Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Per un’architettura della nuova innocenza

Per un’architettura della nuova innocenza

di Riccardo Dalisi - 02/10/2011

Fonte: nemetonmagazine

riccardo_dalisiDi Riccardo Dalisi
(…) Il tema dominante del rapporto architettura-natura è un convincimento intenso, è sostanza comunicativa, è sforzo di realtà, di creare realtà, è azione di realtà. Se nella storia è ricorrente questo bisogno, ora si fa più intenso, acquista un valore pressante. È in gioco il destino del mondo, della sua sopravvivenza. E l’architettura non può sottrarsi a tale compito.

Va ad esempio ristudiato l’antico tempio, non più a se stante, bensì nel suo proprio spazio, con la presenza del bosco sacro cui si accompagnava e senza il quale poco si comprende della sua religiosità. Venere sulla rupe al cospetto del mare e della distesa stava a significare che la costruzione sacra era parte integrante dello spazio naturale, del mistero del monte, della spiaggia, delle acque, del cielo, delle lontananze e della solitudine insieme. E la stessa figura - le statue emergenti al di sopra del corpo fisico, del costruito - significava che l’uomo traeva il suo essere dall’essere parte del cosmo. Da sempre la scultura era posta sopra gli edifici e dentro di essi. Il razionalismo ne ha fatto piazza pulita; la mente si polarizza sul pieno, trascurando l’immenso valore del vuoto ed il misterioso mondo dei sentimenti che riecheggia in mille modi nello spazio tutt’intorno all’opera costruita.

Il concetto stesso di opera è spazialità che comprende la natura, non solo come giardino ben congegnato e strutturato, bensì quale dimensione che allude e racchiude il verde non coltivato ma solo aiutato ad essere. Si era ad esempio attenti a tali tematiche già nel Rinascimento. Nel Rinascimento nasce il giardino all’italiana con le alberature stesse che diventano architettura; soprattutto, comprendeva una parte non trascurabile di “giardino incolto”, di verde lasciato nella sua piena libertà di essere quel che in se stesso può e “vuole” essere. Non si conosce a sufficienza questo aspetto. Sembra addirittura che lo stesso giardino “all’inglese” derivi da ciò. Questo per dire quanta importanza viene data alla componente Natura in un’epoca fondamentale della cultura architettonica.