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Siamo contrari agli inceneritori non a biomasse e rinnovabili

di Massimo De Maio - 10/10/2011

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Per Fare Verde essere contrari alla realizzazione di una centrale a biomasse da 32 megawatt  elettrici e 95 termici ad Avezzano, così come essere contrari a eolico e fotovoltaico selvaggio non significa essere contrari alla diffusione delle fonti energetiche rinnovabili. Significa, piuttosto, comprendere la portata delle sfide epocali che abbiamo di fronte e individuare un modello energetico realmente capace di futuro. Non sarà realizzando enormi centrali a biomasse, lastricando le nostre campagne di pannelli fotovoltaici e riempendo i nostri crinali di pale eoliche che risolveremo i problemi dell'energia e delle emissioni responsabili del riscaldamento del pianeta.

In Italia, e non solo, si sta vivendo un grosso equivoco rispetto alle fonti alternative: esse vengono concepite nella maggior parte dei casi secondo schemi e modelli del secolo scorso, buoni per petrolio, gas, carbone e uranio, ma non per sole, vento, acqua, biomasse e calore della terra. Si applica, cioè, alle fonti rinnovabili lo stesso identico modello di produzione centralizzata dell'energia utilizzato per le fonti fossili: un grosso sito di produzione e migliaia di utenze collegate e dipendenti da esso.

Così le persone sono portate a pensare che si possano semplicemente sostituire le attuali grosse centrali termoelettriche e nucleari con grandi centrali a biomasse, "parchi" eolici e "campi" fotovoltaici. Cosa evidentemente molto difficile, se non impossibile.

La grande rivoluzione di cui sono portatrici le fonti rinnovabili è l'esatto opposto. Le fonti energetiche pulite e rinnovabili permettono una produzione dell'energia estremamente diffusa, distribuita e capillare. Su piccola e piccolissima scala, con impianti e centrali di piccola e piccolissima dimensione.

Dobbiamo abituarci all'idea che ciascun edificio diventi una centrale collegata ad una rete intelligente che immette in rete l'energia che produce e prende dalla rete l'energia che consuma. Così, mentre sono a scuola o al lavoro, la mia casa produce energia per il mio ufficio e viceversa.

 

Geotermia, microcogenerazione, microeolico, microidroelettrico, biomasse, e non solo fotovoltaico, distribuiti su milioni di edifici, uffici, fabbriche, aziende agricole e scuole possono rappresentare una capacità energetica enorme per qualsiasi Nazione.

La produzione distribuita di energia è l'unico modo per dare reale autosufficienza energetica a Comunità locali e nazioni intere. Le fonti fossili sono, infatti, concentrate in alcuni punti del pianeta, vengono estratte e utilizzate in modo concentrato e centralizzato in altri punti del pianeta. Con inevitabili conflitti per il controllo dei giacimenti. Le fonti rinnovabili sono ovunque, perchè ovunque nel mondo ci sono sole, vento, acqua, biomasse, calore della terra, seppure in proporzioni diverse in base alle caratteristiche del territorio.

Ma cambiare il modello di produzione da centralizzato a distribuito non basta. Bisogna anche mettere mano all'uso che facciamo dell'energia. Un uso indegno di un paese che si ritiene tecnologicamente avanzato. Basti pensare che il 46% del fabbisogno elettrico nazionale è rappresentato da sprechi o inefficienze. Quasi la metà dei nostri consumi elettrici non serve a soddisfare i nostri bisogni, ma ad alimentare sprechi!

Dal punto di vista economico, riducendo del 20% i consumi elettrici nazionali nei prossimi 10 anni si produrrebbe un risparmio di circa 65 miliardi di euro al netto degli investimenti, pari al costo di circa 10 centrali atomiche e più di 200 centrali a biomasse di grandi dimensioni!

Lavorare sulla riduzione degli sprechi invece che sulla costruzione di nuove grosse centrali significa mettere in moto un esercito di ingegneri, architetti, artigiani, elettricisti e impiantisti che sostituiscano tecnologie obsolete ed energivore con tecnologie innovative per l'uso razionale dell'energia. Con una ricaduta sull'occupazione che fa impallidire il grande inceneritore di biomasse e i suoi circa 20 lavoratori.

L'efficienza è il presupposto per rendere le energie rinnovabili realmente efficaci, sufficienti e competitive. Invadere le nostre campagne e i nostri territori con grossi inceneritori di biomasse e sterminati campi fotovoltaici senza eliminare i nostri sprechi non ha alcun senso.

Efficienza energetica e fonti rinnovabili applicate su piccola scala in maniera distribuita non sono nè di destra, nè di sinistra è per questo che devono essere sostenute in maniera trasversale da chi ha a cuore il destino della propria Gente e della propria Terra.

Chi non lo fa, risponde a logiche speculative e fa in modo che il nostro destino energetico resti ancora nelle mani di pochi poteri forti.

Ci auguriamo che la Marsica tutta prenda coscienza dell'esigenza di cambiare radicalmente rotta sulle problematiche energetiche ed ambientali. La battaglia per fermare la centrale Powercrop ad Avezzano è l'occasione per intraprendere una strada nuova. Perché non si tratta di limitarsi ad una battaglia seppur sacrosanta per la difesa dei nostri territori, ma di affermare un modello energetico in linea con i tempi e capace di futuro.