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L’ultima frontiera dell’utopia: i “flash mob”

di Enrico Galoppini - 16/10/2011

Fonte: europeanphoenix



 

Che cosa c’è di più edificante che “protestare contro la guerra”? Ci si fa sempre bella figura, a patto che la “guerra” resti un’idea vaga, generale, da non riempire di contenuti concreti estrapolati dalla realtà; specialmente certi contenuti, ovvero quelli delle “guerre dei buoni”. Che non sono certo una novità, perché già nella Bibbia viene descritta la vicenda di un “piccolo popolo” che si diletta, chiamando a sostegno la propria “divinità nazionale”, nel maledire e massacrare tutti gli altri, dipinti come malvagi e perversi. Poi, specialmente a partire dalla “Riforma protestante” (la cui “terra promessa” sono gli Stati Uniti), sull’esempio di cotanto ‘manuale d’istruzioni’ “le guerre del bene contro il male” si sono sprecate, a partire dalle soperchierie ai danni dei “selvaggi” di cui ben sanno i neri africani e i “pellerossa”…

Ma quegli sventurati sono finiti nell’oblio, anche di quella “fabbrica del consenso” che è Hollywood, sempre pronta a farci versare lacrime per alcune “tragedie” e non altre, così una volta resa la “guerra” una sorta di divinità negativa ineffabile ed inafferrabile, ci si può anche dichiarare irriducibilmente “contro”, “senza se e senza ma”, tanto non si rischia nulla e anzi ci si fa pure belli. E se al culmine della mistica “pacifista” ci si mobilita contro le “guerre dei cattivi” - alimentando la propaganda che deve giustificare l’intervento dei “buoni” (i “massacri in Libia” ecc.) - si può sperare di assurgere alla santità democratica!

Al contrario, se ci si mette di traverso alle guerre di Usa-GB-UE-Nato-Israele&friends ci si rimette la patente di “rispettabili”, col rischio di sprofondare nei gironi dell’inferno democratico.

A parte gli scherzi, mentre di aggressioni occidentali a mano armata vi è solo l’imbarazzo della scelta, va senz’altro detta qualche parola su quest’ultima moda del “flash mob”, alla quale le agenzie dell’umanitarismo occidentale stanno educando masse di giovani sprovveduti alla ricerca di “ideali” e di “idee-forza”.

Ma in cosa consiste un “flash mob”? Ne avete senz’altro visto uno, come quello dei ciclisti nudi che intralciano il traffico delle auto inscenando la loro esibizionistica “protesta”. Ma se l’iniziativa è “contro la guerra”, s’ingaggiano centinaia o migliaia di ragazzi, li si vernicia di rosso sangue e li si trucca a mo’ di cadaveri, istruendoli su come adagiarsi in pose plastiche sul selciato di qualche via o piazza famosa. La coreografia dev’essere “d’impatto” e suscitare “emozioni” sia in chi la fa che in chi la vede (e già da questo si capisce che oltre ai ‘coreografi’ sono all’opera gli psicologi).

L’obiettivo dichiarato dai promotori è quello di “coinvolgere” le comparse in nuove forme di “cittadinanza partecipata”, o “protagonismo”, anche in forma di “protesta”, purché “non violenta”. Il tutto con l’immancabile contorno dei “media” che riprendono questi “eventi” e li rimbalzano sui tg, anche locali, cosicché da casa i medesimi giovani si sentano “protagonisti”… (gli stessi media che, si badi bene, non si recano a un presidio contro l’ultima guerra della Nato al quale partecipa un discreto numero di persone…).

Dopo la recita, tutti a casa a struccarsi, con le “guerre” che, chissà come mai, sono ancora più di prima… Fino al prossimo “flash mob”…

Ma quale “partecipazione”, quale “protagonismo”! Queste stupidaggini sono invece delle tecniche escogitate da chi ha tutto l’interesse a far trastullare i giovani con cose insulse ed evanescenti, e soprattutto innocue. Ma anche degradanti, perché non si vorrà certo raccontare che stropicciarsi per terra sia un qualcosa che “eleva”!

C’è però un termine che descrive adeguatamente questo tipo di manifestazioni, in scena anche “contro la pena di morte” ed altre grandi “cause democratiche”: inautenticità. È opportuno infatti ricordarsi che cosa significa “autentico”: è ciò che ha autore certo e che perciò fa autorità (da cui la “autenticazione” dal notaio). Per contro, le “mobilitazioni democratiche”, come quelle condotte attraverso i “social network” o dalle “reti dal basso”, senza uno straccio di nome o faccia riconoscibile, che indicono “actions” raccogliendo adesioni su internet, sono appunto senza “autore” e restano completamente sul vago al riguardo dei reali direttori d’orchestra (a meno che si creda che una ‘divinità democratica’ caritatevole metta a disposizione della “gente” questi strumenti di “liberazione”!).

Ma in fondo quello dell’inautenticità è il marchio di fabbrica di tutta la “cultura moderna”, dalle arti figurative all’architettura, dalla letteratura al teatro, al cinema ecc., per finire coi “flash mob”; il tutto pervaso da un senso di irrealtà grottesca e che dà la sensazione di emergere da un mondo spettrale da cui bisognerebbe invece proteggersi e tenersi alla larga.

Ma perché bisogna far perdere tempo ai giovani in queste manifestazioni inconcludenti?

In primo luogo, siccome c’è sempre il rischio che un giorno, di fronte all’evidente scippo delle loro vite, si rivoltino come bestie feroci, li s’inquadra in queste coreografie a tema “sociale” e “morale” in modo che possano “esprimersi” educatamente, in una perenne dimensione ludica. I giovani a “giocare” e Lorsignori a spendere nelle “guerre” tutto quel che poi negano ai primi con la scusa della “crisi”!

Provvidenzialmente, alcuni che hanno partecipato a simili perdite di tempo hanno chiara la percezione di non aver “realizzato” un bel niente, sviati nell’irrealtà dei sogni “utopici”; per cui se qualcuno, ripresosi dal ‘sortilegio’, comprende un giorno che forse devastare la sede di uno dei simboli dell’oppressione finanziaria è quantomeno più galvanizzante – perché riconduce alla realtà, all’autenticità anche del gesto! - non gli si può dare torto. Certo, non è il massimo, e soprattutto non è un’azione determinante, ma a chi vuole marciare per le vie del mondo e si sente sempre più ingabbiato non gli si può dire che è bello simulare un “cadavere” marcito, e a chi vuol mangiare a morsi la vita non gli si può offrire una camomilla: bisogna tenerlo in piedi e dargli da mangiare e basta!

In secondo luogo, ad un livello più profondo, questo tipo di “manifestazioni”, proprio perché inautentiche, di natura onirica e spettrale, assuefanno l’essere umano a scambiare i sogni con la realtà, il che lo predispone a conformarlo alla ‘religione dei diritti’ (ovvero dei “desideri”), depotenziandolo e sviando le sue energie da obiettivi pericolosi per l’assetto di potere vigente, fondato sul potere finanziario. Lo riducono insomma ad un barboncino da salotto quando piuttosto vorrebbe agire come un eroe omerico!

All’irrealtà dei “flash mob” e delle altre trovate che escono dal cilindro della “democrazia” i giovani devono saper opporre risposte concrete, le stesse da sempre perché i bisogni profondi dell’uomo non sono mai cambiati , individuando chi e perché ha interesse a prenderli in giro: i “sogni” sono belli, sì, ma si costruiscono su una base di realtà e non sulle “utopie”.