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Caro Ban ki-moon, non siamo sulla “stessa barca”…

di Enrico Galoppini - 15/06/2011

Fonte: europeanphoenix


“Per favore mantenete le frontiere aperte a qualsiasi rifugiato, e per favore proteggete i loro diritti umani". D’acchito, leggendo queste parole, uno potrebbe pensare che si tratta d’un accorato appello del Papa o di qualche prelato, di un “no global” o di un esponente dell’associazionismo “di sinistra”… E invece no, è una citazione dall’intervento del segretario dell’Onu Ban ki-moon durante un convegno, tenutosi a Roma alcuni giorni fa, sul tema della “città interetnica”[1]. 

Queste parole, nella loro immancabile vaghezza (che permette di astrarre dal contesto), suonano in effetti incredibili, pronunciate da un signore sud coreano[2] che dovrebbe sapere a menadito come mai arrivano in Italia così tanti “profughi” al giorno, visto che tre delle stesse potenze che dettano legge all’Onu, e che perciò gli garantiscono lo stipendio, sono le protagoniste dell’aggressione alla Libia. Aggressione coperta dalle solite motivazioni “umanitarie” già viste nella ex Jugoslavia, e che, almeno ufficialmente, volendo credere ad un rapporto di causa-effetto, sarebbe all’origine del continuo afflusso di “profughi” in Italia.


Diciamo “ufficialmente”, perché a rigor di logica ci si attenderebbe l’arrivo di “profughi” libici. Ma qua per la razionalità non vi è più posto, così per dare la misura dell’assurdità di quanto proferito da Ban ki-mon e di quel che ci vogliono far digerire, riportiamo un’altra citazione dal suo discorso: "Non solo l'Italia, ma anche paesi come Tunisia ed Egitto"… Ora, chiunque sa che questi “profughi” in arrivo a Lampedusa sono soprattutto tunisini, pertanto come faccia la Tunisia ad “accogliere” i tunisini stessi resta un mistero non meno insolubile di quello delle origini dell’universo[3].

Citiamo ancora dall’Ansa: "L'Italia è stata eletta membro del consiglio dei diritti umani dell'Onu ed è firmataria di numerose convenzioni sui diritti umani”. Ed è proprio questo il problema, perché mi risulta che gli Stati Uniti e il loro alleato Israele non abbiano mai firmato alcuna “convenzione” - non con-venendo affatto con gli altri -, né quella sulle armi nucleari, né quella sulla tortura ed il rispetto dei prigionieri; né riconoscono il Tribunale Penale Internazionale che di volta in volta, in ‘stile Norimberga’, mette alla gogna il ‘cattivo’ (sconfitto) di turno[4]. Insomma, una griglia fittissima, di obblighi, convenzioni, accordi (si fa per dire) stabiliti grazie a cessioni progressive di sovranità nazionale per le quali i nostri rappresentanti (?) non hanno mai ricevuto dal “popolo sovrano” (?) alcuna delega, e tutti ammantati da strati di retorica sui “diritti umani”, appositamente architettati per noialtri fessi tranne che per le vere “nazioni elette” del pianeta ed i loro dirigenti, che possono tranquillamente farsi un baffo dei vari “tribunali” che configurano una tirannia di tipo giudiziario[5].

Citiamo ancora il segretario dell’Onu perché davvero merita la ribalta: “Apprezziamo, nonostante le difficoltà, ciò che sta facendo il governo italiano per proteggere i diritti umani e dare assistenza a tante persone".  Cosa siano questi “diritti umani”, se non sono quelli ad una casa senza svenarsi con mutui e prestiti presso enti privati usurai; ad un lavoro stabile, in sicurezza e retribuito in modo da garantire una vita dignitosa ad una famiglia quand’anche volesse mantenere la moglie a casa ad accudire i figli; ad un’istruzione gratuita o alla portata di tutti, i cui contenuti incoraggino l’elevazione spirituale e morale della persona; alla possibilità di ricevere cure professionali, a costi calmierati, preferibilmente secondo una medicina che consideri l’essere umano un tutto in armonia col cosmo e non una sorta di macchina da riparare coi ‘pezzi di ricambio’; cosa siano davvero, visto che nella retorica e negli intendimenti occidentali non corrispondono a tutto ciò, è davvero arduo stabilirlo.

