Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / la decrescita è necessaria

la decrescita è necessaria

di Paolo Cacciari - 18/07/2011


                                 
Perché non adoperare il termine “decrescita”, se sul contenuto siamo d’accordo? Una
domanda a Guido Viale e ad altri.


Guido Viale mette correttamente in dubbio che la ricetta della crescita del PIL possa salvare
dal default gli stati nazionali più indebitati e con le economie più deboli. La concorrenza - si
sa - non è un gioco a somma positiva: per far guadagnare alcuni devono perdere molti altri.
Non è affatto vero che ampliando la torta si allargano proporzionalmente le fette.
Chi tiene il coltello per il manico (le istituzioni finanziarie) fa le porzioni che vuole e quelle
destinate a remunerare i capitali investiti sono sempre le più grandi, per riuscire a saziare i
giocatori più voraci. Ma oggi c'è dell'altro: di farina per impastare torte sempre più grandi
non ce n'è più. I "fattori" di produzione fondamentali sono sempre meno disponibili. Per
alimentare la crescita non rimane che drogarla stampando carta moneta, nell'attesa che
scoppi la prossima bolla.
Tutto questo scrive Viale, ma si sente in dovere di distinguersi dagli «obiettori della crescita»
(come li chiama Serge Latouche) poiché la decrescita sarebbe «un concetto povero di
contenuti, inutilizzabile se non impresentabile nella situazione di crisi, ambiguo...» e via
apostrofando. Già altri amici e compagni di tante lotte (Pietro Bevilacqua, Roberto
Mancini...) ci hanno sollecitati a cambiare lessico. Attaccarsi a una parola ostinatamente, per
di più non amata, può apparire stupido. Ma in questo caso a me sembra necessario e utile
insistere.
Lo abbiamo fatto con un libro (Decrescita. Idee per una civiltà post-sviluppista, Sismondi
editore, Treviso) e lo faremo ancora meglio con la III Conferenza internazionale sulla
decrescita economica per la sostenibilità ecologica e l'equità sociale che svolgeremo a
Venezia dal 19 al 23 settembre del 2012.
Perché? Primo, perché in natura un modello di crescita illimitato, lineare, esponenziale non
esiste se non per le formazioni cancerogene (rimando d'obbligo a Fritjof Capra).
Quindi decrescita significa propriamente e in prima istanza diminuzione dei flussi di materia
e di energia impegnati nei cicli produttivi e di consumo (rimando d'obbligo al programma
elettorale di Europe Ecologie).
Ma se ci fermassimo qui, alla sostenibilità, alla green economy, alle clean tech e, da ultimo,
alla blue economy di Gunter Pauli prenderemmo un colossale abbaglio: non terremmo conto
delle "trappole tecnologiche" e dell' "effetto rimbalzo" sui consumi che genera la sola