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La sicurezza totale, falso mito moderno

di Claudio Risé - 07/06/2011


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Il batterio (forse) da cetriolo e verdure è solo l’ultima paura contemporanea. In realtà la società di oggi, forse una delle più sicure della storia dell’uomo, è invece occupata da timori che invadono la nostra vita quotidiana. Non tanto quello della morte, che aveva interessato la mente dell’uomo per millenni, ed oggi è tabù. Ma quello, appunto, di malattie, epidemie, della povertà, dell’insuccesso, della solitudine.
Questi timori, poi, ammalano: l’ansia oggi è il disagio più diffuso.
Dove nascono tutte queste paure in una società che, nel suo complesso, non è mai stata così ricca e longeva?
Probabilmente dall’illusione, creata dalla propaganda tecnoscientifica contemporanea, che sarebbe «normale» non avere paura, che la vita dell’uomo possa essere davvero sicura e protetta da ogni rischio come le varie pubblicità, commerciali, politiche o culturali, tendono a far credere.
Il lavoro psicologico con le persone oscillanti tra ansia, crisi di panico e fobie diffuse, dimostra, infatti, che ciò che genera insicurezza è soprattutto il mito moderno di una possibile e totale garanzia di sicurezza. Quello dell’assenza di pericoli, dell’eliminazione di ogni rischio, è forse il maggiore mito moderno, quello che più rende diversa la nostra vita da quella di tutti i nostri predecessori.
Ogni civiltà precedente ha sempre considerato il pericolo un dato non eliminabile della vita umana, ed ha messo questa consapevolezza al centro di sistemi religiosi o filosofici. Le religioni chiedevano l’aiuto di Dio (o degli Dei) per affrontare il pericolo, le filosofie (come quella stoica, molto importante nell’impero romano), confermavano l’esistenza dei rischi, dato non evitabile della vita umana, e spiegavano come fronteggiarli con serenità, senza lasciarsi travolgere dalle emozioni di paura.
I due approcci, quello religioso e quello laico, fornivano comunque all’uomo un «sapere del pericolo», che lo rendeva più tranquillo di fronte a questo aspetto della vita, di cui la morte non è che l’ultima e definitiva conferma. L’essere umano era comunque consapevole della propria intrinseca debolezza e fragilità, necessariamente esposta a poteri più vasti e forti di lui, come la Natura, o gli Dei. Questo riconoscimento dei propri limiti rendeva, paradossalmente, l’uomo più tranquillo e meno pauroso.
La modernità ha però dato sempre più spazio a una fantasia diversa: quella dell’onnipotenza e invincibilità dell’essere umano. Spesso se ne dà la colpa al pensiero scientifico, ma non è così. L’autentica scienza moderna, riconoscendo la propria caratteristica di fallibilità, è anzi lontana da queste semplificazioni.
È vero però che in alcuni campi, come appunto la medicina, vennero diffuse false certezze, come quelle della vittoria contro ogni malattia infettiva entro il secolo scorso, poi fatalmente smentite dai fatti.
L’insuccesso provoca ora nuove ansie di fronte ad ogni epidemia, vista come un annuncio dell’Apocalisse anziché come un fatto biologico del tutto naturale. La vera fantasia di onnipotenza dell’uomo è generata dalle semplificazioni della propaganda commerciale di prodotti medici o di tecniche di cura, e da ideologie di diverse tendenze, tutte però ansiose di liberarsi dall’ingombrante sospetto che la Natura, e/o la Divinità, detengano poteri non misurabili con quelli dell’uomo.
La vera sicurezza nasce dal riconoscimento del proprio limite.
Negare che possano esistere altre realtà, finora non completamente conoscibili o controllabili, mette in ansia uomini cresciuti nella fantasia di sicurezza totale, ogni volta che questa viene smentita dai fatti.