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Passata la festa, gabbato lo santo

di Marco Cedolin - 26/04/2011


 

Quello che fin dal primo momento si era concretato come un fondato sospetto, si è oggi trasformato in una realtà conclamata, attraverso le dichiarazioni tanto pompose quanto improvvide di Silvio Berlusconi, in occasione della conferenza stampa tenuta a margine dell’incontro con l’amico (e socio interessato) Sarkozy.
Il governo non ha assolutamente preso coscienza del fallimento del nucleare, né tanto meno è disposto ad aprirsi alle profonde riflessioni intorno all’atomo che dopo il disastro di Fukushima  stanno imperversando un po’ in tutto il mondo. Né aveva la minima intenzione di correggere la scelta suicida suggeritagli dagli “amici” francesi ormai a abituati a prenderci per il naso quotidianamente.
Silvio Berlusconi, con il sorriso di sempre e nessun segno d’imbarazzo sul volto plastificato, ha oggi candidamente annunciato che la scelta di sospendere la legge che intendeva riportare il nucleare in Italia, non era altro che una mistificazione,.....
 

finalizzata a salvare l’atomo, ammazzando un referendum (e di conseguenza la volontà dei cittadini) che, a maggior ragione dopo Fukushima, si sarebbe rivelato una debacle senza precedenti tanto per il governo, quanto per le di lui  radioattive aspirazioni.

Ribadendo non solo che il programma nucleare italiano continuerà ad andare avanti, alla faccia della volontà popolare gabbata con un trucchetto da illusionista d’infima categoria, ma anche che la scelta dell’atomo (abiurata da sempre più paesi ogni giorno che passa) costituirà il futuro per tutto il mondo e che il nucleare starebbe diventando ogni giorno più sicuro.

Tutte esternazioni che non stupiscono più di tanto, qualora esperite da un soggetto, come il Cavaliere, ormai votato unicamente alla barzelletta ed al cabaret.
Semmai a stupire dovrebbe essere la sfrontatezze e la sicumera con cui il caramogio improvvisatosi comico, annuncia di avere ingannato e truffato gli italiani, senza neppure preoccuparsi di giustificare il proprio gesto con qualche argomento che prescinda dal compiacere la lobby dell’atomo ed una parte (neppure la più consistente) del suo elettorato, ormai convinta che convivere con la radioattività rappresenti un esercizio prodromico di accrescimento culturale e giovi alla salute.

Se, come appare probabile, la truffa del governo avrà successo e la Cassazione si vedrà costretta a sospendere il referendum, evitando l’ennesima brutta figura ad un esecutivo ormai abituato a collezionarne in serie, non occorrerà comunque disperare.

Il valore del referendum abrogativo, in Italia, è molto relativo, come dimostrato dal modo in cui è stato bypassato quello del 1987. E anche nel caso si andasse a votare, costringendo la banda dell’atomo (ed  i partiti che la sostengono) ad una sconfitta cocente, nulla eviterebbe loro fra un paio d’anni di ripresentare una nuova legge, riproponendo il circolo vizioso.

Se Berlusconi, nel caso sieda ancora sul proprio scranno, fra qualche anno intenderà proseguire sulla strada intrapresa e dare seguito al programma nucleare si troverà comunque a doversi confrontare con un nuovo referendum che, Fukushima o non Fukushima, con tutta probabilità lo vedrà perdente, perché la maggioranza degli italiani è ormai informata in materia e di nucleare non vuole neppure sentire parlare. 

E nel caso mi stessi sbagliando, o dal cilindro  del prestigiatore dovesse uscire qualche altro barbatrucco, giova ricordare che le centrali nucleari, in Italia, dovrebbero sempre andarle a costruirle in prossimità di qualche comune, dove gli abitanti non esiterebbero a rimandare indietro a calci il pacco regalo.