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A proposito di fumetti reazionari

di Alessandro Puma - 01/05/2011



Vorrei, con questo mio breve articolo, collegarmi a quanto scriveva il Lamendola a proposito dei fumetti e, segnatamente, degli ormai dilaganti fumetti americani. Si, perché sembra che quella coscienza civile e di critica all’istituzione militar-industriale della società americana sia ultimamente più sviluppata all’interno di quello che può, apparentemente, essere considerato un prodotto ‘innocuo’ e destinato al puro intrattenimento come il cosiddetto ‘comic book’, che da altre fonti eversive più o meno specializzate.
E’ notizia di oggi che persino l’icona più rappresentativa dell’american way of life, e cioè Superman, sul numero #900 di Action Comics, partecipando a una manifestazione anti governativa in Iran, minacci di abbandonare la sua cittadinanza acquisita, stanco del fatto che ogni sua azione sia vista come un prolungamento del governo americano.
Inutile dire che la storia ha immediatamente fatto il giro di ogni network del pianeta, provocando una quantità enorme di commenti e reazioni, soprattutto da parte degli ambienti più conservatori della destra statunitense. “Crede nella neutralità svizzera o nell’interventismo britannico?” scrive il giornalista Jonathan Last sul "Weekly Standard", “se non crede nell’America, non crede in nulla”. Ancora più sdegnata la replica di "Swamp Fox Press": “gli autori intendono usare questo fatto come una critica politica, ma si tratta di un vero e proprio schiaffo all’identità americana. Mostratemi un altro paese che ha fatto di più per il mondo che gli Stati Uniti”.
Ma c’è di più. Nell’ultima saga dei cosiddetti Vendicatori (versione Ultimate, cioè definitiva), da poco pubblicata da Marvel Italia, il gruppo governativo super segreto in questione – adibito appositamente a svolgere tutti gli incarichi ‘sporchi’ per conto di Bush Jr – obbliga, col trucchetto del solito chip schiavizzante sottocutaneo, il pericoloso assassino di criminali che si fa chiamare ‘Il Punitore’ a lavorare per loro. E la cosa divertente e significativa è che gli fanno indossare il costume di Capitan America, come a dire che dietro la facciata del bravo ragazzo americano non c’è altro che uno psicopatico! Ma la mossa estremamente saggia e subdola a un tempo è che questo psicopatico, all’interno di una squadra di criminali fascistoidi al servizio dello Zio Sam, sembra essere l’unico che sa ancora quali obiettivi colpire, l’unico (quasi) sano di mente.
Infatti, mentre gli altri suoi ‘commilitoni’ fanno il possibile per difendere i ricchi e potenti dell’impero statunitense, giustamente eliminati da uno ‘spirito della vendetta’ in motocicletta tornato dalla morte per vendicarsi, lui capisce che deve invece lasciar compiere a questo araldo la sua missione.
Il modo in cui questa gente (senatori e deputati della Casa Bianca che ricoprono il loro incarico grazie all’assassinio perpetrato nei confronti del motociclista, durante il quale hanno stipulato un patto con il diavolo) è arrivata al potere è, infatti, illecito e satanico.
Già qui siamo al massimo della critica feroce e virulenta al sistema americano, ma il climax ancora più estremo viene raggiunto quando scopriamo che al vertice dei satanisti si trova nientedimeno che il vice Presidente della Repubblica (se avessero detto che era proprio il Presidente, molto probabilmente la storia non avrebbe potuto essere pubblicata).
Per concludere, alla fine, è lo stesso Punitore a uccidere il vice Presidente con una classica pallottola in fronte, aiutato a fuggire anche da uno dei membri dei Vendicatori (l’arciere Occhio di Falco) che sa ancora, seppure in maniera deviata, cos’è giusto e cosa è sbagliato in questa società ormai allo sbando e priva di riferimenti.
L’autore di questa storia è Mark Millar e il fatto che abbiano deciso di pubblicarla, in America, costituisce un piccolo miracolo.