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Hizballah denuncia la repressione anti-sciita nel Bahrein

di Dagoberto Bellucci - 03/10/2011

Fonte: dagobertobellucci


 

Silenziata dalle notizie funzionali alle strategie ed agli interessi dell’Occidente giudaico-mondialista americanocentrico continua la repressione nell’emirato del Bahrein.

Una repressione della quale nessuno ha parlato ma che, in questi ultimi sei mesi, ha prodotto numerose vittime ed un numero imprecisato di arresti tra le fila degli oppositori, in maggioranza sciiti, della monarchia sunnita legata a doppio filo all’Arabia Saudita ed agli Stati Uniti.

A denunciare con forza quanto sta accadendo in Bahrein è stato da Beirut il movimento sciita libanese di Hizb’Allah il quale ha apertamente dichiarato che nell’emirato del golfo è in corso un vero e proprio redde rationem contro gli sciiti condannando le misure oppressive imposte dal governo del Bahrein ai suoi cittadini e particolarmente alle donne.

La questione femminile, sempre sensibile in terra d’Islam di fomentare rivolte e insurrezioni o dure reazioni da parte degli enti governativi, è uno dei principali punti di battaglia del Partito di Dio di Sayyed Hassan Nasrallah all’interno del quale esistono attivissime ed organizzate associazioni femminili e dove le donne hanno, fin dalla nascita del movimento nei primi anni Ottanta, svolto un ruolo importante sull’esempio di quanto avvenne in Iran durante le fasi più acute della Rivoluzione Islamica.

Il movimento sciita denuncia così la “sistematica violazione dei diritti delle donne arabe e musulmane del Bahrein” e punta il dito contro il governo monarchico di Manama accusandolo di brutalità, repressione poliziesca e misure restrittive da stato di polizia.

“Il governo del Bahrein ha messo in galera semplici cittadini e cittadine che chiedevano maggiori libertà” ha sostenuto il movimento di Nasrallah in un comunicato ufficiale diffuso da “Al Manar” la televisione vicina a Hizb’Allah.

“Le misure oppressive sono arrivate a colpire cittadini inermi e decine e decine di donne colpevoli solo di richiedere maggior libertà” accusando le forze di sicurezza dell’emirato di praticare la tortura e di imprigionare chiunque osi manifestare dissenso.

Non più di una settimana or sono l’organizzazione non governativa “Società dei giovani del Bahrein per i diritti umani” aveva denunciato l’arresto di 77 persone alla vigilia delle elezioni parlamentari suppletive che si sono tenute sabato scorso. Tra gli arrestati vi sarebbero 34 donne e otto minori.

Nella giornata di sabato invece il tribunale militare dell’emirato ha condannato all’ergastolo otto leader dell’opposizione sciita accusati di aver fomentato i disordini dello scorso febbraio e di sezione e rivolta armata contro la monarchia.

La repressione che era scesa sugli oppositori sciiti agli inizi del marzo scorso costò un numero imprecisato di vittime dopo l’intervento dell’esercito saudita che arrivò a dar manforte alle truppe fedeli al sultano Hamad al Khalifa.

Hizb’Allah punta oggi l’indice contro l’ipocrisia dell’Occidente e delle grandi catene televisive ed i media internazionali che hanno dedicato intere paginate e notiziari per sostenere i ribelli in Libia e Siria ma non hanno scritto mai una riga e dedicato ancor meno tempo e spazio sui loro telegiornali al dramma che si vive nel Bahrein.

Un dramma che , con le elezioni legislative boicottate una settimana or sono dal blocco d’opposizione sciita e le nuove misure repressive, continua ad essere sostanzialmente ignorato dalla grande stampa mondiale e dalla comunità internazionale (ONU in primis).

Già nel luglio scorso erano falliti i tentativi di riportare al tavolo negoziale il principale movimento dell’opposisizione sciita, il partito Al Wefaq di sheick Alì Salman, che ha infine deciso per chiudere qualsiasi porta al dialogo con l’oppressiva famiglia reale resasi responsabile di una durissima repressione sette mesi or sono.

Un bagno di sangue silenziato dalla grande stampa con kippah che ha ovviamente preferito occuparsi di quanto avveniva a Tripoli o a Damasco dimenticandosi che – tra le varie insurrezioni generate da queste ‘primavere arabe’ – ci fosse quella del Bahrein terminata con una carneficina e che continua nonostante il silenzio complice di tutto il mondo occidentale.

