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Il default invisibile

di Uriel - 18/05/2011

Fonte: wolfstep


Non so se qualcuno se ne sia accorto, ma ieri notte e' successa una cosa piuttosto grave. E' successo che il governo USA ha raggiunto il limite massimo concesso per il debito, e per ovviare temporaneamente ha dovuto sospendere due fondi pensionistici. Si tratta cioe' di una (piccola) ristrutturazione interna del debito, simile a quella che la Grecia dovrebbe attuare se dichiarasse ufficialmente il default.
Innanzitutto, visto che gira questa parola, occorre chiarire cosa significhi ristrutturazione del debito. La ristrutturazione del debito e' un processo per il quale un governo debitore vi chiama e vi dice "ehi, signori, col mio debito ci avete guadagnato un sacco di soldi, e comunque erano soldi dovuti al rischio di non rivedere una lira. Ora, si da' il caso che io non vi possa ridare indietro i soldi. Vi va bene se ve ne rido' il50%/il30%/il5%/sega% ? Ecchisenefrega se vi va bene, ahahahaha."

L' Argentina, dopo il default, ha ristrutturato il debito attorno al 30%, ovvero ne ha pagato il 30% e ha salutato tutti. Voi direte: ma come, a questi tira il culo e non pagano? Beh, in realta' quello che succede e' che l' Argentina fatichera' un pelino a mettere in giro altri buoni del tesoro sui mercati internazionali, e ci sono delle cause che danno torto al governo argentino. Aha.


Ovviamente non si puo' fare sempre e comunque, nel senso che se lo fa San Marino succede che si trova i para' in casa, ma una nazione come l' Argentina puo' tranquillamente farlo. Questo non perche' sia una superpotenza, ma perche'

  1. Gli investitori , nel tempo, avevano ampiamente recuperato le perdite. (tranne i fessi italiani, ma si chiama darwinismo ed e' giusto cosi') 
  2. I bond hanno un costo che e' proporzionale al rating, ovvero al rischio di NON rivedere una lira. Chi compra un titolo (come quello greco) che rende il 10% deve considerare un 10% di probabilita' di non rivedere una lira.
  3. I cinesi hanno offerto copiosi investimenti in Argentina, in modo che le minacce dell' FMI (di non fornire ulteriore credito) sono divenute irrilevanti.

Tornando a bomba, pero', si chiama ristrutturazione l'operazione con la quale un governo debitore  rifiuta di restituire i soldi prestati, restituendone meno o nulla. Di solito (come nel caso del Dubai) questo implica un accordo coi creditori, ma (come nel caso dell' Argentina) puo' succedere che le cose non vadano cosi'.

Ovviamente una ristrutturazione non e' sempre in termini di "io e te". Se per esempio il creditore e' interno, basta fare una bella legge e scompare la possibilita', per il creditore, di riavere i soldi, senza che il creditore abbia la possibilita' di dire alcunche'. Cosi', se il governo ha dei debiti verso una banca locale o verso un creditore che e' un cittadino, puo' semplicemente decidere unilateralmente di non restituire i soldi, e deve solo fare i conti con le conseguenze interne (politiche e di mercato: tutti i privati nazionali potrebbero decidere di non rinnovare il debito interno) del caso.

Cosi', quando il governo USA annuncia di aver bloccato due fondi pensionistici nei quali il governo era socio, sta di fatto annunciando una ristrutturazione del debito. Cioe' il default, o meglio la situazione materiale che normalmente si accompagna al default.

Ovviamente, c'e' una divertente operazione di maquillage per dire la stessa cosa in termini diversi. Si dice che il debito ha raggiunto il "ceiling", ovvero che non e' piu' possibile fare altro debito perche' una legge impedisce di farne altro. Aha. 

Potremmo farlo anche noi: basta una legge che vieti al debito pubblico di superare, che so io, il 115%, e alla prossima asta non ripaghiamo due o tre fondi italiani del loro debito. Si e' raggiunto il ceiling, capite?

