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Come classificare il fascismo

di Sergio Romano - 23/06/2011



Non capisco perché si continuino a definire come «di destra» Mussolini e il fascismo. Il duce era di indubbia matrice socialista e, guarda caso, il «suo» Stato si chiamò Repubblica sociale italiana.


Caro Cintini, D estra e sinistra sono categorie imprecise che vengono definite diversamente a seconda delle circostanze e delle convenienze. Ma lei ha ragione quando sostiene che la parola «destra» si adatta male al fascismo. Sarebbe meglio dire che il fascismo è la destra della sinistra. Appartiene alla grande famiglia della sinistra europea, ma in un parlamento ideale dove fossero rappresentate tutte le sue anime il fascismo siederebbe certamente a destra. Mussolini ha una cultura socialista a cui non ha mai rinunciato. Fu liberista fra il 1922 e il 1925, quando affidò il governo della economia ad Alberto De Stefani, ma non bisogna dimenticare che il liberismo (a cui aderì in una prima fase anche Palmiro Togliatti) fu per qualche anno il programma di quella sinistra che pensava di servirsene per colpire i «padroni delle ferriere» e smantellare i loro monopoli. Più tardi, dopo l’arrivo in Europa della grande crisi americana del 1929, Mussolini non esitò ad adottare misure pubbliche che rafforzavano i poteri dello Stato sulle aziende, sulle banche, sugli scambi commerciali. Fra la politica di Mussolini negli anni dell’Iri, il New Deal del presidente americano Franklin D. Roosevelt e il Fronte popolare francese del 1936 vi è una sorta di cuginanza. Il corporativismo fascista piacque ai cattolici sociali e a tutti coloro che cercavano di risolvere i problemi della società senza ricorrere ai principi e ai metodi del comunismo. L’Opera Nazionale Dopolavoro, le politiche per la famiglia e la gioventù, le bonifiche e altri lavori pubblici appartengono all’arsenale della sinistra e sono per molti aspetti, insieme all’Istituto nazionale fascista per la previdenza sociale (costituito nel 1933), le strutture portanti del primo «welfare state» italiano. Il fascismo può essere definito di destra, invece, quando persegue politiche nazionaliste, concepisce sogni imperiali, educa i giovani al culto della guerra. Ma sarà bene ricordare che anche la sinistra, nelle sue manifestazioni più radicali, ebbe spesso, nel corso del Novecento, una concezione bellicosa della vita. I comunisti e i socialisti massimalisti credevano nella lotta di classe, i fascisti nella lotta fra le nazioni proletarie e le nazioni ricche. Se cercassimo di calcolare le vittime della prima e della seconda, scopriremmo probabilmente che i numeri, più o meno, si equivalgono.