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Liberali d'Italia

di Massimo Fini - 19/04/2011



Si respira una brutta, bruttissima aria in Italia. Ho scritto un libro, Il Mullah Omar, che rifà la storia del leader dei Talebani e del suo movimento depurata della non innocente 'disinformatia' occidentale per giustificare un'occupazione che dura ormai da dieci anni. Se non si conosce questa storia non si può capire come mai il movimento talebano si sia potuto affermare in Afghanistan e, dopo l'invasione americana, tenga testa all'esercito più potente del mondo e abbia rioccupato circa l'80% del Paese.

Un gruppo di pie donne, la collaboratrice di Libero Maria G. Maglie, la deputata Pdl Souad Sbai e altre rappresentati di gruppi femministi o di immigrati in Italia, hanno promosso un'azione giudiziaria per ottenere il sequestro del libro, possibilmente il suo rogo, additandomi come un pericoloso terrorista.

La Maglie e le altre dimostrano di non aver letto il mio libro e di non conoscere non solo la storia dell'Afghanistan ma semplicemente la Storia. I roghi di libri vigevano durante i fasti della Santa Inquisizione e furono una prerogativa del Terzo Reich oltre che di ogni movimento totalitario. L'azione della Maglie e delle altre ricorda quella intentata dagli integralisti islamici contro i libri di Oriana Fallaci, di cui la Maglie fu biografa, poi ripudiata, o le 'fatwa' lanciate contro il vignettista danese che era stato irriverente nei confronti di Maometto o di Salman Rushdie per i suoi 'Versetti satanici'.

In una democrazia, se vuole esser tale, tutte le idee, anche quelle che ci paiono più aberranti, dovrebbero avere diritto di cittadinanza. È il prezzo che la democrazia paga a se stessa e che la distingue dai totalitarismi e dagli integralismi. L'unico discrimine è che nessuna idea, giusta o sbagliata che sia, può essere fatta valere con la violenza.

È la prima volta, mi pare, che in Italia si chiede il sequestro di un libro per motivi politici e ideologici. Sembrerebbe un fatto grave. Solo Vittorio Feltri, il direttore di Libero, è sceso in campo a difesa non mia ma dei principi elementari di libertà e in particolare della libertà di espressione garantita dall'art.21 della Costituzione, dando una terribile bastonata alla sua stessa collaboratrice. I grandi giornali che si proclamano liberali, il Corriere della Sera, La Repubblica, ma anche gli indefessi difensori della Costituzione non hanno battuto ciglio.

Il fatto è che in Italia tutto ciò che non fa parte della koinè della destra e della sinistra, che sono due facce della stessa medaglia, l'industrialismo e che costituiscono quel 'pensiero unico' di cui tanto si parla senza ben sapere che cosa sia, non ha diritto di parola, non ha posto nei talk show politici televisivi dove dominano sempiterni Vespa, Santoro, Lerner, Fazio, è ignorato, censurato e possibilmente (che male c'è?) mandato al rogo.

Parliamo di me, per emblematizzare una situazione che è generale. L'unica volta che mi è stato proposto di fare una trasmissione televisiva, all'una di notte, ho subito una censura preventiva 'ad personam': non si contestavano i contenuti del mio programma, che nessuno aveva ancora visto, ma la mia persona in quanto tale. Non piacevo ai berluscones. A Roma, durante una manifestazione anti-Bush, sono stato fermato e portato su un cellulare. Fosse successo a qualsiasi altro giornalista italiano si sarebbe sollevato un putiferio. Per me niente. Anzi peggio. Io e il piccolo gruppo inalberavano un cartello: "Noi con i Talebani per l'autodeterminazione dei popoli". Il Corriere, specializzato nelle mezze verità che sono peggiori delle menzogne, riportò:"Noi con i Talebani". Che non è la stessa cosa. In quel caso fu un parlamentare dei Comunisti italiani a chiedere che io e i miei amici fossimo spazzati via dalla piazza perchè 'fascisti'.

In Italia, a cominciare dalla signora Maglie, tutti, a destra e a sinistra, si dichiarano liberali. Ma stiamo diventando un Paese talebano nel bel mezzo del 'libero' Occidente.