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Bilderberg, finanzieri e industriali a convegno in Svizzera

di Filippo Ghira - 10/06/2011


Molti dei principali esponenti dell’Alta Finanza e della Grande Industria europee e nordamericane si riuniranno da oggi fino a domenica a St. Moritz in Svizzera nel consueto e annuale vertice dei Bilderberg per discutere dei problemi del mondo, trovare e “suggerire” ai loro vassalli politici le soluzioni da adottare le quali saranno, sempre e comunque, funzionali alla difesa dei propri interessi. Molti politici saranno al vertice per annusare che aria tira e capire quello che ci si aspetta da loro.
Politici soprattutto pronti a ribadire la propria totale fede nei valori e negli interessi del Libero Mercato. Termine che, nell’accezione che ne danno gli usurai di professione, padroni di casa, significa che gli Stati rappresentano un ostacolo che deve essere messo da parte e che i governi dovrebbero cercare di caratterizzarsi soprattutto per la propria assenza. Basta quindi con lo Stato sociale, basta quindi con lo Stato imprenditore e con la sovranità nazionale. I governi devono vendere ai privati le aziende pubbliche, in particolare quelle operanti nei settori dell’energia e delle telecomunicazioni, e lasciare che la “mano invisibile” del Mercato faccia il resto.
La riunione dei Bilderberg, alla quale ovviamente si può partecipare soltanto su invito e per cooptazione, si svolge dal 1954 ed è nata su iniziativa del principe Bernardo d’Olanda, curiosamente, ma poi nemmeno tanto, proprio nella fase storica in cui la politica “ufficiale” si muoveva per fare nascere la Comunità economica europea (con Germania, Francia, Italia, Lussemburgo, Belgio e appunto Olanda). Come se il potere “reale” europeo, in un gioco di sponda con quello statunitense, volesse ribadire chi fosse in grado di dettare veramente le regole della danza. E’appena il caso di ricordare che la famiglia regnante olandese possiede un patrimonio personale immenso come del resto quella inglese e che entrambe vantano consistenti partecipazioni azionarie incrociate in società di peso, come la compagnia petrolifera Shell, una delle ex Sette Sorelle.
Al Bilderberg non si spreca il tempo in chiacchiere ma si va subito al cuore dei problemi. Il principale di questi sarà sicuramente il come sfruttare la crisi del debito pubblico nei Paesi dell’euro in maniera tale da arricchirsi ogni oltre misura. Ai banditi presenti in Svizzera importa poco che Portogallo, Irlanda, Grecia (e forse in futuro la Spagna) possano finire in bancarotta e non essere più in grado di restituire i prestiti ricevuti dal Fmi e dalla Unione europea, rimborsare il capitale dei titoli di Stato e pagare gli interessi. Quello che conta è che una eventualità del genere si trasformi in una occasione di guadagno, attraverso l’acquisizione della proprietà delle aziende pubbliche di quei Paesi. Per chi ama la dietrologia, che in certi casi purtroppo risulta essere una scienza esatta, si può ricordare che le precedenti riunioni del Bilderberg si sono svolte in Grecia e in Spagna. Fossimo al posto degli svizzeri di certo incominceremmo a grattarci…
Al vertice si farà sentire l’assenza di Dominique Strauss Kahn, inciampato sull’economia reale, anche se i presenti non mancheranno di rivolgergli un simbolico saluto per ringraziarlo dell’attività di usuraio da lui portata avanti che si è svolta secondo il copione che gli era stato sottoposto. I cittadini portoghesi, irlandesi e greci la vedranno in maniera diametralmente opposta ma questo non preoccuperà i partecipanti al vertice che anzi daranno il benestare alla nomina del suo successore alla guida del Fondo monetario internazionale, e cioè il ministro francese delle Finanze, Christine Lagarde, che ha già assicurato la condivisione della filosofia di fondo del Bilderberg, facendo una comparsata ad uno dei vertici precedenti.
Come succede a margine delle riunioni della Cupola di Cosa Nostra, anche al vertice del Bilderberg sarà nutrita la presenza di guardie del corpo, alle quali si aggiungerà  un impressionante apparato di sicurezza, fatto di agenti di polizia e di tiratori scelti pronti ad intervenire, ognuno secondo le proprie attitudini, per rintuzzare contestazioni e assalti all’albergo che ospita il vertice. Non c’è infatti nessuno migliore di un bandito di professione, come può essere un banchiere, nel prevedere cosa potrebbero cercare di fargli le sue vittime, nel caso specifico giustamente infuriate per essere state rapinate e per lo più da criminali che portavano i guanti bianchi. E di vittime, solo per restare in Europa, ce ne sono a milioni.
La Svizzera verde famosa per il cioccolato e il segreto bancario ha assicurato che tutto verrà tenuto sotto controllo. Compresi i socialisti locali già pronti a manifestare con lo slogan: “L'essere umano viene prima del mercato”. In tal modo alcuni dei banditi presenti, tipo David Rockefeller (nella foto) della Jp Morgan Chase, potranno dormire sonni tranquilli. Ci saranno comunque George Bush e Henry Kissinger.
In passato vennero invitate al vertice personalità italiane di spicco come Mario Draghi (Goldman Sachs e Banca d’Italia), Romano Prodi (Goldman Sachs e governo), Mario Monti (Goldman Sachs e Università Bocconi), Paolo Scaroni (Eni), John Elkann (Exor e Fiat), Franco Bernabè (Telecom), Gianfelice Rocca (siderurgia) e il non compianto Tommaso Padoa Schioppa (Goldman Sachs). Di tutti costoro si ignora però come l’avvenimento fu vissuto.
Duro il giudizio del deputato svizzero Dominique Baettig che, pur essendo famoso o famigerato per la sua xenofobia, ha perfettamente centrato il problema quando ha sostenuto che il Bilderberg promuove un modello sociale ultraliberista con una moneta unica mondiale e con l'Fmi come tesoriere. Esso, ha aggiunto, gioca con le paure della globalizzazione e manipola i mass media controllati, per imporre terapie d'urto dagli effetti sociali devastanti che favoriscono l'indebitamento degli Stati nei confronti delle banche. Quelli del Bilderberg, ha insistito, stanno privatizzando eserciti e polizie, pianificano azioni militari contro gli Stati sovrani e programmano la fine della democrazia, attraverso il trasferimento del potere dagli Stati a istituzioni sovranazionali non elette. Tipo appunto la Bce e la Commissione europea.