In Bahrein infatti la repressione ha colpito duramente. La monarchia degli al Khalifa, approfittando del silenzio della comunità internazionale e soprattutto del duplice sostegno di Arabia Saudita e Stati Uniti, è passata all’azione emettendo pere durissime e condanne a morte contro alcuni dei principali responsabili dell’opposizione sciita.

Un manifestante, Ali Yusef al-Tawil, è stato condannato a morte ed un altro all’ergastolo in Bahrain per la morte di un agente di polizia, avvenuta a Sitra, a sud di Manama, durante le proteste antiregime dello scorso febbraio e marzo.

Dopo la condanna all’ergastolo per otto dei principali leader sciiti la monarchia ha voluto estendere la sua vendetta anche contro una ventina di medici e sanitari sciiti accusati tutti di aver svolto un ruolo attivo durante le manifestazioni che nel febbraio scorso portarono l’opposizione ad occupare la centralissima Piazza della Perla nella capitale Manama.

Secondo quanto hanno riportato fonti sciite i medici erano tutti impiegati presso il Salmaniyah Medical Complex della capitale il cui edificio venne preso d’assalto dalle forze della sicurezza a marzo quando si scatenò la repressione.

Dei venti medici condannati tutti hanno avuto condanne detentive tra i cinque ed i quindici anni.

Accusati di aver “occupato con la forza” l’ospedale e di “incitamento” all’odio ed alla violenza “settaria” i medici rischiano di diventare il capro espiatorio di una vendetta che, soprattutto in quest’ultima settimana, ha iniziato ad abbattersi come una scure contro gli sciiti che, in Bahrein, sono maggioranza assoluta (70%) sottomessa alla minoranza sunnita.

Mentre la magistratura fedele al regime emanava ordini di arresto e commutava pene detentive il sovrano, Hamad al Khalifa, lanciava i suoi strali contro la Repubblica Islamica dell’Iran accusando Teheran di “interferenze” nella vita politica interna dell’emirato.

La tesi del governo e della monarchia del Bahrein è ovviamente quella che vorrebbe una lunga mano di Teheran immischiata nella rivolta popolare dello scorso febbraio.

Al contrario Hizb’Allah ha accusato dal Libano la famiglia al Khalifa di rappresentare una “odiosa dittatura” al servizio degli interessi americani, sostenendo più che legittimamente che Washington e l’amministrazione Obama hanno silenziato qualunque voce per occultare la repressione della rivoluzione pacifica del popolo del Bahrein.

A rompere il silenzio dei governi occidentali –  i primi ed i più pronti a puntare l’indice contro quelli che la stampa mondiale ha definito come i “dittatori” Muammar Gheddafi e Bashar Assad (un popolo che cerca di spezzare le catene dell’usurocrazia mondialista fa arrabbiare gli strozzini mondiali e, pertanto, il suo regime deve essere disegnato necessariamente come una “dittatura” mentre le cosiddette democrazie , specie in Occidente, si permettono di esportare manu militari terrore e morte nel pianeta con il plauso servile dei grandi organismi sovranazionali) ma anche quelli che sono rimasti in assoluto silenzio ed hanno ipocritamente voltato le spalle e taciuto sulla repressione scatenata dal re amico al Khalifa – è stata l’organizzazione internazionale “Medici per i Diritti Umani” che ha denunciato le condanne non solo contro i loro colleghi del Bahrein ma anche la condanna a morte subita da uno dei dimostranti.

 «Quei medici stavano facendo soltanto il loro dovere professionale, curavano pazienti, durante quel periodo di disordini, imprigionarli a scopo politico è inconcepibile», ha protestato Hans Hogrefe,il portavoce di Medici per i Diritti Umani.

Anche duecento deputati del Majlis , il parlamento iraniano, hanno denunciato questa dura repressione che si è abbattuta contro gli sciiti del Bahrein.

 Mentre l’Occidente è impelagato a risolvere i suoi problemi economico-finanziari e contrastare la crisi globale, mentre USA, Francia e Gran Bretagna continuano a premere per nuove sanzioni anti-Siria e fomentare le velleità di una “opposizione siriana” il cui coordinamento nasce già moribondo nessuno si vuol ricordare del Bahrein…

 

In Bahrein gli alleati dell’America praticano la tortura sistematica, incarcerano gli oppositori, di qualunque sesso ed età, emanano condanne a morte e pene detentive senza un briciolo di prove contro chiunque appartenente alla comunità sciita osi denunciare la tirannia e la mancanza di libertà civili che dominano l’emirato degli al Khalifa, tra i burattini e tra i tanti ‘utili idioti’ dell’imperialismo a stelle e strisce presenti sul palcoscenico geopolitico dell’area del Golfo.