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L'obsolescenza del lavoratore, verso la rottamazione dell'umanità?

di Andrea Marciani - 01/06/2011


Sebbene l'uomo sia un "prodigio di efficienza energetica", in un futuro non lontanissimo potremmo assistere alla totale "rottamazione del lavoratore" qualora la tendenza all'automatismo, partita nei primi anni dell'800, non venisse invertita.


uomo
In un futuro non lontanissimo potremmo assistere alla totale “rottamazione del lavoratore”

L’uomo, con le sue capacità cognitive, con la sua fantasia e con la sua forza fisica è anche un vero prodigio di efficienza energetica. Se fosse un elettrodomestico sarebbe collocato in classe AA (anzi, per la verità, meriterebbe una classificazione tutta sua, dato che nessun manufatto meccanico si avvicina neanche lontanamente al suo grado di efficienza).

Per funzionare, infatti, sull’arco delle 24 ore, abbisogna di sole 2550 kcal. di cibo, che convertite in Watt equivalgono a circa 3 kW : il consumo equivalente di una grossa lampadina.

Un operaio, sotto sforzo, consuma quanto un piccolo trapano da hobbistica: 400 Wh

Eppure, di questi tempi, si direbbe che questo prodigioso 'articolo' sia diventato obsoleto e tutte le imprese si danno un gran da fare per espellerlo dalla catena produttiva.

Non solo nelle industrie dove l’automazione, partita nei primi anni dell' 800 nelle filande inglesi, non si è mai arrestata, ma anche nelle banche e sulle autostrade fino alle pompe di benzina: tutti si affidano all’automazione ed attivano tariffe differenziate per incentivare il ricorso ai servizi delle macchine e disincentivare quello al personale umano.

Questa trasformazione è attuata con la sostanziale collaborazione di sindacati e lavoratori, che la globalizzazione, attraverso la de-localizzazione del crumiraggio in paesi de-sindacalizzati, ha reso docili come agnelli sacrificali.

Se questo trend dovesse proseguire si potrebbe ipotizzare, in un futuro non lontanissimo, la totale rottamazione del lavoratore, infatti neanche la sua valenza di 'consumatore' sembra avere più alcuna importanza, né per i nostri capitalisti, comodamente adagiati su rendite di posizione garantite dalla gestione dei servizi indispensabili, né per i pochi capitani d’industria rimasti, che hanno orientato tutta la loro attenzione verso i nuovi mercati dei paesi emergenti, vasti serbatoi di neo-consumatori entusiasti, inesperti e poco tutelati.

Negli stanchi paesi occidentali (nel nostro in particolare), il ruolo di consumatore resterà ai soli pensionati ed anche a questi, solo fino a quando si riuscirà a tenere in piedi il Welfare nazionale, vampirizzato da anni, con il placet dei nostri politici, da banche, assicurazioni e case farmaceutiche.

Il patto generazionale è rotto. Ai nostri giovani, ogni famiglia che può, cerca di garantire qualche futuro con i beni accantonati nei tempi delle vacche grasse, ma la società nel suo insieme rifiuta di farsene carico e li ignora, relegandoli nel parcheggio di università 'aculturate' o garantendone una sopravvivenza grama in un precariato senza fine.