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Prato allo Stelvio: energia fatta in casa

di Monica Sparer - 31/08/2011



 “Energia fatta in casa” è il motto di Prato allo Stelvio, comune della Val Venosta in Alto Adige, che è risultato il vincitore 2010 della Res – Champions League, un torneo che vede ogni anno migliaia di comuni contendersi il titolo di comune più rinnovabile d’Europa. Dopo aver vinto nel 2009 il “campionato italiano” Comuni Rinnovabili indetto da Legambiente, Prato allo Stelvio è riuscito a guadagnarsi il primo posto anche a livello europeo, grazie all’utilizzo di risorse locali e rinnovabili che gli permettono di provvedere al fabbisogno energetico dei suoi 3.350 abitanti.

Carte vincenti del comune di Prato allo Stelvio sono da una parte una lunga tradizione nell’approvvigionamento energetico da fonte rinnovabile – risale infatti al 1926 la messa in funzione della prima centrale idroelettrica – e dall’altra una strategia energetica che vede il coinvolgimento dei privati cittadini, in buona parte soci della cooperativa energetica locale che gestisce gli impianti. La formazione messa in campo da Prato allo Stelvio si distingue però anche per la varietà di tecnologie utilizzate, che sfruttano le diverse risorse disponibili localmente.
 

Un lungo allenamento per una produzione energetica autonoma

Attualmente sul territorio del comune situato nel Parco Nazionale dello Stelvio si contano impianti idroelettrici, una centrale di teleriscaldamento a biomassa, un impianto biogas e numerosi impianti fotovoltaici, con i quali oggi si produce energia in esubero, che viene venduta alla rete elettrica nazionale. Ma non è sempre stato così.

A Prato allo Stelvio si vide l’illuminazione elettrica per la prima volta nel 1913, quando alcune case furono allacciate alla centrale idroelettrica di un paese limitrofo. Già nel primo dopoguerra l’approvvigionamento energetico iniziò a rappresentare però un problema. Aumentò infatti la richiesta e il prezzo per l’energia imposto dal paese vicino lievitò. Inoltre l’azienda nazionale per la distribuzione dell’energia elettrica non si mostrava all’epoca intenzionata a spingersi in queste zone remote della Provincia di Bolzano. Fu allora che cinque privati cittadini dotati di grande determinazione e spirito d’iniziativa si misero in testa di dotare il paese di una propria centrale idroelettrica, costruendo nel 1925 la prima centrale di Prato allo Stelvio. L’operazione costò 357.000 lire, che all’epoca corrispondevano al valore di circa 300 mucche. Per la gestione della centrale in un primo momento venne interpellato il comune, che però non fu in grado di affrontare la situazione. Nuovamente fu l’iniziativa dei privati a porre rimedio al problema. Nel 1926 fu fondata la prima Cooperativa Energetica di Prato allo Stelvio, cui aderirono 47 cittadini. Nei travagliati anni che seguirono, la cooperativa dovette affrontare diverse criticità come il furto della corrente, reso possibile dalla mancanza dei contatori, e i problemi finanziari sorti nel periodo della seconda guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra. Ancora una volta a salvare la situazione fu l’intervento dei privati cittadini, che provvidero a risanare le casse della cooperativa energetica..."