La chiave per capire l'ombroglio e' questa: i fondi bloccati da Tim Geithner erano dovuti a qualcuno. (in questo caso, alcuni pensionati ex dipendenti pubblici). Se erano dovuti, essi erano , a tutti gli effetti, debito. Certo, non sempre il diritto a ricevere dei soldi dallo stato e' un debito nel senso che si da' al finanziamento mediante obbligazioni , dal momento che i pensionati non hanno comprato buoni del tesoro (1). In questo senso, cioe', il tesoro USA ha ristrutturato un debito diverso da quello obbligazionale : non potendo ristrutturare il debito obbligazionale senza dover ammettere pubblicamente il default, ne ha ristrutturato uno che si puo' ristrutturare SENZA ammettere il default del debito pubblico. 

Questa operazione e' , circa, quella che si chiede alla Grecia di fare: lo stato deve smettere di erogare soldi a qualcuno, allo scopo di continare a garantire il debito obbligazionario. Qual'e' il guaio? Il guaio e' che tutti (dalle agenzie di rating alla stampa) ci dicono che la Grecia e' sull'orlo del baratro e dovra' probabilmente ristrutturare il debito (o cosi' spera chi specula sui CDS) , mentre nessuno dice che gli USA sono circa nello stesso stato.

La natura del default statunitense, tuttavia, e' cosi' diversa e atipica che non sembra essere solo cattiva fede. Sicuramente e' cattiva fede delle agenzie di rating, dal momento che a loro e' richiesto di calcolare il rischio ECONOMICO, e i titoli statunitensi sono evidentemente sopravvalutati. 

Non e' sempre un segno di cattiva fede invece l'atteggiamento dei media, dal momento che - se fossero un paese normale - gli USA potrebbero riportare il debito a livelli accettabili in qualcosa come 5 anni. Il guaio e' che gli USA sono un paese fortemente ideologizzato, il corrispondente negativo dell' URSS, e come succedeva all' URSS ci sono provvedimenti che NON POSSONO prendere, non perche' siano infattibili, ma perche' sono contrari all'ortodossia ideologica locale.

In definitiva, cioe', e' crollato il muro di Berlino ma non e' crollato il suo analogo ideologico, cioe' Wall Street.

La risposta americana al problema e', per esempio , essenzialmente ideologica: si chiede al parlamento di cambiare la legge che permette di fare debito, permettendo un debito piu' alto. Ora, a parte il fatto che l'attuale parlamento essendo fortemente repubblicano non fara' mai quanto richiesto, o lo fara' con estrema difficolta', il punto e' che permettere per legge un debito piu' alto non implica necessariamente che qualcuno si affrettera' a prestarvi dei soldi.

  • Il primo punto ideologico e' che gli USA hanno alimentato in se', tanto da investire la classe politica stessa, di un mito, il quale recita che gli USA, essendo la fine della storia, cioe' la nazione speciale, particolare e insuperabile per definizione, sono comunque necessari e indispensabili, tanto che persino la fisica dell'economia deve piegarsi, pur di non privare la storia del suo acme. Come e' possibile, quindi, che gli USA possano trovare difficolta' a finanziarsi sul mercato? 
Il secondo punto ideologico e' il sistema fiscale. Gli usa soffrono di un mito fondatore, per il quale la nazione e' nata onde sottrarsi alle malvagie tasse del malvagio governo inglese (malvagio perche' europeo, il continente delle tasse) . Dunque, da un lato le tasse sono essenzialmente tasse sul reddito e poco sui beni (anche se il reddito viene stimato in parte attraverso il possesso di beni e sui consumi, il che mitiga l'impatto negativo) , dall'altro devono mantenersi basse.


Devono mantenersi basse perche' essendo tasse sul reddito, appunto, ogni aumento sfinisce direttamente l'economia. Se prendiamo un sistema quasi opposto come quello italiano, per dire, che e' dotato di tasse sulla benzina, iva sui prodotti e sulle trasformazioni, tasse sulla casa, sull'auto, praticamente su ogni cosa, il risultato e' che il reddito viene impattato meno in maniera diretta. Certo, le tasse sui beni primari colpiscono piu' i poveri che i ricchi (io guadagno 20.000 volte meno di Elkann, ma l'automobile di Elkann non consuma 20.000 volte piu' benzina della mia, a meno che non usi un TIR al solo scopo di trasportare il proprio serbatoio) , ma il punto e' che senza drastici peggioramenti dello stile di vita globale l'oscillazione delle entrate fiscali e' piu' limitata.

