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In morte del 41esimo soldato italiano in Afghanistan

di Michele Mendolicchio - 27/07/2011



     
 
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Il balletto sull’uscita dalle missioni di guerra prosegue nel segno della solita ipocrisia. Ieri quella di Diliberto nel bombardamento di Belgrado deciso dal governo D’Alema, oggi quella di Bossi nel bombardamento di Tripoli e dell’occupazione dell’Afghanistan che dura da ben 10 anni.
La morte del 41esimo soldato italiano, il caporalmaggiore Tobini caduto sul fronte afghano avviene proprio alla vigilia del voto al Senato sul rifinanziamento.
Di Pietro è l’unico a chiedere esplicitamente l’immediato ritiro del nostro contingente dall’Afghanistan, mentre gli altri partiti si dilettano nella solita sceneggiata tra coloro che parlano di credibilità del nostro Paese da difendere e quelli che si accontentano di piccoli tagli alle missioni.
In quest’ultimo caso ci riferiamo proprio alla Lega.
Sembra ripercorrere la stessa penosa traccia del Pdci di Oliviero Diliberto, contro le sporche guerre ma poi le vota. Calderoli esprime “tanta rabbia verso una missione che non condivido e non comprendo”, ma poi aggiunge che “per senso di responsabilità” il partito rivoterà il ddl. Però nel contempo chiede un impegno del ministro La Russa per favorire una exit strategy dal fronte afghano.
Davvero non sappiamo più cosa pensare della Lega. Una posizione ridicola quella di un disimpegno dall’Afghanistan. Ci viene in mente la cretinata dei tempi certi sul fine bombardamento della Libia, con la patetica mozione leghista a testimoniare le difficoltà del partito di Bossi.
Il ritardo di alcuni giorni del voto è dovuto alla presa di distanza del senatore Castelli che ha gettato la spugna, dicendo chiaro e tondo che non avrebbe votato più queste sporche guerre. Nelle prossime ore vedremo se la parola del dirigente leghista varrà qualcosa.
La morte del caporalmaggiore dei paracadutisti e del ferimento di altri due militari impegnati in questa operazione di controllo del territorio in cui opera il contingente italiano, riaccende la solita macchina dei cordogli.
Da Napolitano a Berlusconi, da La Russa a Fini, da Bersani a Casini è un susseguirsi di ipocriti richiami al nostro senso del dovere, alla credibilità del nostro Paese di fronte al mondo intero e altre amenità del genere. L’ennesimo funerale di Stato con tutte le forze politiche schierate di fronte alla bara del caporal maggiore David Tobini non servirà a riportare a casa i nostri militari.
Sono tutti legati da un unico interesse: servire il padrone d’oltreoceano.
Che poi questo padrone si chiami Onu o America questo è relativo, anche perché sono la stessa cosa.