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Fuori dal debito

di Stefano D’Andrea - 16/10/2011


 

Invito tutti i naviganti della rete che si imbatteranno in questo testo e in particolare tutti i lettori di Appello al Popolo - sia coloro che conosco personalmente, sia coloro che, con maggiore o minore frequenza, dialogano tramite i commenti, sia coloro che ci leggono in silenzio – a partecipare all'Assemblea Nazionale che si terrà il 22 e 23 ottobre a Chianciano Terme e dedicata al tema “Fuori dall’euro! Fuori dal debito!”. Chi non può pernottare è invitato a venire almeno un giorno, preferibilmente il sabato.

 

Spiego brevemente le ragioni e gli obiettivi dell'assemblea.

 

Mi sembra indubitabile che il cosiddetto "rifiuto del debito" non sia di per sé un programma. Non esprime i principi nuovi che dovrebbero disciplinare i rapporti economici.

Un movimento rivoluzionario, che intenda proporre riforme strutturali della disciplina dei rapporti economici, deve indicare i principi di un programma e tracciare una linea. A Chianciano verificheremo se la linea deve passare per l'uscita dall'euro e per la riproposizione del modello dirigista imposto dai nostri Padri Costituenti (cfr. spec. artt. 35-47 Cost.); con conseguente abbandono del modello liberista e mercatista consacrato nei principi fondamentali dei Trattati europei.

 

I relatori illustreranno le ragioni per le quali la scelta di entrare nell'euro è stata sbagliata: tecnicamente, quindi alla lunga svantaggiosa per (quasi) tutti i cittadini italiani; e politicamente, quindi con immediato svantaggio per molti appartenenti alle classi e ai ceti popolari. I relatori esporranno i vantaggi che deriverebbero dall'abbandono dell'euro; taluni motiveranno anche la tesi che la disintegrazione dell'euro è un destino segnato.  

 

Alcuni dei relatori, tra i quali l'autore di queste note, si sforzeranno di dimostrare che il problema non risiede soltanto nella disciplina dell'Unione monetaria, bensì in quasi tutti i principi cardine dell'Unione europea. La parte socialista della nostra Costituzione – quella che contiene la disciplina dei "rapporti economici" – è da lungo tempo completamente inapplicata, a causa del fatto che i Trattati europei prevalgono (se non di diritto, come pure si sostiene diffusamente, purtroppo certamente in via di fatto) sulle norme della Costituzione che disciplinano i rapporti economici. Il programma della nostra Costituzione economica è radicalmente antitetico a quello della UE. I Trattati europei hanno imprigionato gli articoli della Costituzione dedicati alla disciplina dell'attività economica. Il nostro compito è di far evadere dalla prigione quegli articoli, iniziando una vera e propria lotta di liberazione nazionale.

 

I rilievi critici che sono stati mossi, purtroppo autorevolmente (Preve), contro la scelta dei relatori mi appaiono del tutto immotivati.

 

Intanto abbiamo invitato tre docenti universitari di discipline economiche i quali hanno riflettuto sui temi oggetto dell'assemblea e scritto articoli dedicati all'euro. Crediamo che tutti, anche coloro che muovono da tesi diverse, possano imparare qualche cosa dalle relazioni di Sergio Cesaratto, Alberto Bagnai ed Ernesto Screpanti.

Il fatto che questi tre economisti siano "di sinistra" e in (almeno) un caso dichiaratamente anticapitalisti non ci sembra una colpa. I nostri critici ci suggeriscano economisti "di destra" o “di centro”, i quali sostengano la tesi dell'uscita dall'euro e la argomentino con chiarezza e precisione. Non ci tratterremo dall'invitarli nelle prossime occasioni.

 

In secondo luogo, tra i relatori ve ne sono quattro (compreso l'autore di queste note; gli altri sono Piero Pagliani, Marino Badiale e Marco Rizzo) che, sia pure con diverse sfumature ed accenti,  contestano la UE, così come essa si è andata strutturando a partire dalla metà degli anni '80, e vedono in essa la matrice di molti dei problemi più gravi che affliggono la nazione.

 

Il pluralismo delle posizioni è testimoniato anche dal fatto che sono presenti ben quattro relatori che, con diverse motivazioni, reputano superata la distinzione sinistra/destra (Fernando Rossi, Marino Badiale, Piero Pagliani e io stesso che non rinuncio a dichiararmi socialista).

 

Gli amici di rivoluzione democratica, infaticabili organizzatori dell’assemblea, sono comunisti favorevoli all’uscita dall’euro e consapevoli che occorre liberarsi delle strutture (a dir poco) paralizzanti della UE. Marco Rizzo è un comunista che propone di uscire dall’euro e dalla UE. Mi dicono che Piero Bernocchi abbia espresso opinione favorevole all’uscita dall’euro e spero che il suo intervento confermi la notizia. Gli altri comunisti invitati, politici o sindacalisti, o sono contrari all’uscita dalla UE e comunque dall’euro o tacciono. E’ lecito attendersi un mutamento di posizione, che sarebbe una maturazione. Con l’aggravarsi della materialità della crisi, i partiti comunisti greci hanno assunto, con sempre maggior forza e decisione, posizioni antieuropeiste che non tarderanno a diffondersi anche in Italia. Perché non avremmo dovuto stimolare i comunisti italiani a riflettere sul tema? Un Fronte Popolare Italiano, che riconquisti la sovranità, opti per il nostro tradizionale modello di sviluppo dirigista (quello consegnato nel 1947 a precise norme costituzionali) e reintroduca nell’ordinamento principi socialisti, necessità dell’alleanza di molti, compresi, senza alcun dubbio, i partiti e i movimenti legati al movimento operaio.

Il mio obiettivo personale è di riunire, in maniera trasversale, all'interno di un'unica struttura, che potrebbe avere la forma dell'Associazione, tutti coloro che, come singoli o membri di piccoli gruppi, associazioni, collettivi, siti, blog, o più ampi movimenti e partiti(ni), siano convinti che la battaglia per la fuoriuscita dall'euro e quindi dalla UE sia, da un lato, un destino storico, che è meglio portare a compimento (anziché subirlo passivamente), dall'altro, l'obiettivo di una lotta di liberazione nazionale. Ognuno degli aderenti avrebbe il compito di difendere la tesi all'interno del gruppo specifico di appartenenza e tutti insieme avremmo l'obiettivo di organizzare assemblee cittadine in ogni città d'italia, invitando a partecipare il maggior numero possibile di persone, che per una ragione o per l'altra, siano convinte che la contraddizione principale – la quale deve assorbire o porre in disparte tutte quelle secondarie – è la fuoriuscita dall'euro e dalla UE e la reintroduzione del modello dirigista italiano, consacrato negli artt. 35-47 della Costituzione. O la Costituzione della Repubblica Italiana o l'Unione europea. Anche molti profili di degradazione antropologica che discendono dalla scelta nichilistica della struttura liberista e mercatista sarebbero stoppati e probabilmente regredirebbero.