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Aldous Huxley, così l’uomo perde l’anima

di Giorgio Montefoschi - 06/06/2011


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Quando Walter Bidlake, giornalista al «Literary World» , si avvia verso la porta di casa, dopo essersi aggiustato il cravattino bianco dello smoking per recarsi alla serata musicale di Lord e Lady Tantamount — siamo all’inizio di Punto contro punto di Aldous Huxley (Adelphi, traduzione di Maria Grazia Bellone, pp. 528, e 24)— la sua compagna Marjorie, non invitata in quanto non è sua moglie, gli propone il volto pallido e smunto e una insostenibile richiesta per chi ha i pensieri altrove: «Non tornare più tardi di mezzanotte» lo supplica lacrimando. Lei è incinta di tre mesi e per Walter ha lasciato un marito afflitto da scrupoli religiosi più di un chierichetto; Walter è innamorato perso della ricchissima, capricciosissima erede dei Tantamount: Lucy. Il palazzo dei Tantamount sorge all’estremità orientale di Pall Mall. È sfarzoso: saloni, scalinate come in un edificio rinascimentale. Il concerto è incentrato sulla «Suite in si minore per flauto e archi» di Bach. C’è parecchia gente: nobili, intellettuali, pittori, rappresentati di movimenti nazionalisti e superconservatori, ricchi che considerano gli scioperi una semplice idiozia, ricchi annoiati dall’agiatezza che naturalmente disprezzano il danaro: insomma, la crema della società londinese degli anni Venti. Lord Edward Tantamount non siede fra gli spettatori: coadiuvato da un suo assistente, tale Illidge (un tipo dai capelli rossi, di umile origine, rancoroso) se ne sta all’ultimo piano del palazzo, in biblioteca a consultare manuali scientifici per ricerche sul fosforo magari, o altro, che non hanno mai fine e lo impegnano notte e giorno. Altri interessi non ha: solo la scienza, che pratica chi se la può pagare. E sentimentalmente è un disastro. Sua moglie Hilda, la madre di Lucy, lo definisce un «bambino fossile» . Lei, Hilda, è da molti anni legata a John Bidlake, il padre di Walter: un anziano pittore piuttosto famoso, egoista al cubo, autore di quadri vagamente preraffaelliti (tipo, «Le bagnanti» : una ghirlanda di donne nude) privi di qualunque spiritualità. Con loro, Hilda e John, siamo di nuovo al piano terra. La musica è finita. Si chiacchiera. Edward fa una capatina e risale in biblioteca. John e Hilda si punzecchiano sull’amore: ormai spento per entrambi. John, oltre a Walter, ha una figlia, Elinor, sposata con Philip Quarles: scrittore. Attualmente, i due sono in India (un’India ben lontana ancora dalla libertà, stretta nel torchio del dominio coloniale). Hanno lasciato il piccolo Phil ai suoceri e stanno per fare ritorno in Inghilterra. Elinor è una donna vitale, Philip è un freddo: «La sua intelligenza gli permetteva di capire qualsiasi cosa, compresi i sentimenti che l’intelligenza non sapeva provare o gli istinti da cui si studiava di non farsi dirigere» . Ma ecco Lucy Tantamount: ha trent’anni, la pelle bianca come la gardenia che adorna la scollatura del vestito nero. Illidge, che è di casa, pensa che sia una dannata, una sciagurata, una donna irrimediabilmente corrotta. Walter la ama senza sapere perché. Ora, Lucy e Walter hanno abbandonato la festa. In taxi, si stanno dirigendo verso un ristorante italiano di Soho aperto fino a tardi, in cui troveranno di sicuro degli amici. La luce giallastra dei lampioni illumina fugacemente il volto esangue di lei: la maschera di una persona che ha già visto tutto ed esprime, insieme, un divertito distacco e una stanchezza languida e indurita. Walter la bacia (lui, da Lucy vorrebbe sesso e tenerezza: Lucy rifiuta le tenerezze: «Perché devi sempre tirare in ballo l’amore?» gli dice sempre); poi entrano nel ristorante. Dove trovano Mark e Mary Rampion e Spandrell. Mark è pittore: fa quadri e disegni simbolici; viene da una famiglia povera. Mary da una famiglia ricca. Spandrell è un nullafacente, provocatore in ogni campo, con dichiarate simpatie anarchiche. Adesso, sta dicendo: «Ho una tecnica sopraffina per sedurre le giovinette. Bisogna sceglierle tristi e impressionarle. Si possono portare al culmine della depravazione» . In realtà— commenteranno più tardi