A parita' di "delta", invece , il gettito statunitense e' enormemente impattato dalle crisi. Esso risente enormemente della quantita' di disoccupati e specialmente della qualita' del lavoro: i pochi rientrati nel mercato del lavoro statunitense sono rientrati con lavori part-time. Il risultato e' che essi non risultano piu' disoccupati, ma la loro cartella delle tasse e' enormemente minore. 

Cosi', nonostante i proclami assurdi sulla crescita USA, il gettito fiscale americano e' ancora vittima di un pesantissimo stress, visibile nel debito dei cosiddetti CANI (California, Alabama, New York, Illinois) . Il motivo della sofferenza locale e' che gli americani si spostano moltissimo tra singoli stati. Se la UE fosse , per dire, un paese con la stessa mobilita', oggi in Grecia ci sarebbero solo gli anziani, e qualcosa come il 70% della popolazione avrebbe traslocato altrove. Che e', circa, cio' che succede agli stati USA quando i servizi locali iniziano a peggiorare. Il debito enorme dei CANI, cioe', e' spesso ingigantito dal fatto che non appena i singoli stati tagliano i programmi locali peggiorando lo stile di vita, o alzano le tasse locali,o peggiorano le prospettive lavorative,  aziende e cittadini se ne vanno altrove, abbassando ancora il gettito. Il fenomeno del minore gettito fiscale, nel sistema americano, diventa evidente con estrema rapidita'.

Al minore gettito fiscale, pero', gli americani potrebbero rispondere aumentando le tasse sui ricchi. Questa operazione, che e' abbastanza dolorosa ma fattibile in Europa, e' praticamente infattibile in USA.

  • Gli USA soffrono di un mito fondativo per il quale le tasse sono la quintessenza del male, e l'unica soluzione al problema di finanziamento del governo e' di tagliare la spesa. Contemporaneamente, la spesa e' concentrata nei settori gestiti da lobbies, o in settori come la difesa, ormai grottescamente ipertrofici e palesemente corrotti. Col risultato che tali tagli sono politicamente impossibili.

Andiamo alla voce "tagli", perche' ci si chiede come mai il governo USA non possa tagliare davvero le spese. Il motivo e' semplice: il sistema privatizzato.

Esiste un grosso equivoco, quando si parla di "privato" in termini di privatizzazione di servizi pubblici. Tale equivoco e' dovuto al fatto che si crede che il passaggio di un ente da ente di diritto pubblico ad ente di diritto privato IMPLICHI automaticamente che lo stato NON ci butti dei soldi. Un esempio e' Alitalia: sebbene privatizzata da anni, lo stato e' rimasto l'azionista di maggioranza fino al suo fallimento.

Il passaggio di un ente da ente di diritto pubblico (in qualche modo, cioe', "statale" ) ad uno di diritto privato (il che permette ai privati di prendere decisioni) non implica affatto che lo stato non vi spenda. Questo e' vero in Italia, ma e' enormemente vero in USA.

Si va cianciando del fatto che in USA "tutto lo fanno i privati", ma nessuno va quasi mai a ficcare il naso nella composizione sociale di tali "privati". Le universita' USA sono private, e' vero. Ma se osservate la composizione sociale, ci trovate sempre il singolo stato (che pretende di ficcare il naso in un asset fondamentale. Ci mancherebbe solo che il Massachussets permettesse al MIT di spostare i laboratori in Ohio, per dire) , spessissimo ci trovate la citta' (anche la municipalita' di Boston partecipa al MIT, of course: ci mancherebbe solo che permettessero al MIT di spostarsi fuori citta') , e quasi sempre lo stato federale sotto forma di qualche "programma" (ci mancherebbe solo che il governo USA permettesse al MIT di esternalizzarsi o aprire grosse filiali in Europa, per dire).

Questo accade, essenzialmente, per ognuno degli istituti "privati" che sostituiscono il welfare: la citta', la contea, lo stato, il governo federale sono soci e immettono soldi. Questo non cambia lo status di "privati": si tratta comunque di enti di diritto privato, e non di enti di diritto pubblico. Tuttavia, lo stato ci mette un sacco di soldi.

Fondi pensionistici , ospedali, scuole, universita', tutto il "welfare americano" e' essenzialmente costituito da entita' di diritto privato, cosicche' diremmo che sono tutti "privati". Ma lo stato, in qualche misura, vi partecipa nella quasi totalita' dei casi.

