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La gallina e la crescita

di Aldo Giannuli - 10/10/2011

Fonte: aldogiannuli


Alcuni frequentatori di questo blog (come Steffa88 e Gae, che ringrazio per la pazienza con cui mi leggono e rispondono) hanno mosso qualche appunto al mio articolo su crescita e debito ai quali mi sembra utile rispondere.
Gae (Immagino stia per Gaetano, o no?!) mi fa presente che la crescita non è la soluzione del problema, perchè da sola non ripaga il credito: “meravigliarsi che la crescita non ripaghi il debito è come meravigliarsi che la gallina, dopo aver fatto l’uovo non faccia anche la frittata”. Perchè è necessario un intervento umano che usi le risorse della crescita per ripagare il debito e, quindi, la crescita è solo la precondizione dell’eventuale risanamento del debito.
Steffa88 (suppongo possa stare per Stefano) osserva che la strategia della crescita è l’unica adatta a diminuire il debito, perchè: “In realtà non ci interessa lo stock di debito in sé, ma il flusso che il debito genera, e che è dato dalla quantità di debito ma anche dalla sostenibilità dello stesso. Una crescita sostenuta non solo diminuisce il rapporto debito/pil ma anche gli interessi”
Probabilmente non siamo affatto in disaccordo, ma semplicemente non devo essermi espresso con chiarezza, per cui si è generato qualche malinteso. 
Per quanto mi riguarda sono perfettamente d’accordo tanto con la prima (la crescita è solo la precondizione…) quanto con la seconda osservazione ( “una crescita sostenuta non solo diminuisce il rapporto debito/pil….ecc.). Niente da ridire.

Il punto è un altro: non possiamo ignorare l’entità dello stock del debito che, superata una certa soglia, non è è più rimborsabile, neppure con tassi di crescita (ragionevolmente) sostenuti. Ovviamente parliamo in termini di tempo economicamente significativi e non spalmati in cicli epocali. E’ verissimo  che, man mano che diminuisce il rapporto debito /pil (e di conseguenza aumenta la solvibilità) diminuiscono gli interessi da pagare, ma è anche vero il contrario: che sino a quando hai una palla al piede di pesanti interessi da pagare, la crescita non può essere tanto sostenuta. Perchè la crescita serve alla crescita e se una bella fetta di essa se ne va in interessi da pagare, rimane poco da destinare ai nuovi investimenti.

Allora: per ripagare un debito al 160% del Pil o si cresce a ritmi cinesi del 10-11% all’anno, ed allora il debito si riduce ad ¼ del Pil in 11-12 anni (che è un tempo non breve, ma ragionevolmente prevedibile), oppure si cresce più lentamente (azzardavo un 4% fisso ogni anni) ed allora lo stesso risultato richiede 35 anni.

La prima condizione non appare molto credibile quando già si rappresenta il Pil più alto del mondo, con consumi energetici pro capite quintupli rispetto a quelli dei paesi emergenti. La seconda condizione è una ipotesi puramente di scuola, perchè non ha alcun senso una proiezione a 35 anni (o anche a 20) che ipotizzi una crescita costante non inferiore al 4% annuo.

Dunque, questo è il punto, se lo stock di debito supera una certa soglia, la crescita non basta più da sola (da sola: lo sottolineo) ad assicurare una possibile via di uscita, per cui quello che viene meno è proprio la “precondizione” di cui parla Gae: insomma, io non metto in dubbio che la crescita sia la gallina che fa le uova, ma per fare la frittata occorre un intervento umano; qui il problema è che ci vuole la gallina che fa 5 uova al giorno.

E, infatti, a leggere bene le serie storiche che Rogoff riporta nel suo libro, si ricava che quando il debito di uno stato supera la soglia del 90% sul Pil, normalmente va incontro al default.
Per di più, nel nostro caso, questa è una condizione molto diffusa e quasi senza eccezioni fra i paesi occidentali, inoltre, nel caso americano, si accompagna ad un elevatissimo debito aggregato, per cui l’ipotesi di un rientro dal debito grazie alla crescita  appare del tutto improbabile, mentre assai più credibile appare l’ipotesi di un crollo generalizzato. A meno che non si metta mano per tempo ad una ristrutturazione concordata del debito a livello mondiale, evitando shock a catena. Ed il tempo per evitare guai peggiori (come ci fa notare Nicola Mosti) non è lunghissimo, anzi, ogni giorno che passa rende tutto più complicato.

Altro che uscita in 35 anni!