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Il Paradosso del Monoteismo

di Albert de Luca - 07/07/2011

Fonte: simmetria

http://www.mimesisedizioni.it/archives/volti-corbin-paradosso-monoteismo-dorso14-5.jpg
 
L’Editore Mimesis, grazie al lavoro encomiabile di Roberto Revello, ripropone all’attenzione del pubblico italiano il famoso testo di Henry Corbin intitolato Il Paradosso del monoteismo.
Il testo, che da qualche anno risultava esaurito in Italia – la precedente edizione è di Marietti a cura di Gianroberto Scarcia e risale al 1986 –, tratta l’argomento decisamente in-audibile della relativa assolutezza delle singole fedi monoteistiche qualora codeste vengano espunte dal piano armonioso dell’unità trascendente dell’Essere.
Affermazione certamente ostica a coloro i quali sono persuasi dell’assoluta importanza della sola immanenza, ma soprattutto gravida di pericolose implicazioni laddove questa non sia opportunamente inquadrata e padroneggiata a dovere.
Il lavoro corbiniano, pertanto, si inserisce in quel fitto e variegato discorso afferente all’unità (o unicità) dell’Essere, che recentemente è stato portato avanti, con alterne fortune, anche dal filone di studi denominato «perennialismo», il quale lo ha recepito e declinato piuttosto come «unità trascendente delle religioni (o tradizioni)». Un tentativo quest’ultimo tutto da valutare soprattutto per l’intenzionalità sottesavi e per certi atteggiamenti solipsistici talvolta palesatisi, ma che certamente non può essere liquidato sbrigativamente.
È, infatti, sensato e quanto mai attuale il monito corbiniano a non dimenticare di riconoscere la «relativa assolutezza» delle fedi abramiche pena la loro pericolosa degenerazione in «idolatrie metafisiche». Riflettere e denunciare il drammatico scambio, del resto già agito, tra l’Atto puro di essere l’«essere-Uno» e un Ens al di sopra degli altri enti, è di fatto segnalare già la deriva relativista e nichilista che interpreta Dio come oggetto e che fa di ogni oggetto un Dio. Su questo punto, forse, si potrebbero trovare delle assonanze con il pensiero severiniano in merito al binomio Cristianesimo-nichilismo.
Inevitabile, quindi, ritenere che, per una eterogenesi dei fini, l’attività raziocinante, encomiabile per certi versi, della Scolastica medievale abbia causato quella secolarizzazione che lo stesso neotomismo attualmente cerca, ma senza esiti apprezzabili, di contrastare. È la genesi del riduzionismo, qualora esso diventi autoreferenziale ed «emancipato» da un ragionamento più ampio e complesso, il cui esempio paradigmatico è proprio il postulato della ragione, la quale fondandosi solo su stessa, non ammette come reale altro che il razionale, finendo pertanto ad identificare la realtà con ciò che la razionalità riconosce come reale (Lapidariamente: «quanto più si razionalizza tanto più si secolarizza»).
Unico rimedio per Corbin è allora l’ontologia integrale, che il prefatore di questo pregevole lavoro di Revello – Claudio Bonvecchio – riassume ed esplica perfettamente: «una conoscenza dell’Essere in quanto tale che si fonda sull’unità dell’Essere e proclama che “nell’essere non c’è che Dio” di cui i singoli enti sono emanazioni ed in cui l’Essere è parimenti e pienamente presente».
È appunto l’Essere-Uno, seguendo in ciò anche l’insegnamento di Proclo, che conferisce esistenza (ex-stare) ai molteplici enti formanti l’ordito della realtà: Dio è nel mondo e il mondo è in Dio.
Dell’Essere, a cui l’uomo ed il mondo partecipano, si può ottenere allora solo una partecipazione empatica, che si estrinseca come teofania. La realtà dell’uomo ed in cui egli stesso dipana il suo esister-ci è dunque un complesso teofanico, in cui agiscono le «energie divine increate» ed i «Nomi divini».
Per la complessità e la gravità delle implicazioni che questo testo comporta, esso merita un attenta lettura, scevra possibilmente da preconcetti e capace di cogliere quei collegamenti che inevitabilmente sussistono con altri autori non solo di area cristiana (per esempio: Meister Eckhart, Nicola da Cusa e Ibn ‘Arabi).
Del resto pure questa capacità di scoprire tali collegamenti, vera e propria reductio ad Unum, depone a favore dell’unità dell’Essere.