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Laicismo e scontro di civiltà in Francia

di Miguel Martinez - 20/09/2011

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Lo scontro di civiltà prosegue, a modo suo, in Francia.

In un discorso a Nizza, l’abile e carismatica Marine Le Pen ha lanciato la nuova parola d’ordine. Si fa presto a dire “destra”: è difficile riuscire a immaginare un programma più lontano da quello della Lega da noi, ad esempio.

Ecco la proposta di Marine Le Pen, per quanto riguarda l’immigrazione:

“Applicare le regole semplici ma ferme della disuassione migratoria:

- scrivere nella nostra Costituzione il rifiuto di ogni comunitarismo, per fermare nettamente le rivendicazioni e preservare la nostra cultura, la nostra identità e i valori della nostra Repubblica;

- lanciare segnali chiari e comprensibili per tutti;

- sulla laicità non si negozia, e tutti si devono piegare alle leggi del paese che li hanno accolti;

– la nazionalità non è una situazione amministrativa, è un privilegio, un impegno, un orgoglio, una volontà e la nazione ha il diritto di essere esigente nelle sue scelte“.

A Chavanoz, vicino a Lyon, alcuni ignoti hanno devastato la moschea locale. Unendo l’utile al dilettevole, si sono anche impossessati dei 2500 euro che erano nella cassa.

A Carcassone, invece, hanno preso di mira due notti fa una trentina di tombe dei soldati musulmani indigènes caduti durante la prima guerra mondiale per la Patria francese (la Nation, anche allora, era “esigente nelle sue scelte”).

Non vogliamo in alcun modo attribuire la responsabilità, nemmeno indiretta, di gesti simili al Front National o a Marine Le Pen, che peraltro esalta spesso i soldati indigènes che hanno combattuto per la Francia.

Piuttosto, vogliamo sottolineare come ci sia una violenza piccola e quotidiana, che proviene esclusivamente dalla parte di chi pretende di difendersi dalla presunta invasione islamica.

Preoccupato del successo nei sondaggi di Marine Le Pen, il ministro degli interni francese, Claude Guéant – noto per la sua proposta di vietare “simboli religiosi” di qualunque tipo da parte di “utenti di servizi pubblici” – (niente crocifissi in metropolitana, insomma), ha proclamato alcuni giorni fa il divieto ai musulmani francesi di pregare per strada. Una prassi diffusa in Francia, a causa della mancanza di locali sufficientemente grandi, che suscita molta impressione nei francesi autoctoni.

Il luogo più fotografato da laicisti indignati è la Rue Myrha a Parigi, dove centinaia di fedeli sono regolarmente costretti a restare fuori, pregando sui marciapiedi. Il ministro degli interni ha promesso un nuovo locale in affitto, che però è ancora tutto da ristrutturare. Nel resto della Francia, non ci risultano offerte analoghe.

Venerdì scorso, per motivi non chiari, proprio quando è entrato in vigore il divieto, la moschea di Rue Myrha era chiusa; e i fedeli hanno pregato ugualmente per strada. La polizia non è intervenuta, anche se il ministro, ad agosto, si era vantato con i media: “Non ci saranno più preghiere nelle strade a partire dal 16 settembre”, e “se per caso ci saranno dei recalcitranti, noi vi porremo fine”.

Il ministro evidentemente vuole rubare voti a Marine Le Pen, ma non vuole titoli nei media che parlino di violenze poliziesche.

Vedremo venerdì prossimo.