Si trovano, circa, nella situazione in cui si trovava Alitalia prima del fallimento: in teoria era un ente di diritto privato, ma lo stato era il maggiore azionista. 

Finche' tutto va bene e questi enti "pagano", cioe' sono in attivo e pagano dividendi, tutto va bene per lo stato. Se Alitalia fosse stata in attivo e avesse pagato dividendi, cioe', lo stato ci avrebbe pure fatto cassa. Succede(va) anche in USA, dove quando gli enti sono in forte attivo lo stato fa cassa.

Il guaio di questo "welfare privato" e' che quando c'e' una crisi che impatta i redditi, esso smette di fare cassa. E lo stato , nelle forme in cui ha partecipato, si trova a partecipare al passivo di questi enti. Se , vista la mancanza di lavoro e le voci di licenziamento, moltissimi americani ricorrono alle clausole di prepensionamento, il risultato sara' la sofferenza dei fondi pensionistici, i cui soci accuseranno perdite. E se tra i soci c'e' lo stato, paga il contribuente.

La differenza, pero', e' che i governi europei possono cambiare l'organizzazione (per esempio, consolidando le funzioni) degli enti pubblici, mentre il governo USA, essendo "solo" uno dei soci di un privato, non riesce.  Il privato, come gestito negli USA per produrre ammortizzatori sociali, e' un ombrello che funziona bene nei giorni di sole, mentre inizia a produrre spese incontrollabili nei giorni di pioggia.

Quindi, se escludiamo la nuova riforma alla sanita', e' assolutamente impossibile (o perlomeno tremendamente difficile) che il governo USA possa mettere mani alla spesa pubblica.

L'ultimo punto e' il costo in se' di questo sistema, che non e' affatto meno costoso del welfare pubblico tradizionale. Se osserviamo la spesa medica procapite negli USA , per esempio, osserviamo che sia MOLTO piu' alta di quella dei paesi europei con un welfare piu' pesante. Questo e' dovuto ad un fatto gestionale: se cinque privati si riuniscono e dicono "dobbiamo mettere 100 per un aumento di capitale", sanno che dovranno mettere le mani in tasca. E se gli affari non vanno tanto bene, non lo faranno, anche perche' le banche non li finanzieranno. Cosi', se c'e' da investire 100 in un ospedale, forse si fa e forse no. Dipende dalle priorita' dei privati.

Ma adesso supponiamo che lo stato di New York abbia il 35% del capitale del nostro ospedale. Il 65% del CDA e' fatto da privati con diritto di voto. L'azionariato diffuso ha il resto, diciamo un 20%, ma non vota. Il 65% dei soci privati decide che si, i soci mettono 100 per migliorare l'ospedale. Di questo 100, i privati dovranno sborsare circa 45. Il 20 verra' dal ridimensionamento delle azioni degli azionisti non votanti, e il resto va allo stato. La decisione e' presa col 65% dei voti,  come da composizione del CDA.

Cosi', nel caso di questi enti "privati" americani, il business e' che essi possono ricapitalizzarsi a spese dello stato. I privati diventano azionisti di un asset che ha aumentato di 100 il suo valore, sborsando 40. Questo spiega come mai questi enti negli USA appaiano cosi' strafichi: i privati continuano ad approvare aumenti di capitale , cioe' finanziamenti all'infrastruttura , tanto ci pensera' lo stato a finanziarne una parte, e lo stato non ha gli stessi limiti di bilancio dei privati: se un ricco americano chiede soldi per finanziare un ospedale , l'investimento sara' valutato dalla sua banca. Ma se lo fa la citta' di NY, la valutazione sara' diversa. Cosi', se in un ente con 100% di privati ricapitalizzare e' difficile perche' bisogna cacciare la lira, in un ente ove lo stato ha un 30% c'e' un grosso sconto perche' lo stato ha altre procedure per cacciare la lira.

Come se non bastasse, i parlamenti locali sono pieni di lobbisti, i quali ovviamente votano sempre a favore della ricapitalizzazione del "privato" ospedale della situazione, o della "privata" universita', o del "privato" fondo pensionistico: l'asset aumenta di valore piu' di quanto i soci privati abbiano sborsato , il resto ce lo mette lo stato.
  • Gli USA soffrono di un clamoroso equivoco , secondo il quale un ente non costa nulla allo stato se e' un ente di diritto privato. Al contrario, un ente di diritto privato puo' costare molto allo stato, a patto che lo stato ne sia socio, come capita alla quasi totalita' dei "privati" americani che sostituiscono il welfare europeo.