Per di più, nell’essenziale, questi quattro diritti summenzionati sono garantiti – come già rilevato in passato[6] – proprio negli “Stati canaglia”, quelli che a turno vengono messi sotto pressione, embargati e aggrediti dall’Occidente. Ma si fa finta di non saperlo, raccontandosi che in tutto il pianeta i “diritti” per antonomasia sono quelli di “dire la propria” (compreso l’insulso “diritto di voto” a beneficio di candidati che una volta eletti non vedrai più al mercato a racimolare simpatia) e di sbandierare oltre i limiti della decenza e dello scandalo – sì, dello scandalo, termine quanto mai desueto – i propri “gusti sessuali”: per questo le campagne dirittumanofile vertono perlopiù sui “blogger” e i “gay”, - senza dimenticare “le donne” , “oppresse” per definizione! -  che verrebbero vessati dalla Cina alla Russia, dalla Siria all’Iran eccetera[7]. Poi, se dopo l’aggressione – preparata mediaticamente grazie al lavorio di questi paladini dei “diritti umani”, quando non si tratti di agenti camuffati, o tutt’e due insieme[8] – l’ex “Stato canaglia” diventerà un luogo in cui farsi una casa sarà l’impresa di una vita, sua e dei suoi parenti, avere un lavoro garantito sarà una chimera, formare una famiglia un’impresa ai limiti del temerario, essere curati un autentico miracolo (anche il pronto soccorso vien fatto pagare dove vigono i “diritti umani”!), ricevere un’istruzione per non morire abbrutiti comporterà l’indebitamento dei genitori; bene, tutto ciò non turberà affatto i sonni delle “anime belle”, poiché tale “danno collaterale” verrà ritenuto abbondantemente compensato dai “gay pride” e dal bla bla inconcludente su ogni cosa da parte di personaggi sulfurei ed inconsistenti che credono di poter esprimere la loro idea su ogni cosa perché s’intendono di tutto!

Forse però il signor Ban ki-moon è particolarmente impreparato sull’Italia e le condizioni in cui versa la sua popolazione, altrimenti avrebbe parlato in modo diverso… Gli italiani, a parte quelli con la “pancia piena” e gli altri da essi plagiati che pare si nutrano di “bei discorsi”, non ne possono più di vedersi fregare sistematicamente su tutta la linea, dal lavoro all’asilo, dalla casa popolare agli assegni familiari. Giusto ieri m’è capitato di parlare con un giovane di venticinque anni il quale è praticamente disperato perché anche per distribuire i volantini nelle cassette della posta le agenzie di “lavoro interinale” (v. sfruttatori legalizzati) preferiscono fare contratti (capestro) agli stranieri. Era letteralmente sconvolto, perché giorno dopo giorno scopre che la sua (?) classe dirigente lo sta ingannando, o meglio, sta lì appositamente a fare la guerra a quelli come lui, che sono la maggioranza, mentre i vari politicanti da tre soldi passano il tempo ad ingraziarsi minoranze vanitose, influenti e prepotenti d’ogni tipo, proprio per opprimere la maggioranza “normale”.

In poche parole Ban ki-moon è venuto a dirci che sebbene qua non vi sia più “trippa per gatti”, coi vari istituti di statistica che quotidianamente delineano un’Italia – specie giovanile - al collasso, ci possiamo permettere il lusso di dare “accoglienza” e “assistenza” a tutto il Nord Africa, ovviamente in nome dei “diritti umani”! Chissà com’è che Ban ki-moon non rileva alcuna violazione di questo feticcio della nuova religione mondiale parodistica che riduce tutto all’umano nell’aggressione ad uno Stato che non aveva fatto del male a nessuno! Che cosa pensi poi Ban ki-moon delle invasioni di Afghanistan ed Iraq, o dei bombardamenti israeliani del Libano è meglio non saperlo per non farsi venire direttamente un’ulcera. Siamo in effetti di fronte a personaggi senza scrupoli, che per compiacere i loro padroni farebbero anche bombardare i propri connazionali.

Il segretario generale dell’Onu, ritornando un minimo in sé e riferendosi finalmente ai libici, ha poi ricordato come mezzo milione di persone siano scappate attraverso il confine tunisino "in cerca di un posto più sicuro". Ma va!? Da quando in qua un posto è sicuro se viene bombardato a tappeto? Ed ha aggiunto, questo distrattone: "Ho chiesto a tutti i leader della regione, ai paesi vicini alla Libia in Africa e ai punti d'entrata dei migranti in Europa, come Italia e Malta, di mantenere i confini aperti". Non solo faranno questo, ma già in Europa – Italia compresa - si stanno impegnando a creare una sorta di “collocamento” nei Paesi nordafricani per selezionare a monte il “fabbisogno di manodopera”, così si capisce che al di là delle “posizioni antitetiche”, inscenate a beneficio del pubblico di gonzi, tutto questo arrivo di barconi rientra in uno spettacolo che deve innescare una serie di reazioni umorali, in un senso e nell’altro, quando invece si tratta di una sceneggiatura già scritta[9].

