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E opplà! Adesso i TAV sono due!

di Maurizio Gasparello - 01/05/2011

Fonte: europadeipopoli



Dopo aver passato anni a dire una marea di scemenze sul TAV merci-passeggeri (vedi la rubrica all'indirizzo http://europadeipopoli.org/No_Tav/Menu_No_Tav.htm), l'accozzaglia politico-imprenditoriale del Sì-TAV si è finalmente accorta che nei loro deliranti progetti qualcosa non quadrava (oppure si sono resi conto che certe balle non potevano continuare a raccontarle all'infinito), ossia che sulla linea TAV passeggeri non possono transitare le merci, per cui adesso bisogna fare un'altra linea, secondo loro sempre ad alta velocità, proprio per le merci. Tutto quello che avete visto (a cominciare dal non terminato passante ferroviario di Torino) e sentito fino ad ora era solo uno scherzo, o l'antipasto della grande abbuffata del raddoppio del TAV, sbucato come un coniglio dal cappello a cilindro del picaresco corteo dei sostenitori di questa rapina di stato. Leggetevelo bene questo articolo pubblicato su "La Stampa" 28/04/2011, e confrontatelo con tutto quanto è stato detto e scritto precedentemente: potrete rendervi conto del degrado spirituale, morale e culturale delle sedicenti classi dirigenti di questo sciagurato paese, condizionato da una ciurmaglia di politicanti ed affaristi del cemento e del tondino servitori del dio denaro, spalleggiata da una ineffabile coorte di pennivendoli che mai si è posta il problema di evidenziare almeno qualcuna delle contraddizioni partorite dall'imbecillità criminogena di questa lobby:

 Tunnel, ponti, stazioni
Ecco la maxiopera
che cambierà Torino          

La galleria dove si sta realizzando la Tav[1]

Il progetto completo del tratto attorno al capoluogo

Da Settimo Torinese a Chiusa San Michele. Quarantaquattro chilometri e trecento metri di binari, di cui quasi 39 sottoterra. Quattordici comuni interessati. Ecco la Tratta Nazionale della linea ferroviaria ad alta velocità. Un serpente disegnato sulle carte geografiche. Scrutando i progetti monumentali di Italferr, bibbia tecnologica del Tav, si scopre che l’opera è qualcosa di più. Ci sono ponti, stazioni, viadotti, edifici di servizio, colline artificiali, aree verdi.

I tecnici dei movimenti No Tav hanno passato notti intere a studiare quei documenti. Scoprendo che villette, cascinali, impianti sportivi e pure una fabbrica metalmeccanica saranno cancellati dai binari. Il frutto degli espropri. «Il territorio attorno a Torino non sarà più lo stesso» dicono gli attivisti. Ma c’è chi, leggendo quegli stessi documenti farciti di immagini al computer, intravede «dinamiche evolutive» oppure opportunità di «riequilibrio territoriale». Il futuro, insomma.

A Settimo Torinese, i binari dell’Alta Velocità provenienti da Milano si tufferanno nel sottosuolo verso Torino in due tunnel scavati di fronte all’ex acciaieria Lucchini. In quell’angolo di terra, stretto tra l’autostrada e la linea ferroviaria storica, sorgerà un impianto per la produzione di calcestruzzo. Uno dei tre previsti lungo tutto il tratto torinese. Sarà grande all’incirca come 25 campi da calcio. Alla chiusura del cantiere diventerà, nelle previsioni di Italferr, un parco con piste ciclabili e strutture attrezzate. «Specchietti per le allodole», sostengono i No Tav. Lì, all’imbocco del tunnel, sarà realizzata una delle uscite di sicurezza con piattaforma di emergenza per l’elisoccorso.

Poi diventerà tunnel profondo: la gronda. Quindici chilometri di percorso, fino a Grugliasco. Passerà nel sottosuolo di Borgaro, correrà sotto il tracciato della tangenziale e il torrente Stura, toccherà le profondità della discarica e attraverserà quel lembo di Venaria che s’incunea nel territorio di Torino. Lì, all’angolo con via Druento, non lontano dal carcere delle Vallette, sbucherà dal profondo, come la branchia di un animale, un impianto di ventilazione. Unica traccia visibile in superficie, in quel tratto, del tunnel profondo. Disegnando una curva, la gronda supererà la Dora Riparia, Collegno e un altro margine di Torino, per poi fondersi, così prevedono i progettisti, con l’interramento dell’asse di corso Marche. Per «realizzare un unico corridoio infrastrutturale». Due opere in una.

