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Macché Twitter, i ribelli sono islamisti

di Daniele Scalea - Adriano Scianca - 15/06/2011

 

«Macché Twitter, i ribelli sono islamisti» – D. Scalea a “Il Secolo d’Italia”
Daniele Scalea, redattore di “Eurasia” e segretario scientifico dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG), è stato intervistato da Adriano Scianca per “Il Secolo d’Italia” a proposito del suo ultimo libro – Capire le rivolte arabe. Alle origini del fenomeno rivoluzionario - scritto assieme a Pietro Longo (redattore di “Eurasia”, ricercatore IsAG). Riproduciamo qui l’intervista e l’articolo di corredo di Adriano Scianca, entrambi apparsi nell’edizione odierna del quotidiano.

«Macché Twitter, i ribelli sono islamisti»

Lo studioso Daniele Scalea: «Nei nostri media dominano doppiopesismo e superficialità»

 

Macché “popolo di Facebook”, qui c’è la Fratellanza musulmana che si sta ramificando in tutto il mondo islamico. Ad affermarlo è Daniele Scalea, redattore di Eurasia e segretario scientifico del neonato Istituto di alti studi in geopolitica e scienze ausiliarie (Isag), primo centro di studi geopolitici nel nostro Paese. Coautore con Pietro Longo di Capire le rivolte arabe (Avatar, € 18,00, pp. 164), Scalea dà una versione della “primavera araba” diversa da quella dei media.

 

Allora, Scalea: ha seguito la storia della finta blogger siriana?

Sì, mi sembra sintomatica del livello di informazione che c’è sulle rivolte arabe. Un livello che definirei infimo.

 

Addirittura?

Certo. Pensiamo alle false notizie diffuse sul caso libico: dai 10 mila morti iniziali alle fosse comuni fino ai bombardamenti sugli oppositori. Purtroppo da un lato c’è chi diffonde notizie false ad arte, dall’altro c’è la scarsa professionalità dei nostri giornalisti.

 

Qualche esempio?

Be’, a volte si citano non meglio precisate “fonti dell’opposizione”. Chi sono? E perché dovrebbero essere più attendibili delle fonti ufficiali? Per non parlare di quando queste fonti vengono occultate e la loro versone diventa la verità sic et simpliciter…

 

E poi non mancano doppiopesismi…

Esatto. Prendiamo il Bahrein. Anche lì esistono filmati della polizia che spara sui manifestanti, ma non fanno notizia. Anche lì, come in Libia, il regime usa mercenari, ma il fatto non viene denunciato con lo stesso clamore.

 

E questo avviene perché il Bahrein è filo-occidentale?

Direi proprio di sì.

 

A proposito di falsificazioni: lei crede alla storia del “popolo di Facebook”?

No, non ha riscontri reali, basta guardare i dati sulla diffusione di internet nelle zone interessate. È pur vero che inizialmente, in Egitto, alcune organizzazioni giovanili hanno sfruttato i social network. Ma costoro non sarebbero mai riusciti a tirar fuori una protesta di massa. Ciò si è avuto solo quando è scesa in campo la Fratellanza musulmana. Che non ha successo grazie a internet, ha successo perché funge da “stato sociale” laddove il governo liberalizza e smantella.

 

Quindi ci sono i Fratelli musulmani dietro a tutto…

In Egitto mi sembra evidente il patto militari-Fratelli musulmani per gestire la transizione e creare uno stato che seguirà probabilmente il modello turco. Ma la Fratellanza è ormai radicata un po’ in tutti i Paesi e ha contatti con tutti gli attori in gioco.

 

Ma come, non erano rivolte laiche e occidentaliste, queste?

Macché, il minimo comune denominatore è proprio l’islamismo. Del resto chi è stato in Egitto ha parlato di slogan contro Israele e di accuse a Mubarak di essere troppo filo-occidentale. Uno studio di qualche anno fa sui combattenti stranieri in Iraq, molti di loro legati ad Al Qaeda, stilò una classifica dei Paesi di provenienza di queste persone. Sa da dove venivano la maggior parte di loro?

 Afghanistan? Iran? Sudan?

Libia. Precisamente dalla regione di Bengasi…