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Expo 2015: "Nutrire le lobby"

di Luca Trada - 05/09/2011


Expo 2015: "Nutrire le lobby"
(11:00)
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Siamo nel cuore dell’area Expo, tra i comuni di Milano, Bollate, Rho e Pero, sulle aree di proprietà di Fiera, di Cabassi, che con l’accordo di luglio, Area Expo, la società creata ad hoc da Formigoni, quindi dalla Regione Lombardia, verranno acquisite da questa società pubblica e poi affidate alla società Expo per svolgervi la rassegna. Aree oggi incolte, ma a destinazione agricola e che in gran parte dopo e durante Expo, saranno occupate da cemento, irreversibilmente trasformate. Crediamo che questa sia una perdita di aree, un consumo di suolo inutile di una città che ha già subito troppo da questo punto di vista.Luca Trada

Intervista a Luca Trada, portavoce del comitato No Expo di Milano:

Expo contro i cittadini
L’arrivo di Pisapia fondamentalmente si è limitato a un cambiamento forse formale di pronunciamenti, di dichiarazioni, ma nei fatti la stipula dell’accordo di programma, la ratifica dello stesso e l’accordo sulle aree fatto appunto tra Regione, i proprietari e comune di Milano, conferma la strada già intrapresa a suo tempo dalla Moratti. Quindi trasformare queste aree, oggi verdi a destinazione agricola, nel luogo per l’esposizione e poi dal 2016 in una grande operazioneche sarà in parte immobiliare, in parte area verde, si tratterà di capire quanto realmente fruibile; non si parla di servizi pubblici, di servizi al cittadino, di quello che servirà ad una nuova città che tra queste aree e l’area adiacente di Cascina Merlato, dove invece gli operatori saranno Euro Milano, quindi le Coop e Banca Intesa, porterà qualche cosa come 15 mila nuovi abitanti. Quindi è cambiato poco da questo punto di vista, e crediamo che purtroppo sulle logiche della trasformazione immobiliare, della valorizzazione dei suoli gli interessi forti stanno sia da una parte che dall’altra, e quindi in questo la Giunta Pisapia sicuramente subisce pressioni e condizionamenti, quantomeno in un una parte dei partiti che l’appoggiano. 
Il fatto che non sia cambiato l’approccio ad Expo, a partire appunto dalla valorizzazione di queste aree, che porterà un grosso guadagno a Fiera e Cabassi, che le comprarono anni fa come aree agricole, se le vedranno ripagate come aree con diritti di superficie, e poi gli operatori immobiliari che realizzeranno dopo gli interventi ovviamente, ecco a parte loro non ci sono grossi vantaggi pubblici per Expo, perché tutti continuano a dire che Expo è un’opportunità – l’ha ripetuto ancora Pisapia in questi giorni - nonostante la crisi, i tagli, gli aumenti del biglietto, nonostante tutti quei provvedimenti impopolari che il Comune di Milano, come tanti altri enti locali, si trova a dover sostenere per i tagli fatti dalle manovre finanziarie. 
In questo contesto non si capisce ancora oggi perché, come e soprattutto a chi, Expo porterà queste famose opportunità.
Noi le abbiamo dichiarate, continuiamo a sostenerlo, che le opportunità saranno ben poche, per quei soggetti che ho già detto, che sono quelli che poi beneficiano delle valorizzazioni immobiliari, ci guadagneranno le banche che in qualche modo finanzieranno l’impresa, e ci guadagneranno i tanti piccoli o grandi speculatori del lavoro in affitto, che siano essi caporali dei cantieri o chi gestisce i service nelle esposizioni e nelle rassegne. Per tutti gli altri, a cominciare dai cittadini, dagli abitanti di Milano il guadagno sarà ben poco, anzi saranno sacrifici e tagli, visto che per trovare i soldi di Expo non si sa ancora bene il comune dove li andrà a prendere e a mettere le mani.