Fuori dal tunnel. I treni rispunteranno in superficie all’altezza del «bivio della Pronda», tra la zona industriale di Collegno e il centro commerciale «Le Gru». Per far posto ai binari del Tav andranno «ritoccati» i cavalcaferrovia esistenti in quella zona. All’ingresso dello scalo ferroviario di Orbassano, sarà realizzato un nuovo viadotto sulla tangenziale Sud. Lo scalo rivoluzionato. I fasci di binari riorganizzati. Da lì passerà anche la linea ferroviaria metropolitana 5. Nei progetti c’è anche una stazione metropolitana a ridosso dell’ospedale San Luigi. L’Alta Velocità sfiorerà la stazione per poi infilarsi in una collina artificiale alta una ventina di metri innalzata nel territorio di Rivalta, lungo il torrente Sangone. La «collina degli orrori» la chiamano i No Tav. La realizzeranno con la terra di scavo dei tunnel di Rivoli. I treni correranno in una scatola di cemento foderata di terra. La sommità potrà ospitare, si legge nelle carte di Italferr, una «viabilità pedonale e ciclabile con belvedere».

E poi di nuovo in tunnel. Superata Rivalta, i binari torneranno sottoterra, forando la collina morenica di Rivoli fino a Chiusa San Michele. A Buttigliera Alta sorgerà un’area tecnica con uscita di sicurezza: una sorta di cordone ombelicale tra le profondità del Tav e un eliporto. Più in su si svilupperà il tratto dell’alta Valle Susa. Ma questa è tutta un’altra storia. Anche di No Tav.

Alcuni spunti di riflessioni per il lettore:

1.      la linea sopra descritta è una linea TAV nuova per le merci, e non ha nulla a che vedere con l'esistente tratta TAV passeggeri che scorre tra Torino e Milano. Non per nulla il Sindaco di Settimo Torinese Aldo Corgiat - comune già tagliato in tre fette dalla linea storica e dal TAV-Frecciarossa - ora pretende, per far passare questa ulteriore linea merci, l'interramento della linea storica (clicca qui per vedere l'articolo): roba da mettere a soqquadro mezza città per anni e devastare definitivamente un territorio già di per sé fragilissimo dal punto di vista idro-geologico;

2.      chi sosterrà i costi per la realizzazione (e la manutenzione) di questa inutile follia?

3.      il tav produce danni di guerra in tempo di pace (villette, cascinali, impianti sportivi e pure una fabbrica metalmeccanica distrutti per far posto ai binari) e mutamenti paesaggistici paragonabili a quelli provocati dalle calamità naturali come i terremoti (formazione di nuove colline e altri mutamenti nella morfologia del territorio), segnali evidenti della spiritualità malata che è alla base della TAV-follia;

4.      a quante altre opere utili (pensioni, scuola, ospedali, ricerca) dovremo rinunciare per finanziare questa porcata?

5.      avete mai visto un treno merci ad alta velocità? Non crediamo, visto che non esiste. Però provate ad immaginarvelo questo "sarchiapone" ferroviario: ossia la massa di un lunghissimo e pesantissimo treno merci lanciato a trecento all'ora sui binari... e chi lo ferma più?

6.      avete idea di quanta energia divora un treno ad alta velocità rispetto ad un treno normale? (compreso il vecchio efficiente e veloce "Pendolino"[2], che andava benissimo anche sulle linee tradizionali, così come il TGV francese). Osservate quante centrali elettriche ci sono lungo la tratta TAV passeggeri Torino-Milano, così inizierete a farvene una... Per forza poi c'è bisogno, secondo qualcuno, di costruire le centrali nucleari: se il trend dello sviluppo voluto da questi pazzi è quello di costruire opere sempre più energivore, l'ultima stazione non può essere che quella del collasso economico-sociale per implosione del sistema.

[1]    E continuano a chiamarla "La TAV", ossia "la trena ad alta velocità"... non sanno nemmeno di cosa stanno parlando.  Si tratta di "un treno ad alta velocità", per cui si dovrebbe dire "IL TAV". In ogni caso, ad oggi, non esiste nessuna galleria in costruzione per il TAV, per cui "La Stampa" ha raccontato l'ennesima balla. (n.d.r.)

[2]    L'ETR 450, con una velocità massima di 250 km/orari su linea tradizionale, nel 1989 ha consentito la riduzione della percorrenza tra Roma e Milano dalle 4 ore e 55 minuti dei treni Intercity più veloci a sole 3 ore e 58 minuti: cosa serve di più?