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I bambini afgani uccisi sono ben più importanti dei nuovi sindaci in italia

di Massimo Fini - 06/06/2011


Mentre in Italia si tripudia per la vittoria di Pisapia e De Magistris (come se avessero un vero significato, da noi il problema non è di uomini, ma di un sistema che è corrotto fino al midollo, in tutte le sue fibre più intime, di un Paese e di un popolo che ha perso ogni etica, ogni valore condiviso che non sia il Dio Quattrino), in Afghanistan un raid aereo della Nato, di cui facciamo parte condividendone le responsabilità, ha ucciso dodici bambini e due donne. la dinamica di questi episodi, che si ripetono quasi quotidianamente, è sempre la stessa. I guerriglieri talebani attaccano una Base Nato. Poichè i soldati occidentali non sono più abituati ad combattimento ad armi pari, chiamano in soccorso l’aviazione. I Talebani a questo punto si dileguano e vanno a rifugiarsi nel villaggio più vicino. I caccia bombardano a casaccio le prime case del villaggio e uccidono regolarmente donne, vecchi e bambini perchè tutti gli uomini validi sono a combattere in montagna. In quanto ai guerriglieri protagonisti dell’attacco non ne beccano mai uno, hanno utilizzato il villaggio solo per far perdere le loro tracce, ma sono ormai lontani.
Quanto dovrà durare ancora questa carneficina insensata e ignobile? La guerra all’Afghanistan, che dura da dieci anni, è diventata la più lunga che gli americani abbiano combattuto nella loro storia, superando quella del Vietnam. I civili afgani uccisi, da una parte e dall’altra, ma in maggioranza dai bombardamenti Nato, come rileva un rapporto Onu del 2009, sono stati 60mila, i caduti della Coalizione 2500, i guerriglieri talebani circa 35mila (anche se loro, a differenza nostra, non ne fanno un piagnisteo, rientra in un rischio volontariamente assunto). Dovevamo, nelle intenzioni, ricostruire l’Afghanistan e l’abbiamo devastato più di quanto abbiano fatto, anch’essi in dieci anni, i sovietici. Perchè i russi fecero grandi distruzioni materiali, ma non avendo, a differenza degli occidentali, la pretesa di cambiare la mentalità, le tradizioni, o costumi, la socialità degli afgani si fermarono lì. Noi, oltre alle distruzioni materiali, abbiamo sconquassato il Paese dal punto di vista economico, sociale e morale. Sotto il regime talebano Kabul aveva un milione e 200mila abitanti, oggi ne ha cinque milioni e mezzo. La disoccupazione era all’8% (inferiore alla media europea) oggi è al 40%. L’artigianato locale è distrutto (i burqua li fabbricano i cinesi). La corruzione è endemica, nel governo di Karzai, nella polizia, nella magistratura (e anche fra i Contingenti internazionali). Tanto che la popolazione preferisce rivolgersi alla spiccia, ma efficace e incorrotta giustizia dei Talebani e nelle zona da loro controllate (circa il 75% del territorio, secondo stime Usa), la corruzione è stata spazzata via. Nel 2000/2001 il Mullah Omar proibì la coltivazione dei papaveri e la produzione di oppio crollò quasi a zero. Oggi l’Afghanistan "liberato" produce l’83% dell’oppio mondiale.
Questi i risultati di dieci anni di occupazione. Vogliamo smetterla? Le parole più sensate le ha dette l’inascoltato vicepresidente americano, il liberale Biden: "Lasciamo gli afgani a vedersela col Mullah Omar, oppure arriviamo ad un compromesso politico col capo dei Talebani. Combattiamo il terrorismo internazionale, che comunque non sta in Afghanistan, con il lavoro dei servizi segreti e le incursioni delle forze speciali.
Ecco perchè m’importa poco o nulla di Pisapia e di quell’ambiguo ex magistrato di De Magistris. Un ambiziosetto come ne abbiamo visti tanti. Mi stanno molto più a cuore dodici bambini afgani, che non sono meno bambini dei nostri, uccisi in un colpo solo dalla Nato. E quindi anche da noi.