Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Un sogno in California

Un sogno in California

di Maurizio Pallante/Andrea Bertaglio - 03/06/2011




Gli Stati Uniti d’America, si sa, sono un Paese molto contraddittorio, nel quale realtà anche opposte fra loro riescono bene o male a convivere. Dopo un breve viaggio nello stato più popoloso degli USA, la California, è possibile tracciare molto superficialmente una lista di pro e contro in cui ci si può imbattere in una città come, ad esempio, San Francisco: isola “felice” di pacifismo, ambientalismo e difesa dei diritti umani (“minoranze” gay in primis) decisamente inusuale nel contesto statunitense.

Appena si lascia l’aeroporto e ci si mette in auto si nota subito l’enorme traffico che intasa strade ed autostrade, e che non ha nulla da invidiare a quello di Milano o Roma. Anzi, gli USA sono l’unica nazione al mondo ad avere un numero di automobili pro capite superiore a quello italiano, e si vede. Tuttavia, le amministrazioni californiane stanno cercando di ridurne l’impatto, in termini di emissioni di CO2.

Sempre a San Francisco, infatti, ci sono piste ciclabili in gran parte della città, sono previste corsie preferenziali per le auto ibride o semplicemente con più persone a bordo, e tutti i mezzi pubblici (comprese le famose cable cars) sono a emissioni zero, in quanto sono tutti tram, filobus o autobus che viaggiano a biocarburanti (su questi torneremo però più avanti). Tra i tram ce ne sono a sorpresa anche alcuni dell’ATM milanese: progettati nel 1928 dallo statunitense Peter Witt ed acquistati alcuni anni fa, dopo la loro dismissione nel comune lombardo, dalla San Francisco Market Street Railway.

Certo il rebound effect, l’effetto rimbalzo, è sempre in agguato. Soprattutto in un Paese che continua ad essere, nonostante la crisi economico-ambientale, totalmente orientato verso il consumo, verso gli affari (in senso lato) e nel quale ci si sente costantemente sotto l’influenza di una competitività che contagia ogni aspetto della vita. L’effetto rimbalzo consiste nel perdere i vantaggi che si ottengono, ad esempio, riducendo le emissioni delle auto in circolazione quando contemporaneamente il numero delle stesse è in costante aumento. In effetti il risparmio di un cospicuo numero di auto ibride è già annullato dai consumi delle auto che ibride non sono, a partire da fuoristrada che in alcuni casi raggiungono delle dimensioni imbarazzanti.

Perché “un sogno in California”? forse perché è come un sogno ad occhi aperti vedere certe pratiche virtuose nella patria della crescita a tutti i costi e dell’iper-consumismo, o perché un vero cambiamento (il famoso “change we need”) rimarrà per un po’ solo un bel sogno? Forse per entrambi questi motivi. Probabilmente sono solo riflessioni da snob europei, ma dietro la facciata c’è bisogno di molto di più. Anche perché, nel mondo anglosassone, spesso sembrano più importanti le apparenze che non la sostanza (e da noi sta diventando lo stesso).

Il fatto che anche le energie rinnovabili in America stiano diventando un (altro) enorme business, comunque, non deve essere visto necessariamente come un male. Forse è un primo passo verso una lentissima e graduale presa di coscienza dei propri limiti e delle proprie priorità da parte degli americani. Sta di fatto che il numero abnorme di senza tetto che si vedono per strada possono “sognare” un futuro migliore, se le nuove tecnologie creeranno come ha previsto Obama decine di migliaia di posti di lavoro.

Non che gli homeless di tutt’America possano diventare tecnici ambientali da un giorno all’altro, ma iniziare ad orientare la sprecona mentalità americana verso concetti o, appunto, tecnologie che insegnino alle persone quanto utile, importante ed appagante sia il risparmio, il non-spreco, magari addirittura la frugalità (e non il contrario come è adesso), potrebbe avviare un circolo virtuoso che, negli anni, permetterà agli Stati Uniti di valorizzare al meglio ciò che ha: paesaggi stupendi, una gran quantità di risorse ed un popolo variegato composto per lo più da persone meravigliose, seppur spesso non molto consapevoli.

Caratteristiche che possono ricordare un altro Paese: il nostro. Gli Usa e l’Italia sono probabilmente i Paesi del mondo industrializzato nei quali c’è più lavoro da fare, se si vuole cambiare davvero. Loro hanno un vantaggio: una classe politica che, almeno a parole, questo cambiamento lo vuole. Noi nemmeno quello.

Nonostante Bush, Obama e le loro bombe premiate col Nobel per la pace, ci sono sempre più persone che chiedono di destinare più soldi alla sanità e meno alla guerra. Speriamo che veramente i milioni di persone che hanno iniziato ad aprire gli occhi abbiano presto la meglio. Le previsioni non sono le migliori, ma la speranza è sempre l’ultima a morire.

Ambiente, società, istruzione, politica, energie, sanità, “difesa”… C’è davvero molto da fare, sia qui che oltre oceano. Soprattutto se ci si vuole meritare di essere chiamati “Paesi civili”.