La conoscenza del vero
di Marco Iacona - 25/07/2011
Fonte: scandalizzareeundiritto
Lo specchio del mondo (ed. I libri di Icaro, Lecce; pp. 132, euro 13.00), è questo il titolo dell’ultimo libro di Giandomenico Casalino, scrittore e studioso dal punto di vista della Tradizione di un mondo classico greco-romano, captato nelle sue dimensioni giuridiche, religiose, filosofiche e politiche.
Nel recente passato, Casalino ha scritto di storia, “immaginandola” come metafora del mito, poi in modo coerente, è andato alla ricerca delle Origini – O maiuscola come la T di Tradizione – maritandole alla Tradizione e a quello che può essere considerato il suo spunto essenziale: la spiritualità indoeuropea. Adesso, quasi a conclusione di un ciclo di studi e conferenze – parziale conclusione naturalmente, perché Casalino sa bene che ogni serio discorso sui principi della conoscenza supera, esso stesso, i limiti che ne arginano lo sviluppo – arriva questo Specchio del mondo, raccolta di saggi elaborati negli ultimi tre anni, sulla conoscenza del Vero o dell’Intero (sui principi ultimi e sulle applicazioni consuetudinarie), intesi come studio o sapere circa l’identità fra pensiero ed essere, in relazione alla spiritualità indoeuropea.
«Se lo specchio è il Pensiero», scrive Casalino sviluppando la propria tesi, «in senso oggettivo cioè cosmico e universale, ed esso riflette il Mondo come unità e lo riflette quindi come Idea che è Forma unitaria; per lo effetto ed immediatamente, ecco che il Pensiero è il Mondo o, detto con altro ordine di parole, il Mondo, specchiandosi nel pensiero, quest’ultimo lo riflette come immagine, idea: il Pensiero È il Pensato, il Soggetto È l’Oggetto, il Conoscente È il Conosciuto, sono il Medesimo!...». L’unità o interezza o identificazione di cui parla Casalino fa propria naturalmente – se posta in relazione al tempo, a questo punto: tempo circolare nel quale inizio e fine vanno a coincidere – l’ulteriore caratteristica dell’invincibilità; una qualità appartenente al mito, anzi mito essa stessa, caratteristica genetica di un’Europa viva e non morta, ma che stenta a risvegliarsi dal sonno delle proprie tradizioni.
Invincibilità del pensiero dei grandi in primo luogo, e i saggi su Hegel ed Evola contenuti nel volume ne sono una testimonianza, e invincibilità (ovviamente) delle stesse civiltà costruite sulle forme spirituali – le uniche valide – del pensiero stesso. Così continua: le civiltà tradizionali come Roma «appaiono, essenzialmente, delle realtà fortemente coese, fondate e legittimate da un Principio che proviene dall’Alto e tutta la comunità … non solo ruota intorno a quel Principio ma si muove e tende ad esso con un movimento ascensionale che pervade ogni ordine sociale…». Le civiltà tradizionali sono divine, sono universali, etiche e archetipiche diremmo utilizzando un linguaggio che strizza l’occhio a Platone e al più “giovane” Jung. D’altra parte, ancorato al mito di Roma per ragioni di indirizzo dottrinale, è il ben più tardo fascismo europeo, spiega Casalino. Esso altro non sarebbe se non una «potenza arcaicamente evocatrice della guerra totale, spirituale e politica, religiosa ed economica, alla modernità…». Una rivoluzione contro il “progresso” e nella modernità, rivoluzione nel pensiero e nello stile di vita, atta a istituire la sovranità dell’uomo “antico” (da Omero a Federico II e da Dante a Vico).
Infine, al di là di esso, al di là del fascismo come fenomeno metastorico, come ritorno in forma essenzialmente simbolica alla Verità, per Casalino, per Evola e per i tradizionalisti del XX secolo, c’è la ben nota demonìa dell’economia. Un cocktail amarissimo di economicismo, individualismo e tecnologia. C’è il mondialismo, insomma: quel «progetto ideologico-politico di dominio del pianeta da parte della casta dei mercanti, usurai e banchieri … capovolgimento satanico della Tradizione, secondo la nota definizione guenoniana della controiniziazione».
Infine, al di là di esso, al di là del fascismo come fenomeno metastorico, come ritorno in forma essenzialmente simbolica alla Verità, per Casalino, per Evola e per i tradizionalisti del XX secolo, c’è la ben nota demonìa dell’economia. Un cocktail amarissimo di economicismo, individualismo e tecnologia. C’è il mondialismo, insomma: quel «progetto ideologico-politico di dominio del pianeta da parte della casta dei mercanti, usurai e banchieri … capovolgimento satanico della Tradizione, secondo la nota definizione guenoniana della controiniziazione».