Poiche' ognuno dei fondi , degli istituti e dei "privati" in questione e' stato finanziato su pressioni di una lobby presente nel governo federale e nel governo locale, e' politicamente impossibile per gli USA rientrare di tali investimenti, o quasi. 

L'ultimo equivoco e' che un welfare significantemente privato possa effettivamente alleggerire lo stato di spese fisse. Normalmente si pensa che , al di fuori del meccanismo di capitalizzazione, comunque il meccanismo del welfare privato possa alleggerire lo stato dei costi fissi del mantenimento del welfare. Il che non e'.

In un sistema basato sulle lobby, quando voi dite che la pensione e' privata, per prima cosa le lobby otterranno dal congresso che i versamenti al fondo pensionistico siano detassati. Se dite che la sanita' e' una cosa privata, per prima cosa otterrete che le lobby otterranno la detassazione dal reddito delle spese sanitarie. Se dite che la scuola e' privata, per prima cosa succedera' che dovrete detassare le spese di istruzione.

Questo sistema funziona meravigliosamente , ma ha un piccolo difetto se la tassazione poggia quasi esclusivamente sui redditi: poiche' i costi del welfare rimangono immutati, una diminuzione dei redditi tassabili fa schizzare in alto le perdite del demanio legate alla detassazione di tali spese.

Prendiamo i costi sanitari: in qualche modo si mantengono costanti. Diciamo che ogni anno i cittadini tolgono dal loro reddito, toh, 100 qualcosa . Il reddito dei vostri cittadini e', diciamo, 10000 qualcosa. Il rapporto e', oggi , dell 1% di entrate fiscali perse.

Adesso andiamo al caso in cui il reddito da lavoro scenda, diciamo a 7500. Il costo sanitario e' rimasto praticamente costante, ma adesso il rapporto e' del 1.3%. Ma quella componente di gettito in meno si accompagna a quei 2500 che avete gia' perso, e come se non bastasse al calo dei consumi che e' risultato dal calo dei redditi.

Questo si applica piu' o meno a tutto il sistema "privato" che sottintende al welfare all'americana. Esso costituisce una voce percentuale incredibilmente rilevante di riduzione del gettito non appena si alza il tasso di disoccupazione o quello di cattiva occupazione, o almeno un calo dell'imponibile.

Il guaio e' che se la sanita' fosse statale, a fronte dello stesso numero di prestazioni , essa avrebbe mantenuto la stessa spesa. Con quel sistema, invece, con lo stesso numero di prestazioni essa aumenta il rapporto percentuale di mancati introiti.
  • Gli USA soffrono di un problema di amplificazione delle minori entrate fiscali , dovuto al fatto di gestire il welfare non come spesa , ma come mancato introito. Se e' possibile consolidare una voce di spesa , non e' possibile agire su un mancato introito.

E' quindi impossibile che il governo USA possa ristrutturare la spesa pubblica, perche' essa non si manifesta in termini di mantenimento di infrastrutture dello stato, bensi' di mancati introiti legati alla possibilita' di scaricare alcune spese (istruzione, sanita', pensioni, etc) dal computo delle tasse. 

Voi direte: ma tutto questo e' convenzionale. Nel senso che a livello legislativo e' possibile cambiare le regole, dare regole diverse alla partecipazione dello stato negli enti privati, variare la percentuale di cose che la gente scarica sul reddito, eccetera.

E invece no. Per motivi pratici ed ideologici. Innanzitutto, i parlamenti americani (locali e non) sono fatti da lobbies. Questo motivo pratico rende impossibile, o quasi, votare leggi che di fatto cambino queste regole. Dobbiamo ricordare che il welfare americano non e' "privato", come ho detto, ma sicuramente e' "a vantaggio dei privati". I privati sono rappresentati a livello legislativo, e le lobbies non permettono che si cambi questo sistema giuridico.

