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Grecia: maxi-tagli per coprire un buco da 6,5 miliardi

di Vittorio Da Rold - 24/05/2011



grecia-space24-tf-258Vi segnaliamo questo articolo sulla Grecia, che descrive bene il modo in cui le misure imposte per evitare il default saranno durissime. Per accelerare le privatizzazioni si parla anche della "creazione di un'agenzia indipendente dal governo, in cui far sedere esperti stranieri". Una sorta di commissariamento dello Stato. Per leggere il futuro non occorre la sfera di vetro: va osservata una vasta sperimentazione in corpore vivo, oggi in Grecia, domani chissà.


Il governo greco vara un programma di tagli per coprire il buco di 6,5 miliardi nel bilancio 2011. Inizia così una corsa contro il tempo per ottenere il via libera alla concessione della quinta tranche dell'aiuto di 110 miliardi concesso alla Grecia un anno fa per uscire dalla crisi del debito.

Tranche senza la quale «per la Grecia potrebbe probabilmente significare il fallimento», ha affermato il premier in un'intervista al giornale ateniese Ethnos.

 

Il Consiglio dei ministri previsto per oggi pomeriggio dovrà approvare il primo pacchetto delle imprese a partecipazione statale da privatizzare per cercare di allentare almeno in parte le pressioni dei rappresentanti della «troika» - Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea - che domani tornano ad Atene per riprendere gli incontri con i funzionari dei ministeri per verificare appunto lo stato di attuazione del piano da 110 miliardi di euro.

Si tratta del punto più difficile del programma economico a medio termine viste le reazioni di alcuni ministri che spesso si sono dichiarati contrari alla privatizzazione, almeno delle società di carattere strategico come la Deh, l'azienda dell'energia elettrica. I nuovi interventi, decisi su pressione della troika di esperti Ue-Fmi-Bce in questi giorni ad Atene, serviranno a centrare l'obiettivo di ridurre il deficit 2011 al 7,4% del Pil dopo lo sforamento al 10,5% nel 2010, rispetto al 9,6% previsto dal piano di rientro.

Il ministro delle Finanze, George Papaconstantinou, presenterà una lista parziale di beni da privatizzare ma non ancora l'elenco completo di asset da mettere sul mercato per un valore di 50 miliardi di euro entro il 2015 sui 280 miliardi di beni che lo Stato possiede in totale, così da poter accedere al prestito supplementare Ue-Fmi che gli permetterebbe di pagare i 60 miliardi di debiti previsti nel 2012 e 2013. E per accelerare sulle privatizzazioni, strada ormai inevitabile per evitare il default, Atene potrebbe pensare alla creazione di un'apposita agenzia indipendente sull'esempio della Treuhandanstalt tedesca, nata in Germania dopo la caduta del muro. Il plauso all'idea arriva dal presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, intervistato da Der Spiegel. «Apprezzerei la creazione da parte dei nostri amici greci di un'agenzia indipendente dal governo, in cui far sedere esperti stranieri», ha detto Juncker.

Oltre alle privatizzazioni ci sono i tagli e aumenti d'imposta. Nella manovra si parlerebbe anche di aumento delle tasse per i proprietari di immobili con un patrimonio di valore superiore a 400mila euro (la cui esenzione sarebbe ridotta a 300mila retroattivamente a gennaio 2010), della riduzione delle indennità pagate ai dipendenti pubblici e della nuova tassa sulle bevande analcoliche.

La troika Ue-Fmi-Bce venerdì si è lamentata pesantemente dei ritardi con cui il Governo Papandreou sta mettendo a punto la manovra-bis visto che Atene ha bisogno di altri aiuti in aggiunta ai 110 miliardi di euro di prestiti già decisi un anno fa: si parla di 60 miliardi in due anni, anche se la somma sarà decisa solo dopo l'esito della missione Ue, Bce ed Fmi nella capitale.

Il Governo dovrebbe presentare nuovi tagli a stipendi, pensioni e sussidi sociali, oltre alla chiusura di enti statali, al congelamento delle assunzioni nel settore pubblico e a massicce privatizzazioni a partire da Ote, il principale operatore telefonico del Paese.

«La Grecia deve tornare in carreggiata sui conti. Per questo deve privatizzare di più di quanto previsto nel 2011, deve procedere con le riforme strutturali, deve assicurarsi che vi sia un accordo bipartisan tra i partiti per le riforme», ha detto ieri sempre Juncker, a margine di un conferenza a Stoccarda. «Solo quando queste condizioni saranno soddisfatte si potranno fare passi successivi», ha concluso.

Intanto non si attenua la polemica che vede contrapposta la Bce ai politici come Juncker stesso, che ipotizzano una ristrutturazione "soft" del debito greco con allungamento delle scadenze. Juergen Stark, membro tedesco del comitato esecutivo della Bce, ha detto che in caso di ristrutturazione «sarebbe impossibile continuare a fornire liquidità» alle banche greche, cioè non verrebbero più accettati come collaterali i bond greci. L'Eurotower ha comprato 40 miliardi di titoli di Stato greci e ha prestato oltre 91 miliardi alle banche greche a fronte di circa 144 miliardi di garanzie, in parte bond governativi ellenici.