo Petain, invasero la repubblica usando armi chimiche. Nel caso della Libia, i berberi sono anche una «nazione eponima», dando al paese il nome di una certa tribù berbera — Livs.

A dispetto di un enorme contributo berbero nella vita politica dell’Africa araba, le loro tribù non arabizzate non hanno autonomia — a volte nemmeno culturale — essendo però la maggioranza etnica. Tutti i tentativi di guadagnare sovranità vennero brutalmente soppressi.

La Francia, per esempio, ha conquistato l’Algeria nel 1830 (il Marocco e Tunisia seguirono poco dopo) garantendo ai berberi un’opportunità di studiare nella loro lingua. Erano soggetti a diverse procedure legali più che gli arabi, tuttavia il Cattolicesimo e il modo di pensare occidentale fu impiantato nella mente dei loro scolari — l’obiettivo dei colonizzatori era quello di creare un’identità euro-berbera che giocasse un ruolo importante in caso di rivolte arabe nelle colonie. In seguito questo ha portato i berberi a guidare il Fronte di Liberazione in Algeria — il loro malcontento era dovuto alla politica di assimilazione.

I paesi liberati del Maghreb di solito mantengono la politica dell’arabizzazione. Anche se il problema berbero era ancora caratteristico di qualsiasi paese del Nord Africa, e veniva risolto in modo diverso in ogni paese. Nonostante gli estesi diritti berberi in Marocco, per esempio l’opportunità di pubblicare la letteratura in lingua berbera, trasmettere programmi radio e televisivi, il paese affronto numerose rivolte berbere durante il primo anno della sua indipendenza (1956–1970). I nativi berberi non erano disposti a riconoscere l’autorità dell’elite del Marocco arabo. Costanti nomine di berberi nei ranghi superiori dell’esercito e del governo aiutarono a risolvere il problema. Oggi il Marocco conduce una politica nazionale flessibile, combinando gli elementi dinastici ed elitisti con una politica di approccio multi-culturale.

In Tunisia le tribù berbere rappresentano l’1% della popolazione. Hanno accettato e quasi completamente assimilato lo stile di vita urbano.

In Algeria il problema berbero era particolarmente acuto. Negli anni ’90 il Fronte Berbero della Liberazione nei paesi del Maghreb ravvivò le sue attività in quattro stati delle regioni — il movimento veniva fondato a Parigi ed il suo obiettivo era l’auto-determinazione berbera, anche se di fatto veniva impiegato per fare pressione sui paesi del Nord Africa a seconda degli interessi regionali dell’Unione Europea (Francia in primis). Il punto più alto del movimento berbero della liberazione erano le danze e le canzoni dimostrative che venivano eseguite per le strade algerine — insieme ad atti di disobbedienza civile e confronti con la polizia, questo periodo veniva chiamato «la primavera berbera». Nel 1991–1992 il Presidente algerino decise una serie di compromessi con gli studenti berberi e ammorbidì le politiche di arabizzazione, accettando la cultura berbera nelle università statali.

Il movimento berbero aveva anche una dimensione socio-politica: indicava il conflitto tra i giovani politici «dai confini» e l’intellighenzia berbera, che si schierava con la parte francofona. Questi principi erano le fondamenta per la loro richiesta di indipendenza dall’Algeria. La regione rocciosa dell’Algeria, chiamata Grande Kabylia, era il centro della resistenza.

Fin dal gennaio 1992 l’Algeria era in stato di emergenza, per via degli Islamisti, che vinsero alle elezioni del 1991 ed iniziarono una guerra contro l’intellighenzia filo-francese, in altre parole i berberi, avendo trasformato la Grande Kabylia in zona ribelle, combattendo per una maggiore autonomia e riportando la zona in mano islamista. I tentativi di mettere gli uni contro gli altri gli islamisti ed i berberi è una caratteristica di tutte le elite politiche del Maghreb, dal momento che i Berberi si sono dimostrati assolutamente reticenti alle idee politiche islamiste.

Il 4 settembre del 1995, il congresso internazionale degli Amazigh (IAC) prese luogo — era stato organizzato con un certo aiuto da parte di Parigi. L’obiettivo del Congresso era di ottenere i massimi diritti politici e socio-economici per le minorità berbere in ogni paese della resistenza. Questo ha causato un’altra fase di problemi berberi nei paesi magrebini (e soprattutto in Algeria). La Francia era interessata a guadagnare accesso a depositi di petrolio nelle province algerine di Tizi Ouzou e Bejaia che hanno costituito la storica regione della Grande Cabilia. Oggi è ovvio, che la Francia era anche interessata al petrolio delle regioni libiche, al quale avrebbe potuto accedere attraverso il popolo libico Amazigh.

A risposta di questo, i circoli conservatori algerini hanno ristretto le politiche di arabizzazione ed islamizzazione, avendo fatto nascere dei movimenti radicali berberi — come l’Alleanza per la Cabilia libera ed il Movimento armato berbaro. Nel 2001 le autorità diedero un severo provvedimento alle proteste dei berberi — secondo i dati ufficiali, ci sono state 60 vittime. Le autorità algerine iniziarono ad opprimere i berberi radicali e molti berberi fuggirono in Libia, essendo spaventati dalla persecuzione.

Gli Amazigh appoggiano l’opposizione libica

In Jamahiriya i berberi sono rappresentati da due grandi gruppi etnici, che formano quasi il 10% della popolazione totale. La forma di governo libico non ha mai accennato ad alcun tipo di politica nazionale, anche se la parola «Jamahiriya» contiene la radice «nazione» in forma plurale.

