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Agenzie di rating scatenate

di Galapagos - 09/10/2011


Fitch colpisce Italia e Spagna, ma anche banche inglesi e portoghesi sotto tiro. Prosegue il momento favorevole delle borse europee nonostante i giudizi negativi delle agenzie. Vanno bene i titoli bancari con la certezza degli aiuti pubblici

Sembra quasi una gara a chi «declassa» prima e di più: ieri, buon ultima, anche Fitch ha ridotto il rating dell'Italia e abbassato di due gradini quello della Spagna; Moody's da parte sua ha ridotto l'affidabilità di dodici banche inglesi,ma anche dei principali istituti di credito portoghesi. Infine Standard and Poor's ha declassato la banca franco-belga Dexia. Ieri mattina, a Bruxelles il governo si è riunito per decidere il futuro di Dexia Belgio che sembra avviata alla nazionalizzazione, «una soluzione molto interessante» ha detto Laurette Onkelinx, ministro degli affari sociali. Tutto questo mentre in Gran Bretagna si è fatto traballante la situazione di RbS. Il governo inglese teme di dover intervenire (a tre anni di sistanza) per salvare nuovamente - nazionalizzandola - la Royal Bank of Scotland. «Le agenzie di rating agiscono quasi in branco», ha commetato Fabrizio Saccomani, direttore generale di Bankitalia e autorevole candidato alla succesione di Mario Draghi.

Un quadro abbastanza nero, quindi, che tuttavia non trova conferma nell'andamento delle borse: anche ieri quelle europee hanno chiuso al rialzo una settimana di forti recuperi. Eppure le notizie macroeconomiche non sono delle migliori. Ieri, ad esempio, il dipartimento al lavoro degli Stati uniti ha fatto sapere che in settembre sono stati creati 100 mila posti di lavoro, ma il tasso di disoccupazione è rimasto inchiodato al 9,1%, a conferma di una economia che cresce troppo lentamente. E infatti Wall Street è andata giù.

Ma com' è possibile che in Europa le borse invece proseguano con tutti gli indici in crescita, soprattutto le azioni delle banche? La risposta è semplice: le banche sanno che non saranno abbandonate dai governi, sempre pronti a mettere mano al portafoglio quando si tratta di salvare il sistema creditizio.

La situazione più complicata i questo momento è quella della RbS e di Dexia. Il futuro della banca franco-belga sta destando una certa preoccupazione presso la clientela, privata e pubblica. Il comune olandese di Dordrecht, vicino a Rotterdam, ha ritirato ieri 11 milioni di euro e li ha spostati presso un'altra banca, come ha rivelato il consigliere comunale Bert van der Burgt. Da ricordare che il suo comune ha già perso sette milioni di euro nel 2008 in seguito al crollo della Internet Bank Icesave. Quanto alla RbS, l'istituto era stato già oggetto di un massiccio e costoso salvataggio pubblico nel 2008, ma nell'ultima tornata di stress test sulle banche europee, la scorsa estate, era finita tra le banche della «zona grigia», ossia quelle non bocciate del tutto alle simulazioni, ma i cui livelli di patrimonializzazioni sarebbero a rischio in scenari ipotetici negativi. Peraltro il declassamento ad ampio spettro annunciato da Moody's è stato giustificato con la valutazione di un calo di probabilità di sostegni pubblici a favore delle banche della Gran Bretagna, anche se ritiene che questo potrebbe portare a fallimenti solo di piccole banche, mentre i grandi istituti dovrebbero continuare a ricevere aiuti. Insomma, la conferma della teoria del «too big, to fall», troppo grandi per fallire.

Una teoria che - sembra - si stia applicando anche all'Italia: il debito pubblico italiano è troppo ampio (1.912 miliardi di euro) e le ripercussioni di un default sarebbero enormi e insostenibili per il sistema bancario globale. Questo spiega perché la Bce seguita a acquistare titoli del debito pubblico italiano sul mercato secondario impedendo che i tassi italiai salgano a livelli stratosferici. In questo modo lo spread con i Bund tedeschi risuta abbastanza contento. Anche se sfiora i 370 punti base, cioè il 3,70%.

Ma non tutto fila liscio: secondo il quotidiano economico tedesco Handelsblatt, la Germania si opporrà all'utilizzo delle risorse del Fondo europeo salva stati (Efsf) per ricapitalizzare le banche francesi. Secondo il quotidiano tedesco, Parigi vuole un'interpretazione più ampia possibile delle funzioni del fondo e che comprenda anche la ricapitalizzazione delle banche. Berlino, vincolata anche dal pronunciamento della Corte costituzionale tedesca, vuole invece una interpretazione restrittiva, dove l'intervento del fondo a favore della banche sia ammissibile solo nel caso di una minaccia alla stabilità dell'intera eurozona. Domenica, nel vertice franco-tedesco in programma a Berlino, l'argomento sarà affrontato dalla cancelliera Merkel e dal presidente Sarkozy.