Quello che poi letteralmente ignoravo, e che scopro grazie all’ineffabile Ban ki-moon, è che le nostre città, nella neolingua di questi personaggi, fossero diventate degli “hub”[10]: ''Le citta' sono hub, magneti, centri di azione dove si convive e si collabora'' e ''nel 2030 cinque miliardi di persone vivranno nelle grandi città''. Quale tipo di città abbiano in mente Ban ki-moon e i suoi padroni è chiaro sin dal titolo del convegno in Campidoglio, “La Città interetnica”, pertanto prepariamoci ad una catena interminabile di destabilizzazioni, aggressioni e rapine ai danni di mezzo mondo, e non ad un futuro di rapporti pacifici tra i popoli, di equità e d’incoraggiamento, per ciascun popolo, a vivere sulla terra degli avi nel modo che più predilige. Macché, in nome dei “diritti umani” va in scena la seconda puntata del colonialismo, con la differenza, rispetto alla prima, che gli occidentali stavolta non vanno neppure più a “colonizzare” , ma anzi incoraggiano l’afflusso dei colonizzati nei paesi occidentali stessi, col risultato di una “società multietnica globale” senza volto e forma alla quale, successivamente, quando i veri pupari dell’operazione si sentiranno sufficientemente forti, verrà somministrata la religione parodistica invertita, di cui già si scorgono gli elementi costitutivi nei differenti dominî.

Ci sono “molte divisioni – è stata la considerazione finale di Banki-moon, che non ha lesinato le trite rievocazioni sull’Italia paese d’emigrazione - ma vedo una crescente realizzazione che siamo tutti nella stessa barca”. Sì, quella dell’Occidente – e dell’Italia, che ha avuto l’ardire di ospitarlo - che sta affondando giorno dopo giorno! Oppure il suo pensiero oramai atrofizzato e unidirezionale correva ai panfili dei vari paperoni che è aduso frequentare, neppure immaginando che la maggioranza tira la carretta, o meglio la barchetta – per proseguire la metafora nautica – con una fatica sempre più intollerabile… Eh già caro Ban ki-moon e chi ti sta a sentire con le labbra penzoloni: la maggioranza della stessa popolazione italiana si “barcamena” letteralmente, lo sai o non lo sai?

Il gran finale dell’intervento del signore sudcoreano è stato poi tra il tragico e il comico: ''Le Nazioni Unite - ha concluso - sono di per sé una città interetnica. Costruiamo un mondo che sia migliore per tutti''. Un discorso che fa acqua da tutte le parti, come la “barca” del mondo in cui lui e i suoi padroni ci stanno facendo naufragare.

 

 


[1] Ansa.it, 3 giugno 2011

(http://ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2011/06/01/visualizza_new.html_842381355.html).

[2] Si noti come il segretario dell’Onu, un ente mondialista creato – come l’antesignana Società delle nazioni -  per minare la sovranità delle nazioni e dare copertura “legalitaria” ad ogni tipo di soperchieria delle potenze “vincitrici” della Seconda guerra mondiale, venga sempre scelto tra nazionalità che non contano nulla: abbiamo così un egiziano (Butros Ghali), un peruviano (De Cuellar), un ghanese (Annan)… a svolgere servizievolmente il ruolo di commesso viaggiatore delle potenze mondiali.

[3] Ovviamente da un punto di vista scientista moderno, poiché l’Islam ha una spiegazione: “Ero un tesoro nascosto e volli essere conosciuto, pertanto creai la creazione”, riferisce un hadîth qudsî (tradizione profetica in cui Allâh parla per bocca del Suo Inviato), dal che si evince che la creazione (khalq), l’universo (al-‘âlam – “mondo” - della stessa radice di ‘ilm – “sapere”, “scienza”), sono il provvidenziale campo d’indagine offerto da Allâh all’uomo affinché possa ri-conoscere il suo Signore (“Conosci te stesso”…). Di qui – sia detto per inciso – si evince la pervicacia degli “scienziati” moderni, che pur indagando la creazione da un punto di vista esteriore, meccanicistico e quantitativo, non si “meravigliano” affatto di fronte al suo “miracolo” e non ne traggono la necessaria conseguenza che una perfezione simile, la perfezione del Tutto – del visibile e dell’invisibile - non può essere spiegata con i mezzi e i metodi d’indagine “razionale”.