Mark e Mary— Spandrell pensa continuamente ai peccati, cerca di commetterli e ci rimane male perché non ci riesce. Altri argomenti della tavola sono il sesso, l’ascetismo, l’arte. Mark se la prende con gli artisti concettuali. Dice: «Dove va la presuntuosa creatività che trascura il cuore e crede solo nella mente?» . Alla fine della cena, fuori dal ristorante, si rivolge a Lucy, con la quale ha avuto a suo tempo una relazione durata un mese: «Sarebbe ora che vedessi con i tuoi occhi un comunista rivoluzionario. Tipi innocui quasi tutti e infantili. Alcuni sinceramente convinti che la rivoluzione renderà la gente più felice» . A casa, Lucy si guarda allo specchio: «Cosa farò quando sarò vecchia? » . E le vengono in mente le parole di Spandrell: «Mai pensato di morire?» . A palazzo Tantamount la festa è finita, nel frattempo. Lord Edward e Illidge sono risaliti in biblioteca. Squilla il telefono. È Lord Gattenden, fratello di Edward, paralizzato in carrozzella. Annuncia: «Ho appena scoperto una straordinaria prova matematica dell’esistenza di Dio» : Edwar non si scompone più di tanto e torna alle sue ricerche. Denis Burlap, invece, direttore del «Literary World» , anche lui invitato dai Tantamount, vedovo, mistico con propensioni francescane, torna dalla sua Beatrice e sentendosi oppresso nel petto si fa preparare un infuso e massaggiare il petto. Beatrice prova brividi di terrore a palpare quel corpo nudo (però tutti provano brividi di orrore e si irrigidiscono, nel romanzo, anche soltanto quando le labbra si incontrano). Quindi, passa del tempo. Philip Quarles ed Elinor sono tornati dall’India. Elinor non si sente mamma. Philip si disinteressa proprio del bambino. Vorrebbe scrivere un romanzo in cui è rappresentato lo stupore nascosto nelle cose più ovvie. Londra è regale. Il Big Ben segna le undici e ventisette ed è possibile che un marchese sia assopito nella biblioteca della Camera dei Lord. Al circolo, dove in parecchi si incontrano, camerieri in livrea color rubino, assistono con un servizio impeccabile i partecipanti a discussioni interminabili sulla noia della vita, l’inutilità del lavoro, l’arroganza delle classi inferiori, l’arte, la letteratura, la scienza e il corpo, l’intelletto e i sentimenti, l’istinto e la coscienza. Il vecchio Bidlake scopre di avere un brutto male. Elinor è corteggiata da Everard, un gaglioffo, capo del movimento a dir poco reazionario dei British Freemen, sempre in divisa con lo spadino, e vorrebbe tradire Philip, per scuoterlo dalla sua indifferenza e tuttavia non ce la fa. Lucy si trasferisce a Parigi, facendo disperare Walter e, via lettera, lo informa che dopo aver evitato noiosi locali equivoci per scambisti è andata a letto con un italiano sconosciuto incontrato davanti a una vetrina. Il vecchio Sir Sidney Quarles, padre di Philip, altro gaglioffo fallito in politica, inventa ricerche al British Museum utili alla elaborazione di un suo grosso tomo sulla democrazia, per incontrarsi con una segretaria sciacquetta che mette pure incinta (poi la sciacquetta farà in modo di vendicarsi con una terribile scenata e il gaglioffo avrà, di riflesso, una emicrania massacrante). Phil, il bambino di Philip e Elinor, si ammala di meningite proprio alla vigilia del tradimento di Elinor. Everard, dopo un demenziale comizio in Hyde Park, viene ucciso da Illidge e Spandrell con una mazzata in testa. Anche Spandrell va incontro alla morte. Il bambino si riprende e poi di colpo muore. E finalmente, nel grandioso romanzo di idee in cui con scarso amore e notevole ferocia è descritta l’Inghilterra postvittoriana con le sue grandiose contraddizioni, la ferocia dei ricchi e la disperazione dei poveri, gli immensi privilegi e le immense distanze sociali — e nel quale, come qualcuno ha scritto nei suoi appunti, «le idee non hanno alcuna importanza» — irrompe il dolore. Punto contro punto apparve nel 1928. Nel 1925 Virginia Woolf aveva scritto La signora Dolloway; nel 1927, Gita al faro: il suo capolavoro. Da punti di vista completamente opposti, questi tre romanzi, i due della Woolf e quello di Huxley, affrontano il tema profondissimo dello spaesamento nel quale — al di là di ogni contesto storico o sociale — può naufragare l’anima umana.