Rimane la possibilita' di lasciare intoccati i vantaggi per i grandi privati che gestiscono il welfare americano, ma toccare il reddito di chi lo usa. Ma qui entriamo in un dibattito ideologico: le tasse negli USA sono il male, ricordate? Ci sono i Tea Party, che ricordano al cittadino americano che pagando le tasse finira' con l'arricchire Sua Maesta' di Tutte le Britannie , cosa per il quale gli americani hanno fatto la rivoluzione e ammazzano il tacchino e possono portare armi: che non c'entra un cazzo, ma e' sempre bene ricordarlo.(2)

Cosi' nasce la richiesta di Tim Geithner: per favore, cambiate le leggi nell'unico modo che possiamo, ovvero semplicemente permettendo agli USA di fare ulteriore debito.  Se i repubblicani al congresso lo consentono, e se qualcuno buttera' ancora soldi nel debito americano, magari funzionera'.

Tuttavia, Tim Geithner ha iniziato con il ristrutturare il debito interno, ed effettivamente lo ha fatto. Se non si fosse trattato di enti che nascono come enti per garantire le pensioni ad impiegati pubblici, e quindi una cosa interamente "statale", ci sarebbero gli estremi per parlare di default. Di per se', almeno ufficialmente, si tratta di tagli, ragione per cui possiamo solo dire che ci sono le condizioni materiali che, in qualsiasi altra nazione, farebbero parlare di Default.


Sicuramente non e' un default ufficiale, ma di fatto e' un default.

Che effetto avrebbe, di per se', il default UFFICIALE del debito pubblico americano? Sul piano meramente economico, cioe' in termini di bilancio, si tratta di circa 14 triliardi di dollari, una cifra analoga  a quella del cosiddetto "Credit Crunch", ovvero un'altra crisi mondiale simile a quella del 2008.

Il guaio pero' verrebbe dall'inevitabile svalutazione del dollaro, le cui conseguenze sono letteralmente imprevedibili, anche perche' ci si troverebbe a comprare e pagare praticamente ogni cosa in carta straccia. Sicuramente avremmo un aumento mostruoso dei costi dell' oro, il che onestamente non e' un bene, dal momento che l'oro serve oggi all'industria elettronica , e un aumento come quello che possiamo immaginare (molte riserve nazionali inizierebbero a comprarne a dismisura , in dollari, alle prime avvisaglie) di fatto potrebbe fermare l'industria elettronica.

Oltre a questo si dovrebbe ipotizzare una crescita enorme della sterlina e dell' Euro, difficile immaginare quanto,  ma non della valuta cinese, sia per le perdite che accuserebbe l'erario cinese da un default americano, sia per il fatto che una forte rivalutazione della moneta cinese metterebbe sul lastrico le esportazioni cinesi (che sarebbero gia' in merda per il default americano, btw). 

Niente di questo e' facilmente prevedibile, ragione per cui sono solo speculazioni. La cosa certa, notizia cui nessuno ha badato, e' che il governo USA ha de facto ristrutturato pezzi di debito interno per far fronte al default, ovvero che il bilancio federale (ometto per pieta' i bilanci locali) si trova in condizioni economiche simili a quelle della Grecia, se non peggiori.

Ma di questo non si accorgono le agenzie di rating, non si accorgono i finanzieri, non si accorgono i media. 

Tra qualche mese, ad occhio e croce dopo agosto, saremo tutti qui a dire che era prevedibile. Non era prevedibile: era sotto gli occhi di tutti. Ma la forza USA e' un simulacro, e quindi la prova contraria non funziona, anzi il simulacro agisce meglio in presenza delle sue prove contrarie, ricordate?

Ah, ma voi state guardando al candidato di Vendola che ha sconfitto sia  il candidato di Berlusconi che la leadership di  Bersani , a Milano. Siete tutti li' a scommettere se questo fara' cadere dalla sedia prima Berlusconi o Bersani, e non vedete il turbine di minchia che sta all'orizzonte.

Forse perche' da Duesseldorf tendo a fottermene di Bersani e Berlusconi, invece, ho deciso di fare un post sulla realta'. Anche perche', e' probabile che questa realta' irrompa nelle nostre vite tra pochi mesi. Anche qui a Duesseldorf. E no, Berlusconi e Bersani potranno farci poco. E anche Vendola.

Un esempio tipico di Humour Tedesco.


Uriel

(1) uhm. Diciamo i pensionati italiani. Negli USA le cose non stanno sempre cosi', anche se ignoro la composizione del fondo in questione.

(2) Colgo l'occasione per non dimenticare che Hegel era un pirla.