Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Differenziamoci con la differenziata

Differenziamoci con la differenziata

di Nico Baratta - 25/07/2011

Fonte: www.culttime.it



 

La mia riflessione è sui rifiuti, non sulla situazione attuale, quella delle strade ricoperte da multicolori nauseabondi e antisalutari. Tutti ne siamo a conoscenza e star qui a ricordarlo non serve poiché proporre soluzioni credo sia un nostro diritto per adempiere a un dovere.  Ciò che mi preme comunicare interrogando le Istituzioni e noi tutti cittadini è come gestirli questi rifiuti, trattandoli come materiali, perché sono materiali. Tanto per render l’idea, vi riporto una piccola parte di un editoriale che spiega in modo esaustivo ciò che propongo, ciò che dovremmo fare tutti!

 

 

(…..) «Cos’è un Rifiuto? Qualcosa che non serve più. Non più riutilizzabile. E oggi cosa considerate rifiuto?

Oggi la foglia che cade in città è un rifiuto urbano come il torsolo di una mela quando lo gettiamo in pattumiera insieme alle foglie dei cavoli. Se una foglia, un cavolo e una mela marciscono sul terreno, dove nascono, fanno parte del ciclo della natura, non sono rifiuti. Discorso simile per una bottiglia di vetro: piena è un contenitore di liquidi, vuota un rifiuto. Ci sono oggetti che, come le bottiglie, possono essere riutilizzati all’infinito, altri, come i vestiti, che una volta smessi possono essere utilizzati come stracci sino al loro naturale decadimento. Un modo antico di riutilizzare gli oggetti quando non esisteva la plastica e non vi era la cultura dell’usa e getta, e allora non eravamo sommersi dai rifiuti. Oggi i rifiuti sono un problema perché troppi, e per accattivarsi i compratori si fanno confezioni appariscenti e costose, più dell’acqua contenuta nelle bottiglie di plastica. C’è un solo modo per evitare emergenze e problemi con i rifiuti: Differenziare e Riciclare, il solo modo per dare nuova vita a quello che oggi si considera rifiuto e per riportarlo allo stato di materia prima. Se pensiamo alle montagne d’immondizia come materie prime da riutilizzare, si potrebbe immaginare un mondo nuovo basato sul risparmio energetico, con foreste più folte, un mondo con più lavoro. Un “know how” collettivo per tramutare il rifiuto in materie prime, perché la prima lavorazione va fatta alla produzione del rifiuto che altro non è materia prima distinguendola per tipologie merceologiche omogenee (carta con carta, plastica con plastica, vetro con vetro e possibilmente di ugual colore). Mentre la frazione del rifiuto umido, quello che noi tutti produciamo e che non vorremmo mai avere sotto il naso, si potrebbe riutilizzare trasformandola in “bio compost” per riportare la foglia dell’albero, il torsolo della mela al terreno su cui sono nate. Un sistema che abolirebbe le discariche e che non piacerà a chi con i rifiuti fa affari d’oro e per quelli che investono nei termovalorizzatori e inceneritori, che inquinano pur con tutti i dovuti impianti di filtraggio sin dal loro primo incenerimento e non solo» (…..).

 

In sintesi, questo che ho scritto è parte che Giorgio Cislaghi ha scritto circa un mese fa su un giornale locale. Ora, senza star qui a sventolare bandiere, non mi appartiene poiché il problema rifiuti non ha colori, né casacche, la domanda che rivolgo al Sig. Sindaco l’Ing. Gianni Mongelli, ai Sigg. Politici che ci rappresentano, alle Istituzioni, a voi, a noi cittadini, è la seguente:

«E’ giunta l’ora, seppur in ritardo in media ai paesi europei, di trattare la “materia rifiuto” e la sua differenziazione e riciclabilità come gestione di materiali, di semilavorati, dove la bottiglia di plastica o vetro che sia, che ieri buttavo e oggi, depositandola nel contenitore preposto, ritorni a noi come bottiglia o altro materiale prodotto da quel materiale che noi abbiamo diligentemente differenziato?»

 

 

Io vi do la mia versione che è “SI”, perché credo in una politica e gestione dei materiali e non dei rifiuti. E per quanto riguarda i costi, beh signori miei nell’uno e l’altro verso ognuno di noi devono far la loro parte anche con le agevolazioni delle leggi europee.

 

Un esempio da cui trarre conclusioni positive e per far anche beneficenza, è il progetto francese “Bouchons d’amour” (tappi d’amore) e del suo gemello italiano “Dall’acqua per l’acqua” organizzato dall’ONG Centro Mondialità Sviluppo Reciproco (http://www.csmr.org/) che ha raccolto i tappi delle bottiglie di plastica rivendendoli a chi ricicla plastica, e con il ricavato aiutare i paesi del terzo mondo. Differenziare e riciclare tappi, appunto materiale di plastica, significano riprodurre plastica, in altre parole composti in polietilene PE adatto a produrre vasi per fiori o cassette per la frutta; oppure riciclare bottiglie di plastica che sono composte di polietilene tereftalato il PET da cui produrre “tessuti non tessuti” come il pile o altre bottiglie.

 

Inoltre, credo che affinché avvenga ciò, non basta differenziare il semilavorato con i mezzi oggi in dotazione, bensì conferendo responsabilità al cittadino affinché depositi il materiale nel cassonetto gestito a livello condominiale e non per strada, eliminando così gran parte di quei cassonetti sporchi e indecorosi presenti in città e “inducendo contrattualmente il Comune” a far pervenire i semilavorati raccolti prima all’AMICA per il controllo di differenziazione (le bottiglie e/o il rifiuto umido, che noi, ripeto, diligentemente andremo a differenziare), per poi farli pervenire alle aziende che trasformano questi materiali nuovamente in bottiglie, carta, humus.

 

Prima ho detto “inducendo contrattualmente il Comune” poiché il Comune potrebbe attuare, se già non l’ha fatto e non si vede, la legge 152/2006 del Pacchetto Ambiente e la direttiva CEE 75/442 dove conferisce dei codici a ciascun materiale trattato e le rispettive direttive di stoccaggio e lavorazione, i famosi codici C.E.R. -Catalogo Europeo Rifiuti in vigore da 01/01/2002-.

 

 

Ricordo, e termino, che le fabbriche sono vincolate da questa legge previe sanzioni salatissime, che a loro volta sanzionano, secondo procedure interne, chi non ha rispettato la differenziazione, in altre parole paga il dipendente negligente. Perché non applicare questo sistema a Foggia ottenendo una città pulita, diligente e responsabile, più europea e, perché no, sgravata da tasse che fra non molto alleggeriranno le nostre già povere tasche?

 

Le fabbriche lo fanno; le città dovrebbero.

Riflettiamoci!

 

Ad Maiora

 

 

 

 

 

 

Pubblicato su:

- www.culttime.it - www.newsgargano.com