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Campi deserti

di Alessandro Grandi - 02/10/2011

Circa 40mila lavoratori in meno nel settore. Cresce solo il sud +3 percento circa

Quarantamila lavoratori in meno nel secondo trimestre 2011: il settore dell'agricoltura è davvero in crisi. La notizia è stata diffusa da Coldiretti che ha studiato e analizzato i dati rilasciati dall'Istat. Il calo d'occupazione del settore, -4,6 percento, è il maggiore rispetto agli altri settori.

Dalla Coldiretti sono convinti che l'enorme calo occupazionale sia dovuto alla "crisi economica e finanziaria e alla crisi di mercato che ha colpito alcune coltivazioni a elevato impiego di manodopera ed è stata notevolmente amplificata dalla psicosi determinata del batterio killer in Germania".

Ad essere maggiormente colpita l'agricoltura del nord Italia dove c'è stato un 12,2 percento in meno di occupazione. Solo al sud si è verificato un piccolo incremento di occupati pari al 3,1 percento in più rispetto al trimestre precedente.
Poca differenza fra occupati dipendenti, che hanno perso circa il 5 percento delle presenze e gli occupati indipendenti che hanno subito cali per circa il 4 percento.

I dati sono impressionanti e secondo Coldiretti almeno 50 milioni di chili di frutta e verdura sono rimaste invendute. Ma non va dimenticata anche la situazione meteorologica che ha messo un po' il bastone fra le ruote alla semina e alle forti e continue piogge che si sono verificate nel periodo primaverile.

Ne abbiamo discusso con Gino Rotella, segretario nazionale della Flai-Cgil, il sindacato dei lavoratori del settore agricolo della Cgil. "Tutto sommato non darei troppo perso a questo genere di dati. In agricoltura ci sono dei momenti in cui i raccolti non vanno bene. Il calo d'occupazione riguarda anche quella parte di lavoratori che viene occupata stagionalmente e se una stagione non va molto bene, la logica conseguenza è il minore utilizzo di manodopera. Io comunque i dati li guarderei a fine anno, dove si ha uno specchio maggiore su ciò che è accaduto. Comunque, l'occupazione in agricoltura sta mantenendo quasi inalterato il suo livello di occupazione a differenza di altri settori. Se poi valutiamo gli anni precedenti alla crisi notiamo che la forza lavoro impiegata era costante. Poi dopo con la crisi si è logicamente ridotta. Anche se sembra un paradosso, il settore agricolo è a mio avviso un settore anti-ciclico" racconta Rotella.

"In questo momento dove i consumi si stanno riducendo, il potere di acquisto delle famiglie si abbassa sempre più, il lavoro anche dei titolari di azienda che programmano la produzione non diminuisce. Infatti non credo che ci sia una riduzione del livello produttivo. Tutt'altro. Credo che ci sia una stabilizzazione delle produzioni. Poi è ovvio che le crisi, come quella dell'estate scorsa, si riflettono sulla società con l'aumento dei prezzi più che sulle produzioni. Quindi: il settore soffre ma non per quanto riguarda le quantità prodotte ma per le ripercussioni sui prezzi. E quindi anche per i redditi degli agricoltori ne risentono" conclude Rotella.