Cemento e politici (
L’avvento della giunta Pisapia rispetto all’approccio di Expo ha cercato di riprendere quei contenuti legati proprio al tema della rassegna, quindi ‘Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita’ c’è questo tentativo di rendere il progetto cascine, tanto caro a Boeri, come un fulcro della rassegna, noi su questo abbiamo più volte fatto due osservazioni molto semplici: da un lato non crediamo che Milano abbia medaglie da spendere per fregiarsi di cittàche vende i valori della sostenibilità alimentare e soprattutto della sovranità alimentare, visto il modo con cui ha trattato le aree agricole circostanti e visto come ancora oggi il Comune di Milano e i Comuni della cerchia, le politiche urbanistiche di questo territorio non fanno altro che quotidianamente consumare territorio agricolo, e non dimentichiamoci che Expo ha sbloccato progetti vecchi di trent’anni, parlo di Pedemontana, Tangenziale Est esterna, Brebemi, che oltre che onerosi in termini economici – parliamo di miliardi di euro di costo – sono onerosi in termini ambientali perché si stanno mangiando milioni di metri quadri di territorio agricolo, tra Parco Sud, Parco dell’Adda, Parco del Ticino. Questa è l’eccellenza alimentare di Milano, e quindi non vediamo che interesse possa avere il contadino indiano o quello sud americano a venire a Milano per imparare a far cosa? In uno di quei paesi che da decenni sposa le politiche delle multinazionali alimentari, quindi ha ben poco da insegnare a questi paesi. Semmai dovrebbe vergognarsi di come le politiche agricole mondiali, anche quelle comunitarie devastano le agricolture del sud del mondo.
Da un punto di vista del progetto cascine: se progetto cascine vuol dire valorizzare cascine, trasformarle in B&B, non crediamo sia una bella risposta e una bella soluzione. Crediamo che ci siano tanti esempi di cascine urbane e non che in questi territori cercano di resistere alla logica del profitto, alla logica del consumo,della speculazione, crediamo che sia da quelle esperienze semmai che bisogna ripartire, anche perché laddove queste cascine sono state affidate ai privati, come tante volte poi accade, è successo di tutto tranne che un beneficio per la collettività, parliamo di speculazioni, di aree completamente privatizzate, di aree non più fruibili, ma soprattutto di spazi dove non si fa più agricoltura. 
Lo scenario del dopo Expo dipenderà molto anche da quello che accadrà in questi mesi e in questi anni. Intendo dire che la crisi economica e finanziaria, più finanziaria che economica, che da due o tre anni sta colpendo tutti i paesi, in questo momento sembra avere l’Italia nell’occhio del ciclone, fa sì che Expo diventi un lusso. Noi crediamo che non ci debba neanche essere un post-Expo, perché forse risparmiare qualcosa come un miliardo e mezzo, due di denaro pubblico, insieme ad altri risparmi che si potrebbero avere su altre grandi opere e grandi eventi inutili, non sto a fare l’elenco, perché dalla TAV al Ponte di Messina, possiamo attraversare la Penisola. Lo scenario dopo sarà molto allegro per chi, avendo prestato i soldi per comprare le aree, il project financing per realizzare la rassegna, si porterà a casa i frutti in termini di concessioni o diritti volumetrici. Crediamo che il destino di queste aree molto probabilmente sarà quello appunto previsto dall’accordo di programma, ossia una bella cementificazione, una bella speculazione, un po’ di parco perché in questa città ormai sembra che per fare un parco bisogna realizzare grattacieli, ma poco altro di più.



Dire no all' Expo
Temiamo che l’Expo di Milano sarà molto più vicino agli sciagurati esempio di Siviglia o di Saragozza, che non al tanto decantato Expo di Shangai, posto che poi scopriremo tra qualche anno magari a Shangai cos’è costato in termini sociali ed economici. Chiudo con una speranza: noi abbiamo fatto questa semplice valutazione: che quei governi e quegli Stati che di più negli ultimi anni in Europa hanno rincorso il gigantismo del grande evento,della grande opera, siano esse Olimpiadi, Mondiali, o quant’altro per suscitare immaginari che servissero solo a movimentare la valorizzazione immobiliare, hanno pagato molto da un punto di vista sociale, anche questi costi e i debiti che questi grandi eventi lasciano. Non vorremmo che Milano e l’Italia fossero ricordate come l'Atene del 2015.
Da più parti, opinione pubblica, media, voci che contano del panorama economico-politico viene sempre detto a chi è scettico, a chi, come noi, è contro all’idea di un Expo o di questo Expo, che ormai non si può più fare niente, che sarebbe solo una figuraccia per l’Italia rinunciare. Io non so se questo è vero, non sono esperto di relazioni internazionali, ma io credo che invece sarebbe molto serio se un Sindaco, un Presidente di Regione, un Presidente del Consiglio, andasse in un consesso internazionale e dire: "Signori, abbiamo sbagliato, pensavamo di poter fare, di poter realizzare, ma non possiamo permettercelo, trasmettiamo tutta quella conoscenza che pensavamo di poter mettere in campo a chi sarà più bravo di noi nell’organizzazione, ma ci ritiriamo perché preferiamo quei soldi destinarli a bisogni più impellenti per il nostro paese o per la nostra città".
Io non credo che sarebbe una figuraccia. E se lo fosse, forse sul piano internazionale sicuramente non lo sarebbe alla faccia di "quei tanti", e non sto ad elencarli per non fare della facile demagogia, però basta leggere i provvedimenti economico-finanziari per capire chi pagherà i costi della crisi, penso che ‘quei tanti’ forse sarebbero invece orgogliosi di un amministratore pubblico che prende una posizione del genere. 
Queste sono tutte aree di Fiera e più in là invece ci sono le proprietà di Cabassi. Sono aree sotto le quali, peraltro, non si capisce bene anche cosa ci potrebbe essere. Cantoni di Fondazione Fiera dice che non c’è assolutamente nulla, però sta di fatto che i carotaggi dicono che qualcosa è stato trovato, non si sa bene dove, in che quantità e cosa. 
Noi non crediamo che un’area che ha confinato per decenni con raffinerie enormi, come era quella di Rho-Pero, oggi possa essere incontaminata, pulita e soprattutto che possa essere destinata poi a residenze senza nessuna bonifica.