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Se il mio gatto mi usa per giocare

di Armando Massarenti - 24/05/2011



«Quando mi trastullo con il mio gatto, chi sa che non sia io il suo passatempo più di quanto lui lo sia per me?», si chiedeva Montaigne, antenato illustre degli attuali difensori degli animali. Suoi seguaci ideali furono, due secoli dopo, gli illuministi Voltaire e Hume, che non condivisero l'idea di Aristotele che l'uomo è «l'unico animale razionale». Senza contare che la ragione – diceva Hume – «è e deve essere schiava delle passioni». E delle "emozioni", avrebbe aggiunto Darwin in L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali.

«Che vergogna, che miseria – tuonava Voltaire –, aver detto che le bestie sono macchine prive di conoscenza e sentimento, che fanno sempre tutto ciò che fanno nella stessa maniera, che non imparano niente, che non si perfezionano». Ma qui il suo obiettivo polemico era Cartesio, uno dei padri della scienza moderna, il quale sosteneva che gli animali non erano altro che automi privi di pensiero, divenendo la «bestia nera» degli animalisti di ogni epoca. Ben più ragionevole era stato Aristotele che pur negando loro l'anima razionale, riconosceva agli animali la capacità di desiderare, sentire, ricordare e immaginare. Quello delle somiglianze e delle differenze tra gli uomini e gli altri animali, e su come di conseguenza dobbiamo trattarli, è un tema che ha sempre appassionato i filosofi. I due massimi esponenti dell'utilitarismo, Jeremy Bentham e John Stuart Mill, ritenevano che noi umani abbiamo doveri nei loro confronti: per esempio quello di non causare loro dolore non necessario. Oggi il loro più coerente seguace è Peter Singer. Per Kant invece, che pure era molto sensibile alle sofferenze degli animali, «non esistono verso di essi doveri diretti, ma solo doveri che sono doveri indiretti verso l'umanità».

Coloro che trattano crudelmente gli animali sono dannosi perché inclini a fare altrettanto con gli umani: «Si può conoscere il cuore di un uomo già dal modo in cui egli tratta le bestie». Ma agli animalisti di oggi questo non basta. E non bastò a Schopenhauer, che non perse neppure questa occasione per bersagliare Kant. Sono in molti però quelli che oggi difendono gli animali, come faceva Kant, pur partendo da una prospettiva moderatamente antropocentrica. Anche se va sempre mantenuto vivo il dubbio di Ezra Pound: «Se osservo le curiose abitudini dei cani, concludo con certezza che l'uomo è un animale superiore. Se osservo le curiose abitudini dell'uomo, devo confessarlo, amico, resto perplesso».