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L’India accusa Monsanto di biopirateria

di Luca Bernardini - 05/10/2011



E’ la prima volta che un Paese denuncia una multinazionale per questo tipo di reato


L’India ha citato la Monsanto per biopirateria accusandola di sottrarre piante indigene per sviluppare versioni geneticamente modificate, senza garantire compensi o risarcimenti alla popolazione locali (o allo Stato stesso) detentrici del patrimonio di biodiversità.
E’ la prima volta che un Paese denuncia una multinazionale per biopirateria.

Essendo una delle nazioni con più agrobiodiversità del pianeta, l’India è diventata il bersaglio preferito delle compagnie del biotech come Monsanto e Cargill. Queste multinazionali stanno facendo mambassa di piante, le cui caratteristiche uniche sono state selezionate e sviluppate nell’arco di migliaia di anni dai contadini locali, modificandone l’impianto genetico e vendendole con il loro brevetto.

La controversia mossa dalla National Biodiversity Authority of India (NBA) è basata sull’accusa dell’Environment Support Group (ESG) di Bangalore, il quale sostiene che gli sviluppatori della Monsanto hanno violato l’India’s Biological Diversity Act del 2002 avendo utilizzato varietà di melanzana locale per crearne un tipo geneticamente modificato senza l’approvazione della NBA.

Mentre la Monsanto ha negato ogni responsabilità, la Maharashtra Hybrid Company di Mumbai, di cui la Monsanto detiene del 26%, ha respinto le accuse asserendo di aver solamente incorporato il gene Bt nelle varietà fornite dalla University of Agricultural Sciences di Dharwad dello Stato Karnataka e di non aver rivendicato nessuna royalty sulla pianta.