Gli Amazigh sono una delle tribù berbere, vivono in un’area ristretta a est di Tripoli, vicino alla città di Az-Zawiyah. L’attività del IAC fra I berberi della Libia settentrionale non era limitata dallo sviluppo della cultura e della lingua — pubblicizzò anche una certa agenda politica. Il rinforzo del personale della cellula libica avvenne in Algeria dopo gli eventi del 2001, quando i rifugiati berberi arrivati in Libia dalla Grande Cabilia — avevano un’indispensabile esperienza di resistenza armata.

Attraverso i canali del IAC, gli agenti segreti europei ed israeliani sono arrivati in Libia. Quindi l’11 gennaio del 2011 l’Organizzazione di Sicurezza Esterna libica ha annunciato di aver arrestato due libici di origine berbera con l’accusa di spionaggio. Secondo i comunicati sono stati arrestati per «spionaggio a favore di una certo servizio segreto estero». Arresti di questo tipo avvenivano regolarmente.

Il 16 marzo, si sviluppò un disordine berbero ad Az-Zintan e Er-Ragub nel distretto di Al Jabal Al Gharbi nella parte occidentale del paese — fin dal primo giorno i ribelli hanno espresso solidarietà agli oppositori. Molti leader amazigh hanno partecipato attivamente alle attività del IAC nel territorio libico, mentre i loro emissari hanno visitato regolarmente la sede principale a Parigi. Due giorni dopo un bombardamento dell’aviazione libica ha indebolito in modo significativo i ribelli berberi.

Le tribù amazigh affini e parzialmente assimilate nell’est del paese — Darsa, Jawaahir e molte altre — avanzano le loro richieste a Gheddafi, sostenendo che lo sviluppo del loro territorio non è mai stato finanziato, mentre le autorità si preoccupavano solo dello sviluppo dell’industria petrolifera. Hanno limitato le loro attività al lento raduno della resistenza. Data l’indefinita identità arabo-berbera, una bassa densità di popolazione, un basso livello di urbanizzazione e l’isolamento da Tripoli, lo IAC non ha potuto condurre una preparazione approfondita nelle province orientali.

I Tuareg si schierano con Gheddafi

I Tuareg — etnia berbera, che abita nei distretti sud e sud-est del paese (da Ghadames a Capo Gata), principalmente nell’altopiano Tinghert e nella zona occidentale della provincia di Idehan Ubari — assumono un comportamento diverso. Fin dall’inizio della guerra civile, hanno supportato il regime di Gheddafi e dal 6 marzo hanno iniziato a rimpinguare i ranghi dei suoi leali guerrieri.

I media occidentali hanno etichettato i Tuareg come mercenari, anche se non è del tutto corretto. A differenza dei coltivatori amazigh, i Tuareg sono un popolo nomade: sono gli operatori commerciali degli scambi trans-sahariani sin dal Medioevo. Sfruttando i legami familiari e tribali, i Tuareg effettuano scambi di merce e risorse umane con Libia, Mali, Niger, Algeria e Burkina-Faso. Molti tuareg hanno parenti in altri paesi e possono passare molto tempo in ognuna di queste nazioni — hanno anche una certa libertà di movimento, non pagano tasse e non hanno relazioni legali con i paesi elencati, quindi, quando si parla di Tuareg, termini come «cittadinanza» o «mercenari» non hanno gli stessi significati che vengono usati dagli esperti di legge europei.

All’inizio di marzo divenne noto che circa 40 camion si stavano spostando verso la Libia attraverso l’Algeria (un tradizionale percorso commerciale) e che circa 2300 persone avevano lasciato la regione del Kidal nel Mali durante l’ultima settimana — tutti diretti in Libia.

Muammar Gheddafi è stato molto attento ai problemi dei Tuareg, la possibilità di attrarre i Berberi del sud per reprimere la ribellione è stata possibile non solo grazie a donazioni in denaro, ma anche grazie a vecchie connessioni personali tra il Colonnello ed i leader della tribù tuareg. Negli anni ’70 speciali unità mobili militarizzare erano state create per i Tuareg — dovevano rendere conto solo a Gheddafi, conducendo missioni nel Ciad, in Sudan e Libia. In seguito allo smantellamento della legione negli anni ’80 i soldati berberi divennero l’unità principale delle forze armate libiche. Durante gli spostamenti i Tuareg ricevettero aiuti umanitari e grazie alla politica panafricana del leader libico gli era possibile attraversare e fare scambi con un grande numero di paesi — in alcuni dei quali gli erano persino concessi diritti speciali e privilegi commerciali (Niger, Mali). Grazie soprattutto al supporto dei Tuareg da parte del governo libico, le attività del IAC fallirono. Gli interessi dei Tuareg sono sempre stati nel sud — a differenza degli Amazigh, che hanno studiato in Europa e hanno costantemente coordinato i propri sforzi con quelli di Parigi. E’ per questo ch’era abbastanza logico per i Tuareg schierarsi con Gheddafi.

Non è ancora chiaro quanto sarà efficiente la contromossa delle «divisioni selvagge tuareg» contro «la guerriglia urbana» degli Amazigh, specialmente essendo privati del supporto dell’aviazione libica. I Tuareg hanno la superiorità numerica ed una migliore gerarchia sociale — che potrebbe rivelarsi utile non solo durante la guerra, ma anche come supporto politico — il che gioca a favore di Gheddafi.

Fonte: http://www.win.ru/en/win/6915.phtml (Traduzione di Giuliano Luiu)