[4] Hanno smesso di additare il presidente sudanese al-Bashir perché ora sono impegnati con Gheddafi, colpevole – ovviamente - di “crimini contro l’umanità”, che è quanto di più vago si possa affermare, poiché se le parole hanno un senso “crimine contro l’umanità” sarebbe anche l’assassinio di un singolo essere umano, mentre costoro si sbizzarriscono allegramente a giocare con termini quali “strage”, “massacro”, “genocidio”: l’uccisione, in tre settimane, di 1.400 palestinesi e il ferimento di altre migliaia da parte di Israele non rientra nelle suddette definizioni, e lo stesso dicasi per l’assalto in acque internazionali alla nave turca di aiuti in rotta per Gaza, ma il “bombardamento di civili”, per giunta già ammesso come falso, da parte della Libia basta e avanza per aggredire uno Stato sovrano che non ha minacciato nessun altro Stato.  Inoltre, adesso, i “giudici mondiali” possono divertirsi con la gogna all’ex generale dei serbi di Bosnia Mladic, visto che è in trattativa – previa l’imposizione, pardon, “accettazione”, delle condizioni capestro, pardon, ”riforme strutturali” – l’adesione della Serbia all’Unione Europea, alla Nato ecc. Non risulta tra l’altro che nessun altisonante “tribunale” abbia mai perseguito un solo atto di militari americani o britannici, bombe atomiche sul Giappone comprese.

[5] I “popoli eletti” chiaramente sono solo quelli che si autodefiniscono tali e che mettono in opera - con strumenti d’ogni tipo, soprattutto quelli  di carattere “culturale” – un’opera di convincimento dei “non eletti” a tributare loro un riverito ed eterno omaggio: si tratta essenzialmente dei sionisti, degli americani e degli inglesi (coi tedeschi infatuatisi per un certo periodo allo stesso modo), del cui ego collettivo spropositato han sofferto popoli certamente più civili di loro.

[6] E. Galoppini, Arrivano i diritti umani, si salvi chi può!, “Luci sulla città”, a. II, n. 5, mag.-giu. 2006 (http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=3821).

[7] In Iran vige la seguente legislazione: in base al Sacro Corano, per cui in natura esistono il maschio e la femmina, un omosessuale viene prima aiutato psicologicamente a prendere “consapevolezza” della sua condizione, poi, al termine del percorso, deve decidersi se essere maschio o femmina, e nel caso scelga di cambiare sesso procederà con una operazione chirurgica, non essendo ammesso il restare “coi piedi in due staffe”. Pertanto, com’ebbe a dire il presidente Ahmadinejad alla Columbia University alcuni anni fa, in Iran vi sono solo maschi e femmine.

[8] V. l’ultimo caso di “Amina”, la “blogger lesbica siriana oppressa”, rivelatosi l’ennesima pataccata; il che non servirà a far scoppiare di vergogna tutti quei farabutti che a causa di questo “crimine” già invocavano bombe sulla Siria. Nulla ferma la loro malafede: adesso sosterranno che comunque il blog raccontava cose “verosimili”!

[9] Si noti che i barconi pieni di “profughi” arrivano a Lampedusa, che è una sorta di avamposto italiano in terra d’Africa, e da lì trasferiti sul continente, pertanto – sceneggiata nella sceneggiata – non ha alcun senso tutto questo accalorarsi sulla “situazione a Lampedusa”, come se, una volta sistemata quella, il problema più grave di come sistemare tutte queste persone fosse finalmente risolto. Ci penseranno le agenzie di “lavoro interinale”? I preti? Le “anime belle”?

[10] Il termine viene solitamente utilizzato per gli scali aeroportuali maggiori e i grandi centri commerciali, da cui si evince la funzione meramente utilitaristica teorizzata dai fautori del “villaggio globale”, dove ogni città sarà un “luogo” come un altro consacrato al via vai di gente da ogni dove intenta al soddisfacimento di bisogni meramente materiali, per di più immaginati ovunque come i medesimi.